Bambini strappati: basta oscurarne il volto?
Ha destato comprensibile clamore e sincero sdegno il video di un ragazzino di 10 anni prelevato a forza dalla sua scuola con un blitz della Polizia in esecuzione di un provvedimento di affido. Le immagini mostrate da “Chi l’ha visto?” (Rai3) sono subito rimbalzate su tutti i telegiornali del giorno dopo e le testate online le hanno tenute a lungo in buona vista in prima pagina.
Ha destato comprensibile clamore e sincero sdegno il video di un ragazzino di 10 anni prelevato a forza dalla sua scuola con un blitz della Polizia in esecuzione di un provvedimento di affido. Le immagini mostrate da “Chi l’ha visto?” (Rai3) sono subito rimbalzate su tutti i telegiornali del giorno dopo e le testate online le hanno tenute a lungo in buona vista in prima pagina.
Il filmato è scioccante, non soltanto per i modi - decisamente bruschi - utilizzati, ma anche per la vulnerabilità estrema del ragazzino; l’immagine che lo mostra tirato dal padre per i piedi e da un poliziotto per le braccia è la triste e desolante metafora della sua condizione di oggetto conteso fra gli interessi del padre e quelli della madre.
Le immagini del filmato somigliano a quelle di un rapimento. E, quali che siano le ragioni dell’una e dell’altra parte o di chi ha deciso di eseguire un simile intervento in maniera tanto drastica, l’eccesso è evidente. A far luce sull’operato dei poliziotti penseranno le inchieste degli organi competenti, ma nessuna giustizia restituirà al ragazzo la sua innocenza, la sua serenità e la sua fiducia negli adulti.
Come sempre accade quando i media aprono uno squarcio su vicende problematiche, non sono mancati i soliti sciacalli, pronti ad avventarsi sul caso. Tra questi, si sono segnalati gli avvocati e i parenti del padre e della madre, in lotta fra loro, seguiti a ruota da alcuni politici che hanno dichiarato di voler fare immediatamente visita al ragazzo per sincerarsi delle sue condizioni (e magari - perché no? - per conquistare una parte della ribalta mediatica). Nel weekend è stata la volta dei salotti televisivi più di grido, a partire dallo spazio pomeridiano si Rai1 affidato a Massimo Giletti, con la consueta sfilata di esperti e opinionisti. Tutti pronti a speculare sulla vicenda di un ragazzino che di tanta attenzione mediatica avrebbe fatto a meno, scambiandola volentieri con una equivalente attenzione affettiva e sentimentale.
Difficile non cadere nel sospetto che tv, giornali e testate online abbiano dedicato tanto spazio alla vicenda non tanto (o non solo) per denunciare la gravità di un comportamento inadeguato da parte delle forze dell’ordine, ma anche (o soprattutto) perché sanno che le storie che hanno per protagonisti minori dai diritti violati hanno un forte impatto emozionale sul pubblico.
Resta il dramma dell’incolpevole ragazzino, come quello di moltissimi bambini e ragazzi che si trovano nella sua stessa condizione e pagano colpe di altri, in particolare di genitori spesso non all’altezza della responsabilità educativa che investe chi mette al mondo un figlio. In queste situazioni, i minori sono vittime di un saccheggio, che viene perpetrato innanzitutto dai genitori dal punto di vista affettivo e che troppo spesso si concretizza anche in un saccheggio dei diritti da parte di chi dovrebbe proteggerli e tutelarli.
Dal punto di vista deontologico, il video relativo al prelevamento del ragazzino presso la sua scuola non sarebbe stato da diffondere. Non basta oscurare il suo volto per renderlo non riconoscibile, tantomeno per garantire la sua privacy. Il fatto che il filmato sia stato girato dalla zia è per certi aspetti un’aggravante, rispetto al comportamento di una cerchia famigliare che mette in atto di tutto pur di vedere garantito il proprio interesse a riavere con sé una persona in divenire. Perfino il padre ha scelto di lanciare un appello alla madre del ragazzo attraverso le telecamere…
Secondo il solito andamento schizoide dell’informazione, anche questa vicenda compirà l’iter mediatico standard: dopo aver suscitato grande clamore e numerose reazioni di vario segno, finirà presto nel dimenticatoio. E forse questo contribuirà a restituire un po’ di serenità al diretto interessato.
C’è solo da augurarsi che il dramma dei bambini e ragazzi contesi non resti confinato al clamore di un evento mediatico ma - anche a partire da questa storiaccia - possa trovare un posto fisso nelle riflessioni della gente e delle istituzioni competenti.
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