Sacerdote, c'è per tutti!
Intervista a don Stefano Moretti, parroco a N.S. Assunta di Sestri: carità e pastorale camminano insieme
Sono tante le realtà parrocchiali dove i sacerdoti, coadiuvati dai fedeli laici, portano avanti ogni giorno le tantissime attività pastorali, ma anche iniziative concrete di solidarietà e vicinanza a chi ha più bisogno. Spesso, queste esperienze che non fanno notizia ma che incidono in maniera significativa sul territorio e sulla vita delle persone, vedono la collaborazione e la compartecipazione di parrocchie fra loro vicine territorialmente, con l’impegno di sacerdoti e laici animati dal desiderio di essere presenti a chi è in difficoltà.
Abbiamo incontrato don Stefano Moretti, parroco di N.S. Assunta di Sestri Ponente e Direttore dell’Opera Giosuè Signori, che ci ha raccontato la sua esperienza di sacerdote alla guida di una grande parrocchia cittadina.
Don Stefano, dal 2021 sei parroco a N.S. Assunta di Sestri Ponente. Come sei stato accolto dai parrocchiani e dalla comunità e come ha vissuto il momento del trasferimento?
Il cambiamento è stato abbastanza importante: ne venivo dalla comunità del Seminario dove ho svolto il ministero di padre spirituale. Qui gli orari erano scanditi e tutto procedeva in maniera molto regolare. La realtà della parrocchia è molto diversa, vivace e movimentata; c’è molto lavoro e gli orari sono scanditi soprattutto dai bisogni delle persone che vengono a cercarmi. Ho quindi dovuto rimodulare i tempi della preghiera, del riposo, ma questo cambiamento per me è stato bello! Oggi mi sento di vivere il mio ministero come prete, in una parrocchia grande non solo territorialmente, ma anche per il numero delle attività che vengono svolte. Il ministero è impegnativo, ma come sacerdote è davvero molto stimolante. I parrocchiani mi hanno accolto bene; all’inizio non è stato facile, perché ho dovuto sostituire don Andrea Parodi che era parroco qui da molti anni, era amato da tutti e conosceva tutti. Piano piano abbiamo imparato tutti a conoscerci.
Come sono coinvolti i fedeli nelle attività della parrocchia? C’è qualche iniziativa particolare che vede protagonista tutta la comunità nell’interesse del bene comune e del territorio?
Il mio ingresso ha coinciso con il cammino sinodale della Chiesa, e per questo ho cercato di acquisire questo stile. Il parroco oggi non può fare tutto da solo, sarebbe impossibile. Per questo ho voluto mantenere i tanti laici che già collaboravano con la parrocchia in vari settori, lasciando che loro avessero la responsabilità di alcune attività.
Per il Consiglio Pastorale ho pensato di creare dei gruppi di lavoro che si incontrano prima, in modo da essere più operativi al momento delle decisioni in sede di Consiglio. Ogni gruppo presenta le proposte su alcuni argomenti e se ne discute: così, queste proposte sono presentate non dal parroco, ma direttamente dai laici. Questo stile, anche se all’inizio non è stato semplice da cogliere, alla lunga è stato apprezzato, perché si è compreso l’intento di far partecipare attivamente tutti alla vita parrocchiale. Inoltre, ho cercato di incentivare l’attenzione verso i poveri del territorio, cercando di sensibilizzare i fedeli a ricordarsi di chi è meno fortunato di noi. Da subito l’intenzione è stata quella di collaborare con il Centro Vicariale di Ascolto, ascoltando i bisogni e cercando di corrispondere come parrocchia. Abbiamo posizionato dei contenitori per la raccolta fondi destinata al Centro, sensibilizzando le persone a ricordarsi di chi è più fragile. Li abbiamo chiamati “Le briciole di Lazzaro”. L’idea mi è nata dopo l’ascolto del Vangelo del ricco epulone e di Lazzaro, che aspettava le briciole che cadevano dalla tavola del ricco. Allora mi sono detto: bisogna far cadere qualche briciola in più, in modo che i poveri abbiano di che sostenersi!
Oltre ad essere parroco, come molti tuoi confratelli oggi ricopri diversi incarichi. Come riesci a conciliare i diversi impegni pastorali su più fronti?
Sì, sono anche Rettore del Santuario della Madonna della Misericordia del Monte Gazzo, dove il mio lavoro è ridotto al minimo grazie alla presenza di don Giorgio Venzano, che mi dà una mano dal punto di vista pastorale. C’è anche un gruppo di volontari che si occupano della Casa di Accoglienza del Monte Gazzo, per ritiri e bivacchi di gruppi parrocchiali. Inoltre, sono anche Direttore dell’Opera Giosuè Signori, una realtà che ospita circa 70 donne con disabilità mentali. Il mio compito è quello di gestire l’Opera, preoccupandomi che le persone qui ospitate vivano al meglio, nella disponibilità di ogni cosa che sia necessaria per una vita anche attiva, seguite dal personale giusto, che a sua volta deve essere soddisfatto e contento del lavoro che fa. Si tratta di un incarico molto impegnativo, che però mi dà tanta soddisfazione, perché l’amore che ricevo sia dagli ospiti che dagli operatori mi ripaga di tutte le fatiche.
Cosa ti ha lasciato il tuo ministero di tre anni come Direttore Spirituale del Seminario Arcivescovile?
Mi ha segnato molto; seguire i giovani in Seminario mi ha dato la possibilità di viverci in una dimensione di servizio. Io ho sempre amato il Seminario, ma questa esperienza ha fatto sì che il mio amore crescesse, e molto. Ancora adesso sento forte il desiderio di pregare per i Seminaristi, e di far pregare per loro. Da quando sono parroco all’Assunta, dedichiamo il secondo giovedì del mese all’Adorazione per le Vocazioni. Iniziamo alle 8 del mattino e concludiamo alle 17.30 nella chiesa di San Giuseppe in Piazza Tazzoli, un piccolo Oratorio che fa parte della parrocchia, e dalle 17.30 alle 18.30 in parrocchia. C’è bisogno di pregare per le Vocazioni, ma anche di sostenere coloro che hanno fatto questa scelta, e di sostenere i superiori nel loro cammino di accompagnamento. Come padre spirituale ho anche avuto modo di rendere più forte la mia relazione con il Signore, avendo più tempo a disposizione rispetto alla vita parrocchiale, dove fra le mille attività c’è il rischio di perdersi. Io sono qui per servire il Signore nei fratelli: prima c’è il Signore, la Liturgia, quindi il mio donarmi agli altri. Diversamente, ci sarebbe il rischio di crollare. Ringrazio Dio per tutti i ministeri che ho svolto, un arricchimento che mi permette di crescere e dare sempre qualcosa in più!
L'intervista completa è pubblicata su Il Cittadino N. 48
Nella foto: Don Stefano Moretti con gli educatori
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