18A domenica del Tempo Ordinario - anno A, Mt 14,13-21
Tutti mangiarono e furono saziati
Proseguendo l'ascolto di Matteo, in questa domenica entriamo in una sezione del suo vangelo (capp. 14-17), nella quale emerge, in più punti, un particolare interesse per la realtà della Chiesa, come comunità raccolta intorno a Gesù, coinvolta in un cammino di fede e di sequela del suo Signore: non a caso, dopo questa sezione più narrativa, l'evangelista colloca il discorso ecclesiale, raccolto nel capitolo 18.
Proseguendo l'ascolto di Matteo, in questa domenica entriamo in una sezione del suo vangelo (capp. 14-17), nella quale emerge, in più punti, un particolare interesse per la realtà della Chiesa, come comunità raccolta intorno a Gesù, coinvolta in un cammino di fede e di sequela del suo Signore: non a caso, dopo questa sezione più narrativa, l'evangelista colloca il discorso ecclesiale, raccolto nel capitolo 18. Teniamo presente quest'orientamento di Matteo, anche nell'accostare il passo a noi proposto, il racconto della prima moltiplicazione dei pani, e ci accorgeremo che rievocando questo segno straordinario, l'evangelista non ci vuole mettere solo di fronte ad un'azione miracolosa e stupefacente di Cristo, ma intende farci percepire qualcosa che continua ad accadere nella concretezza della vita ecclesiale, nell'umile e misteriosa comunità dei discepoli del Signore. L'introduzione del racconto ci conduce in un luogo deserto, sullo sfondo c'è la notizia oscura della morte violenta di Giovanni il precursore (Mt 14,1-12), e forse, come altre volte, Gesù cerca la solitudine, per sé e i suoi amici, un momento di sosta, di riposo, di preghiera, per accogliere nel rapporto con il Padre l'ombra della prova che sente avvicinarsi anche per sé, di fronte ai crescenti contrasti con gli scribi, i farisei, i notabili d'Israele; tuttavia, non si sottrae alle folle che, letteralmente lo inseguono, lo cercano, anzi prova compassione, una commozione quasi materna, viscerale, davanti a quest'umanità afflitta e confusa, e questo sguardo di tenerezza diventa gesto, diventa cura per i malati, si esprime nel prendersi a cuore questa gente che lo segue. Questo è lo sguardo che Cristo continua ad avere su di noi, sulle folle, così multiformi, che in qualche modo lo cercano, anche oggi, magari in certi luoghi, segnati da grazie singolari (pensiamo ai santuari) o in certi testimoni che fanno trasparire la Sua presenza. Ed è impressionante, nella narrazione di Matteo, il coinvolgimento dei discepoli, che diventano un'immagine viva di ciò che sarà la comunità della Chiesa nel mondo: inizialmente, c'è come uno scarto tra la misura un po' meschina dei suoi e la misura di Cristo. I discepoli vorrebbero che il maestro congedasse la folla, per permettere a tutti di andarsi a comprare qualcosa nei villaggi vicini; invece Gesù ragiona in termini di dono e di un dono che può sembrare paradossale, impossibile: 'Non occorre che vadano: voi stessi date loro da mangiare'. Questa parola può essere colta a tanti livelli per discepoli di oggi, certo c'è anche l'invito ad una condivisione di fronte ai bisogni degli uomini, ma nel contesto del racconto, qui indica il coinvolgimento attivo dei dodici nel gesto di Cristo. Per sfamare quelle folle, Gesù ha bisogno del poco che gli potranno offrire i suoi, cinque pani e due pesci, un nulla davanti a più di cinquemila presenti, eppure questo nulla, messo nelle mani di Cristo, si moltiplica, diventa ricchezza abbondante ed eccedente: le dodici ceste di pezzi avanzati, segno del nutrimento senza limite per il nuovo popolo che si va formando intorno a Cristo, le nuove dodici tribù del santo Israele. Questo miracolo del poco che si trasforma in molto è l'esperienza, attestata in mille modi, dei santi, uomini e donne, che non hanno paura di fidarsi totalmente di Cristo, a volte quasi contro ogni saggezza e ogni calcolo, che sono così strumenti vivi del suo amore e della sua potenza di grazia; ma il linguaggio utilizzato dall'evangelista per segnare i gesti di Gesù, 'prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, li spezzo e li diede ai discepoli', ha un evidente riferimento all'ultima cena, a quel pane benedetto, spezzato e donato, che si trasforma nel corpo dato del Signore crocifisso. La compassione per l'umanità affamata e dispersa dunque sta all'origine dell'Eucaristia, e Matteo allude chiaramente al ministero fondamentale dei discepoli, che distribuiscono il pane benedetto e moltiplicato alla folla: è il senso profondo del ministero apostolico, che prosegue nella vita della Chiesa, attraverso i pastori che spezzano il pane della Parola viva di Cristo e del suo Corpo eucaristico, divenuto cibo dei suoi amici.
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