Dalla lettera agli Ebrei (10,5-10)
Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola
La gioia è l'autentica dimensione di fondo della vita dell'uomo che ha la certezza che “il Signore viene”. L' intervento di Dio nella storia del mondo - quotidianamente e in circostanze eccezionali - è indubbio.
Penitenza, purificazione, conversione sono le premesse indispensabili alla esperienza della gioia: tanto più intensa quanto più macerante è l'attesa.
È Dio che salva l'uomo. Una salvezza che è ritorno - vissuto nella gioia - da una condizione di schiavitù.
L'uomo non ha che da accettare di essere salvato, di coinvolgersi in questo ritorno, durante il quale è chiamato ad operare un capovolgimento radicale del proprio comportamento: da schiavo dei propri vizi a uomo libero, dalla pigrizia spirituale all'avventura della virtù.
Prima domenica di Avvento: inizio dell'anno liturgico. Il cristiano rivive l'attesa – ansiosa, sofferta, confortata e fiduciosa – del Messia-Redentore. Rimarco della necessità dell'intervento di Dio per la effettiva salvezza dell'uomo. L'attesa della “prima venuta”, nell’ Incarnazione, traguarda “l'ultima venuta”. Richiamo all'impegno personale di disponibilità e di collaborazione alla Grazia.
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