La parola
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II Lettura di Domenica 5 luglio 2020

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani Rm 8,9.1113

Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

“Carne” negli scritti biblici ed in particolare in quelli paolini è sinonimo di corpo o di corporeità, quindi sinonimo di debolezza, fragilità, caducità umana, anche morale. Lo “Spirito” nell’A.T. indica la forza, l’energia vitale di Dio, che comunicata agli uomini li rende capaci di impegno o di missione speciale, quale, ad esempio, l’attività profetica o l’attività governativa.
Nel N,T. lo “Spirito” è concepito come una realtà soprannaturale e talora personale, in cui il cristiano è immesso. Paolo lo identifica volentieri anche con lo “Spirito di Cristo” proveniente dal Battesimo.
L’Apostolo, nei versetti precedenti il brano attuale, ha marcato la contrapposizione del vivere “secondo la carne” – cioè soltanto materialisticamente, facendosi guidare da “aspirazioni proprie della carne”, da criteri terreni – e il vivere “secondo lo Spirito”, animati “dalle aspirazioni dello Spirito”.
Passa quindi a ricordare ai suoi destinatari, che, dal momento in cui sono stati battezzati, sono diventati “abitazione dello Spirito” e quindi sono stati liberati dal “dominio della carne”, dalla schiavitù materialistica. Purché non rifiutino la “nuova vita” comunicata dallo Spirito.
Se infatti “qualcuno non ha lo Spirito di Cristo” non può presumere di appartenergli, di partecipare della sua vita. Essere cristiano non significa conoscere l’ insegnamento di Gesù o rispettare certe regole, ma – innanzi tutto, fondamentalmente – vivere di Cristo.
Da questa realtà soprannaturale, in cui si entra mediante il Battesimo, il quale fa “risorgere” spiritualmente, consegue la certezza della risurrezione anche fisica, “dei corpi mortali”, ad opera di “colui che ha risuscitato Cristo dai morti”.
Se si vive di Cristo si partecipa della sua risurrezione.
Altra conseguenza: avendo ricevuto tanto dono, si ha “il debito” di gratitudine, di contraccambio, che si può saldare soltanto rinunciando a “vivere secondo la carne”.
E non c’è alternativa: “vivere secondo la carne” porta alla morte spirituale, mentre “con l’aiuto dello Spirito” si debellano, anzi si “fanno morire le opere del corpo” e si ottiene la vita spirituale.

Fonte: Il Cittadino
II Lettura di Domenica 5 luglio 2020
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