I sacerdoti e i giovani, un legame forte!
Don Francesco Laria racconta la sua esperienza con il mondo giovanile e dell'associazionismo
La figura del sacerdote è un punto di riferimento importante per la vita delle comunità parrocchiali e non solo. Nelle città, nei borghi e nei paesi le case si stringono attorno alla loro chiesa, e su tutti svetta il campanile che sta a ricordare un presidio e la missione di ogni Pastore.
Il sacerdote dev’essere visibile, sapendo che un modo semplice per annunciare il Signore è stare tra le case ed essere riconoscibile non solo per i credenti ma per tutti.
I sacerdoti spesso sono punti di riferimento anche per i giovani, non solo quelli che frequentano le parrocchie e le associazioni cattoliche, ma anche quelli che incontrano a scuola, nelle attività sul territorio, nei momenti della vita quotidiana.
Abbiamo incontrato Don Francesco Laria, da due anni parroco a San Rocco Sopra Principe e Vicario territoriale di San Teodoro-Oregina. Don Francesco è anche Assistente Diocesano Unitario dell’Azione Cattolica.
Don Francesco, da due anni sei parroco a San Rocco Sopra Principe e Vicario territoriale di San Teodoro-Oregina. Sei anche Assistente Diocesano Unitario dell’Azione Cattolica. Come hai vissuto il momento del trasferimento in una grande parrocchia del centro cittadino? Come hai organizzato i tuoi impegni pastorali che ti coinvolgono su più fronti?
Sicuramente il trasferimento da una parrocchia all’altra è un momento delicato, perché si lasciano anni di servizio e di relazione con le persone. Dall’altra parte c’è anche la voglia di buttarsi in esperienze nuove e di rinnovare il proprio sì nelle mani di Dio.
Ho cercato di “incastrare” tutti gli impegni pastorali, per dare un po' di equilibrio alla realtà parrocchiale e quella diocesana con l’Azione Cattolica. Ci vuole un’importante organizzazione, che però non deve tralasciare spazi e momenti per l’ascolto delle persone. Per questo bisogna coinvolgere il più possibile anche i laici nella corresponsabilità, affidando settori della vita pastorale come per esempio il coordinamento dei catechisti, dei ministri dell’Eucaristia, dei gruppi famiglia. Mi sono prefissato però di essere sempre in mezzo ai giovani, che sono il futuro delle nostre comunità cristiane.
Questa estate hai vissuto anche tu l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, accompagnando i giovani della tua parrocchia e i ragazzi dell’Azione Cattolica. Quale testimonianza offre al mondo di oggi la presenza di così tanti giovani intorno al Papa?
Ho accompagnato un bel gruppo di giovani pieni di entusiasmo. Nonostante la fatica, non li ho mai sentiti lamentarsi! I giovani hanno affrontato giornate anche faticose con la gioia di essere insieme. La testimonianza della GMG deve farci riflettere: un uomo, il Papa, che raccoglie intorno a sé giovani da tutto il mondo, fa capire che il bene attrae verso di sé.
Come si può, oggi, proporre esperienze di fede ai giovani che, magari per qualche pregiudizio, sono lontani dalla Chiesa?
La proposta di fede ai giovani che sono lontani dalla Chiesa passa prima di tutto da una delicatezza umana, e quindi da un avvicinarli su quello che umanamente li tocca.
Parlo per esempio di una festa aperta al quartiere, dove in qualche modo viene fuori la capacità di una comunità di accogliere e di essere aperta al mondo. Quello è solo l’inizio. Se poi i giovani si accorgono che ci sono volti e sguardi che non giudicano ma che vogliono mettersi accanto anche solo per ascoltare, direi che è stato fatto un primo passo. L’altro passo è quello della testimonianza, data non tanto dalle parole ma dalla concretezza dei fatti.
L'intervista completa è pubblicata su Il Cittadino N. 45
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