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Striscia la notizia e il "fuori onda"

Un modo di fare televisione che rivela il lato nascosto dei protagonisti

Striscia la notizia e il "fuori onda"

Fra i casi più recenti, è stato clamoroso quello di Federica Panicucci, conduttrice scagliatasi con violenza verbale e incontrollato turpiloquio contro il collega Francesco Vecchi, accusandolo di averle rubato troppo spazio con un collegamento durante “Mattino Cinque” da lei condotto sulla rete ammiraglia di Mediaset. Ma la trasmissione di immagini e parole registrate “fuori onda” all'insaputa dei protagonisti è ormai da tempo un caposaldo del palinsesto di “Striscia la notizia”. Lo sanno bene Flavio Insinna, Emilio Fede e molti altri presentatori o giornalisti nostrani, ritrovatisi loro malgrado alla berlina per essere stati additati al ludibrio collettivo durante sfoghi che pensavano restassero a beneficio di pochi.
Giusto o sbagliato, corretto o scorretto, genuino o costruito che sia, questo modo di fare televisione rivelando il lato nascosto dei protagonisti è di sicuro impatto su un pubblico televisivo sempre più guardone e desideroso non soltanto di sbirciare dietro le quinte ma anche di cogliere i momenti salienti in cui i personaggi del panorama televisivo si lasciano andare a comportamenti incontrollati, ignari del fatto che le telecamere e i microfoni stiano registrando i loro eccessi.
Nella storia della televisione italiana più recente, il “fuori onda” ha assunto un'importanza progressiva, entrando a tutti gli effetti nei contenuti di programmi come “Paperissima”, “Le iene” e – naturalmente – “Striscia la notizia”. Secondo la legge sulla privacy le riprese con telecamere e microfono nascosti, all'insaputa dei diretti interessati, sono scorrette. È pur vero che spesso si tratta di riprese avvenute comunque durante un evento pubblico o un programma televisivo (che è “pubblico” per definizione) e che i professionisti dello spettacolo dovrebbero sapere che, in un modo o nell'altro, hanno sempre i riflettori puntati addosso. Ma il confine fra ciò che si può mostrare e ciò che è meglio resti “privato” in diversi casi è alquanto sottile.
La questione si snoda intorno alla liceità del comportamento di chi, una volta entrato in possesso di questi materiali destinati a non essere visti dal pubblico, decide invece di trasmetterli come se si trattasse di normali pezzi di televisione.
Se in situazioni simili c'è un lato positivo, è il fatto che in questo modo i telespettatori capiscono che dietro l'atteggiamento di facciata di presentatori e conduttori ci sono comunque persone normali, a cui può capitare di perdere le staffe. Resta comunque la sensazione della violazione di uno spazio personale, soprattutto nei casi in cui appare particolarmente stridente la differenza fra lo sfogo carpito e l'atteggiamento compassato imposto per contratto nei momenti di pubblica visibilità.
Sapendo che le telecamere restano sempre accese, che tutto viene registrato e che qualche collega non aspetta altro se non di poterli cogliere in fallo, i personaggi televisivi dovrebbero semplicemente stare più attenti ed esercitare quell'autocontrollo che non è mai superfluo.

Fonte: Sir
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