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Brasile 2014: figuraccia italiana facilmente dimenticabile

L'eliminazione della nostra Nazionale al primo turno, l'avventura tricolore ai Mondiali di Calcio in Brasile sembra un evento ancora più lontano di quanto in realtà sia. Certamente gioca la voglia di archiviare rapidamente una pessima esperienza sportiva (una delle peggiori della storia) e, insieme a essa, le immagini che hanno documentato passo per passo la disfatta (con l'unica, insufficiente eccezione della partita inaugurale).

Brasile 2014: figuraccia italiana facilmente dimenticabile

L'eliminazione della nostra Nazionale al primo turno, l'avventura tricolore ai Mondiali di Calcio in Brasile sembra un evento ancora più lontano di quanto in realtà sia. Certamente gioca la voglia di archiviare rapidamente una pessima esperienza sportiva (una delle peggiori della storia) e, insieme a essa, le immagini che hanno documentato passo per passo la disfatta (con l'unica, insufficiente eccezione della partita inaugurale).
Già, le immagini. Se ci chiedessimo cosa ci è rimasto negli occhi non potremmo che partire a ritroso, dallo sconsolato Chiellini che mostra la spalla morsicata e dal recidivo Suarez - poi giustamente punito - che si tocca i denti doloranti dopo aver dato il noto morso al nostro difensore.
Anche la faccia incredula di Marchisio dopo l'espulsione (meritata) ha uno spazio di riguardo nell'album dei ricordi, come inevitabilmente lo hanno i gol subiti dall'Uruguay e dalla Costa Rica. Quelli segnati all'Inghilterra, per i noti meccanismi di rimozione della psiche, sono invece già molto più sbiaditi.
Se pensiamo a immagini dinamiche, l'album dei ricordi si chiude qui. Il resto sono lunghissimi minuti di mancanza di schemi e di idee, di stanchezza nostrana già evidente dopo i primi minuti di gioco, di incapacità di reazione, di inconcludenza e smarrimento in un campo reso ancora più grande e dispersivo dagli sguardi delle telecamere, moltiplicatori di inquadrature e di punti di vista.
E se già vedere una squadra statica e priva di fantasia attraverso la normale diretta ha deluso gli occhi (attenti) e sconfortato i cuori (tifosi), ancora di più hanno appesantito l'animo i primissimi piani e i replay sugli sguardi bassi, le camminate meste, le pacche (s)consolatorie sulle spalle e l'andatura rassegnata dei pedatori di casa nostra. A cui si si sono aggiunte le immagini ormai classiche di noialtri tifosi da bar o da piazza, ammutoliti di fronte ai maxischermi che pensavamo avrebbero veicolato un (insperato) trionfo e hanno invece amplificato l'effetto-delusione.
La retorica visiva ha fatto la sua parte, come pure quella verbale. Al netto delle inquadrature variegate già citate, della tecnologia elettronica per valutare il gol vero o presunto sulla linea di porta, delle vertiginose panoramiche attraverso le telecamere "volanti" appese a teleferiche sopra lo stadio e delle zoomate sul pubblico sempre coloratissimo, anche le telecronache sono state all'insegna di un "già sentito" a tratti perfino troppo stantio.
Con tutto il rispetto, naturalmente, per i colleghi giornalisti e per i commentatori e gli esperti che li hanno affiancati in questo compito.
L'unica eccezione, che ha dato un po' di brio proponendo un insolito modo di raccontare le partite della nazionale in diretta, è stata "Maxinho do Brasil", la trasmissione da salotto televisivo che su Rai Sport ha visto Max Giusti impegnato in veste di padrone di casa a chiacchierare in diretta sui match degli azzurri.
Il riuscito tentativo di mixare le telecronache sportive tradizionali con le nuove tendenze dei commenti da bar stadio imperanti sulle emittenti locali ha generato un programma scanzonato e gradevole, anche se in alcuni passaggi un po' forzato nelle battute, che ha restituito agli spettatori almeno un pizzico di quel sano brio agonistico che in campo è mancato. Almeno da parte della nazionale di Prandelli.
Ci sembra strano, ma… il Mondiale in Brasile continua anche senza Balotelli, Buffon, Immobile e compagni. Anzi, dopo il primo turno della fase a gironi, è entrato nel vivo degli scontri diretti, per definizione più spettacolari in ragione del meccanismo inesorabile per cui chi vince avanza e chi perde esce.
Bando ai tatticismi e ai calcoli sui risultati che bastano per "passare". Peccato solo che i nostri non siano più della partita…

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