XXIII domenica del tempo ordinario, (Mt 18, 15-20)
Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello
F ar notare ad una persona il male che sta commettendo o che ha già commesso è doveroso.
F ar notare ad una persona il male che sta commettendo o che ha già commesso è doveroso.
Ed è pure atto di amore, perché se ne aiuta la consapevolezza e la correzione.
L’amore deve essere l’unico motivo che suggerisca l’ammonimento.
E’ quella che, evangelicamente, si dice correzione fraterna, da farsi con tatto, al momento opportuno e non con alterigia, malignità o altro movente. Cercando, coerentemente, di non incorrere in mancanze identiche o anche più gravi di quelle che si devono far rilevare ai fratelli.
Gesù presenta le linee di comportamento da tenersi con chi deve essere incolpato non di peccato lieve, inevitabile da parte di tutti – in altra circostanza sfiderà: “chi è senza peccato scagli per primo la pietra” (Gv 8,7) – ma di una rilevante trasgressione della legge divina,con conseguenze considerevoli anche socialmente.
Ebbene “il fratello” innanzi tutto deve essere ammonito riservatamente, a tu per tu; se l’ammonizione è accolta, il fratello è stato ricuperato – “guadagnato” – alla piena armonia della comunità.
In caso contrario, il secondo tentativo, con riferimento alla legge mosaica (Dt 9,15 ss) : ammonimento alla presenza di “una o due persone”, le quali, con la propria testimonianza, possano aiutare l’aggiustamento della situazione.
Se anche questo atteggiamento non è efficace, terzo passo: il ricorso “all’assemblea”; nel testo greco si legge “alla Chiesa”: è la seconda volta che questa parola è sulle labbra di Gesù; la prima volta fu a Cesarea di Filippo (Mt 16,18).
Ma se neppure ascolta l’assemblea sia considerato “come un pagano e un pubblicano”. Gesù, per farsi capire, paragona l’atteggiamento da assumersi dai cristiani a quello degli ebrei che non ammettono nella comunità pagani, ossia stranieri seguaci di altre religioni, e pubblicani, cioè esattori delle tasse a servizio dello straniero invasore e di altra religione.
Chi non vuole ascoltare la Chiesa si pone fuori da sé. Nella Chiesa l’autorità è data agli Apostoli, ai quali si rivolge in questo momento. Il mandato già annunciato a Pietro personalmente ora è allargato, con formula giurata di garanzia –“in verità” – ai Dodici, non singolarmente, ma collegialmente: “Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”.
Sono dunque affidate agli Apostoli le decisioni opportune o necessarie per la vita della Chiesa, secondo le indicazioni di Gesù, il quale, al momento della conferma definitiva, prima dell’Ascensione al cielo, assicurerà loro la sua diuturna assistenza –“io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28,20) – dopo aver promesso pure che lo Spirito Santo “ricorderà loro e a farà comprendere tutto quanto egli ha insegnato”.
Pertanto le decisioni del Collegio Apostolico, concernenti la vita di fede e la vita morale della Chiesa, saranno certamente riconosciute, convalidate “in cielo”, da Dio, il quale non può convalidare l’errore.
Gesù dice “ancora” e garantisce – “in verità” – che la preghiera “concorde”, non semplicemente corale, ma scaturente dalla concordia dei cuori, di una comunità, anche piccola – “due persone” – sarà esaudita dal Padre, perché Gesù è presente tra coloro che si adunano “nel suo nome”, nella fede in lui.
Già nella tradizione rabbinica esiste il detto “Quando due siedono l’uno accanto all’altro e meditano le parole della Thor? [la Legge di Dio], la Shekin? [la presenza di Dio] è in mezzo a loro”.
Gesù, Parola, Verbo vivente di Dio è presenza costitutiva e vivificante della Chiesa.
“Ammonire i peccatori” sarà, per il cristiano, una delle opere di misericordia spirituale.
Giulio Venturini
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