19/03/2017
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E' ricorrente l'atteggiamento dell'uomo, il quale invece di tenere in considerazione quanto Dio ha già elargito, per trarne motivo di fiducia, invece gli oppone sfiducia. Tuttavia Dio non vien meno alla sua longanimità.
Il suo amore sta al di là di ogni schema umano: la morte di Cristo ne è la suprema, insuperabile garanzia. Chi dunque si affida a Dio non può rimaner deluso. Tutto ciò pero va considerato a livello spirituale, non materiale.
I doni di maggior valore, i doni "veri" di Dio sono quelli soprannaturali.
Perché la prospettiva di Dio e eterna, soprannaturale.
Gesù, lasciata la Giudea per trasferirsi in Galilea, attraversa la Samaria. Dai contemporanei di Cristo i Samaritani sono guardati con disprezzo, evitati perché considerati di razza. e di religione non genuinamente ebraica:. perché dopo l'invasione babilonese e la deportazione (721 a.C.) la popolazione di Samaria si era trasformata in un misto ebraico-babilonese e così pure la sua religiosità; tanto che i Giudei, al momento del ritorno in patria (538 a.C.) avevano rifiutato la collaborazione dei Samaritani nella ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e questi se n'erano costruito un altro sul monte Garizim.
"Samaritano" per i Giudei è dunque titolo offensivo. Anche Gesù verrà apostrofato come "Samaritano" dai Farisei (Gv 8,48).
Il drappello - Gesù e gli Apostoli - fa sosta a Sicar (denominazione equivalente a Sichem, l'odierna Nablus, tra i monti Garizim ed Ebal). Mentre, "verso mezzogiorno", i discepoli vanno a "far provvista di cibi", Gesù si riposa, seduto presso un pozzo detto "di Giacobbe" dalla tradizione, essendo nel territorio in cui il patriarca era vissuto e nel quale - a poca distanza - erano stati portati dall'Egitto i resti di suo figlio, Giuseppe. (Gs 24,42)
Al pozzo, ancor oggi esistente, profondo una quarantina di metri, giunge una donna "ad attingere acqua".
La richiesta di Gesù - "Dammi da bere" - desta stupore nella samaritana, a causa delle "non buone relazioni" tra Giudei e Samaritani.
Stupore che aumenta allorché Gesù parla misteriosamente del "dono di Dio" e di se stesso; un atteggiamento che ella indubbiamente considera presuntuoso.
"L'acqua viva" è quella che scorre a cielo aperto mentre il pozzo è alimentato da un corso sotterraneo.
La reazione della donna è quindi giustificata: costui non ha mezzo per attingere al pozzo e ha l'impudenza di offrire acqua di sorgente!
Gesù però insiste ed assicura la Samaritana che l'acqua ch'egli mette a disposizione disseta definitivamente ed ha efficacia eterna. Al che la donna - convinta oppure sfidante ? - chiede "quest'acqua" allo scopo di non dover più venire al pozzo.
Gesù parla di acqua metaforicamente, intendendo il dono della salvezza, mentre la Samaritana considera - o vuol considerare? - solo materialmente quanto Gesù le sta dicendo.
A mo' di scossone, poi, Gesù le manifesta conoscenza della sua condizione personale: "Hai avuto cinque mariti ed ora quello che hai non è tuo marito".
Ma la Samaritana non s'arrende. Pone la questione: qual è il tempio legittimo? Quello di Gerusalemme o quello sul sovrastante monte Garizim?
La risposta di Gesù eleva ancora il discorso: dopo aver precisato che i Giudei sono nel giusto, proclama che il culto trae valore dall'interiorità e ne annuncia la realizzazione: "I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità".
La Samaritana, che sembra inscalfibile, non accetta la risposta ed appella al Messia.
Il dialogo è giunto al culmine. Gesù si rivela: "Sono io che ti parlo".
La vicenda si movimenta: mentre i discepoli, giunti nel frattempo, si meravigliano - senza osare dirlo a lui - che il Maestro si intrattenga, non con un membro del vituperato popolo samaritano, ma addirittura con una donna (i rabbini dell'epoca dicono che è preferibile "bruciare le parole della Legge piuttosto che sprecar tempo per insegnarle alle donne!"). La samaritana va a raccontare ai vicini del suo incontro con lo strano personaggio ("Che sia forse il Messia?") in maniera talmente convincente che anch'essi si recano lui e lo persuadono a fermarsi presso di loro "due giorni", durante i quali "molti credono in lui", ormai certi che egli sia "veramente il Salvatore del mondo".
Anche allo stupore degli Apostoli - i quali, dopo essersi dati da fare per procurargli il cibo si sentono dire che egli ha "un cibo sconosciuto" - Gesù offre spiegazioni, più alte: la volontà del Padre come cibo, l'imminenza della salvezza, la missione ad essa relativa e i suoi frutti, i protagonisti della missione ("la semina") e quelli del raccolto dei frutti ("la mietitura").
Giulio Venturini