27/11/2016
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Nella storia della Redenzione l'annuncio e l'attesa della venuta del Signore hanno quasi sempre una duplice dimensione: una temporale, concernente l'Incarnazione del Verbo, ed una escatologica, che riguarda il ritorno del Cristo alla fin dei tempi. Prepararsi alla prima venuta è disporsi pure alla seconda, definitiva venuta, la "parusia". Già nei vaticini dei profeti le due prospettive si fondono, si integrano e si motivano reciprocamente: la venuta del Messia nella storia umana è inizio e prefigurazione della sua "parusia" alla fine del mondo, la sua opera di salvezza e di giustizia inizia con l'Incarnazione e si conclude con la "parusia".
Pertanto l'atteggiamento richiesto è unico: la veglia nella notte del mondo, durante la quale con operosità virtuosa, ci si tiene pronti. Come l'Incarnazione - preannunciata ripetutamente, per secoli - è avvenuta tuttavia all'improvviso, in un'ora impensata della storia, così il ritorno di Cristo - predetto con chiarezza - avverrà altrettanto improvvisamente: "nell'ora in cui non pensate".
L'incontro con Cristo che ritorna, per ogni uomo, è costituito dal momento della morte, la cui ora è sempre in precisabile.
La grande "parusia" di Cristo alla fine del mondo non sarà quindi che il momento conclusivo delle "parusie" personali al termine della vita di ciascun uomo.
Cristo ammonisce, ancora una volta, sulla necessità di prepararsi alla fine dei tempi e quindi alla morte.
Non ci si può permettere di vivere l'esistenza terrena, at-tendendo alle quotidiane occupazioni e magari lasciandosi andare alle debolezze, senza tener presente che la vita deve finire.
Il momento della fine è misterioso, ma risulterà anche più improvviso e quindi drammatico se non se ne vorrà tener conto.
Che non accada - esorta Cristo - quanto che è avvenuto al tempo del diluvio, allorché il castigo divino ha colto tutti di sorpresa.
Il momento della morte non è programmato per tutti allo stesso modo, nella stessa situazione: di qui la necessità di "vegliare" costantemente.
E poiché la morte coincide con l'incontro con Dio, la pre-parazione a tale evento, per quanto attenta, non sarà mai perfettamente sufficiente, veramente adeguata: di qui la necessità di intensificare la preparazione a quell' incontro decisivo.
Se la venuta del Signore trova l'uomo impreparato, la situazione è peggiore di quella che si verifica quando un ladro ruba tutto: quando si è derubati di tutto si ha sempre la possibilità di ricostituirsi almeno tanto da vivere, ma se si arriva impreparati all'incontro con Dio, nella morte, non c'è più possibilità di ricominciare da capo, come se nulla fosse accaduto.
L'esortazione pressante di Cristo - "state pronti" - non è parola della quale non si possa tener conto. L'esperienza di ogni giorno ne é documentazione.
Giulio Venturini
Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.