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Corpus Domini - Anno C, Lc 9,11b - 17

Tutti mangiarono a sazietà

La festa del Corpo e Sangue del Signore potrebbe sembrare un'aggiunta nello sviluppo dell'anno liturgico, in quanto celebriamo già, la sera del Giovedì Santo, nella messa della Cena del Signore, la memoria del dono eucaristico, gesto sacramentale che anticipa e rende presente il sacrificio pasquale di Cristo. In effetti la solennità del 'Corpus Domini' è nata solo in epoca medioevale, ed è legata ad alcune esperienze particolari che hanno segnato la vita della Chiesa in quei secoli, attraversati anche da controversie teologiche sull'Eucaristia.

La festa del Corpo e Sangue del Signore potrebbe sembrare un'aggiunta nello sviluppo dell'anno liturgico, in quanto celebriamo già, la sera del Giovedì Santo, nella messa della Cena del Signore, la memoria del dono eucaristico, gesto sacramentale che anticipa e rende presente il sacrificio pasquale di Cristo. In effetti la solennità del 'Corpus Domini' è nata solo in epoca medioevale, ed è legata ad alcune esperienze particolari che hanno segnato la vita della Chiesa in quei secoli, attraversati anche da controversie teologiche sull'Eucaristia. Tuttavia, il cammino del popolo cristiano non è estraneo alla maturazione del senso della fede, ed è soprattutto guidato e illuminato dallo Spirito di verità: perciò, è come se progressivamente la Chiesa avesse preso coscienza della grandezza del dono eucaristico, ed avesse sentito l'esigenza di manifestare, in forma solenne e pubblica, la sua fede nella reale presenza del Signore, sotto i poveri segni del pane e del vino, e di dare espressione allo stupore ed alla gioia di poter godere della perenne compagnia di Cristo, vivo in modo vero e sostanziale, nell'Eucaristia. In questa luce possiamo ascoltare il passo evangelico che è proposto nel contesto della festa odierna, e che ci offre il racconto lucano della moltiplicazione dei pani: un segno che, chiaramente, nella tradizione dei vangeli, è stato letto e narrato come una sorta di annuncio del gesto di Gesù nella cena pasquale. Luca pone di fronte a noi Gesù attento alle folle che lo circondano, dedito a nutrire i suoi ascoltatori con le parole del Regno e con guarigioni per i malati: la tenerezza e la cura del Signore guidano la sua azione, sia nel provvedere a quelle folle il pane da mangiare, sia nel non far mancare ora ai credenti il nutrimento del suo corpo e del suo sangue, nei segni eucaristici. Innegabili sono i contatti tra il racconto della moltiplicazione e la narrazione della cena, all'inizio della passione di Cristo: in entrambi i casi il giorno sta declinando, come accadrà anche per i due discepoli di Emmaus; l'iniziativa è di Gesù, che coinvolge i Dodici; soprattutto ritorna la stessa sequenza dei verbi, che conferiscono un andamento liturgico al racconto (Gesù prende i cinque pani, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione, spezza i pani e li dà ai discepoli). C'è un aspetto singolare nel gesto di Cristo, e consiste nel fatto che il Signore chiede la collaborazione dei Dodici, invitandoli, in modo paradossale a sfamare le folle: 'Voi stessi date loro da mangiare'. Si serve poi dei cinque pani e dei due pesci che gli vengono portati, per compiere il miracolo, e chiede ai discepoli che siano loro a distribuire i pani alle persone. Qui c'è davvero una profezia del dono eucaristico, che è frutto della sorprendente iniziativa di Gesù, ma ha bisogno di elementi che sono il prodotto della natura e del lavoro degli uomini, il pane e il vino. Non c'è Eucaristia senza questi semplici doni che solo noi possiamo offrire perché siano trasformati dalla potenza dello Spirito, nella celebrazione della Cena; così il sacramento eucaristico ci parla della bontà del creato e della preziosità della fatica e del lavoro dell'uomo, perché tutto ciò è assunto dall'azione del Signore. Inoltre, anche il pane eucaristico è affidato al ministero di uomini che, scelti da Cristo, sono chiamati a ripetere in modo autorevole ed efficace, le parole e i gesti della cena pasquale, e a donare ai propri fratelli il corpo e il sangue di Gesù, presenti nelle umili apparenze dell'Eucaristia. Ciò che quel giorno è accaduto per le folle affamate che circondavano il maestro, continua ad accadere nella vita delle comunità cristiane: Cristo continua ad agire, attraverso uomini da lui scelti e abilitati, con uno speciale sacramento, e chiede la libera corrispondenza dei chiamati per assicurare alla sua Chiesa il dono dell'Eucaristia. Così celebrare la memoria di questo dono, adombrato nella moltiplicazione dei pani, significa far memoria del ministero apostolico, oggi vivente nella persona dei vescovi e dei loro collaboratori, i presbiteri: Eucaristia e sacerdozio appaiono strettamente legati e connessi, non possono sussistere l'uno senza l'altra, si è preti del Signore dall'Eucaristia e per l'Eucaristia, e non vi può essere il dono di questo pane, senza ministri che lo preparino e lo offrano al loro popolo.

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