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Il Vangelo di domenica 8 settembre

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

Il Vangelo di domenica 8 settembre

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Letture: Isaia 35, 4‑7a; Giacomo 2, 1‑5; Marco 7, 31‑37. 

1 - Un messaggio ‑ Il profeta Isaia mette sulla nostra bocca una parola di speranza per l’umanità malata e avvilita, che ha perduto perfino la forza di pregare: ‘Dite agli smarriti di cuore: coraggio! Non temete; ecco il nostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi’. Con l'arrivo di Dio, che Cristo attualizza  oggi, tutto sarà possibile! Anche noi, forse e in qualche misura, siamo smarriti di cuore perché stanchi e delusi da una situazione scoraggiante, talmente complessa e senza senso da rasentare i limiti dell’assurdo, senza risultati e prospettive future; con l'amarezza nel cuore perché ci sentiamo spesso incompresi e lasciati soli a combattere nella vita di ogni giorno. 

2 ‑ Il sordomuto ‑ La ragione profonda dello smarrimento del cuore sta nella incapacità per l’uomo di ascoltare e parlare con Dio, con se stesso, con gli altri. Gesù, guarendo il sordomuto, localizza la malattia dello spirito umano: il peccato rende sordi agli appelli della coscienza e muti di fronte alla realtà che ci interpella. Egli è venuto proprio per restituire ad ogni uomo la capacità di ascoltare Dio e proclamare con la vita il suo amore. Noi siamo effettivamente nella stessa condizione del sordo‑muto del Vangelo, e quindi ci accostiamo interiormente al nostro Medico celeste, il quale, ‘portandolo in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: ‘Effatà’, cioè, 'Apriti'! Ora, sappiamo bene che il ‘dito’ di Dio è lo Spirito Santo e la ‘saliva ‘ di Dio è la sua Parola, cioè la Persona del Verbo! 

3 ‑ La liberazione ‑ La salvezza libera interiormente perché ci restituisce tutta intera la nostra capacità di conoscere e amare. L’uomo è veramente libero quando, non solo è esente da pressioni esterne, ma anche da condizionamenti interni. Se la libertà è malata per la consuetudine del peccato, l'uomo di fatto diventa sordo agli stimoli della coscienza e della grazia divina, muto di fronte agli appelli dell'amore. In queste condizioni è possibile soltanto un ‘dialogo tra sordi’, perché troppo occupati ad ascoltare solo se stessi. Ecco il miracolo di cui abbiamo bisogno: un cuore pronto all'ascolto e aperto a tutti. 

4 ‑ Un esempio ‑ Lo formula in modo assai efficace S. Giacomo: ‘Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Al primo dite: Tu siediti qui comodamente, all’altro invece: Tu mettiti in piedi lì. Non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi’? Sordi e muti, dunque, al grido dei poveri, dei piccoli, degli innocenti, degli indifesi, dei perseguitati, dei sofferenti, degli emarginati. La ‘preferenza’ consiste nel capovolgere la vera gerarchia dei valori e delle persone, diventando giudici dai giudizi perversi. 

5 ‑ Le varie fasi - Eccole: a) aprire il nostro cuore con umiltà e fiducia al dialogo con Dio, preoccupandoci di ascoltarlo, più che di parlargli; b) anche nel dialogo con gli altri iniziamo ascoltando e accogliendo; c) infondiamo fiducia con la nostra serenità e dolcezza; d) non spendiamo molte parole, non abbiamo fretta, non imponiamo nulla; e) lavoriamo con il Signore per il bene di tutti.

Fonte: Il Cittadino
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