La parola
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23a domenica del Tempo Ordinario - anno B, Mt 18,15-20

Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
"Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
"Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".

A partire dal capitolo 14 del suo vangelo, Matteo rivolge la sua attenzione, in modo particolare, ad eventi e parole che mostrano la vita della comunità apostolica, nucleo iniziale della Chiesa. Come noto, è proprio Matteo l'unico degli evangelisti che usa per due volte il termine "chiesa" (in greco "ecclesía"), vocabolo ripreso dalla traduzione greca dell'AT e che indica una comunità chiamata e radunata dall'iniziativa di Dio.
Nella Scrittura evidentemente si riferiva ad Israele, all'assemblea raccolta nel cammino dell'esodo e che riceve il dono dell'Alleanza e della Legge, ora nel vangelo indica la nuova comunità che si raccoglie intorno alla persona di Gesù, maestro e Signore. Nelle domeniche precedenti abbiamo contemplato questa comunità nell'immagine dei Dodici, chiamati a donare alle folle i pani e i pesci moltiplicati da Gesù, in un luogo deserto, e nella scena drammatica della barca, con a bordo gli apostoli, squassata dalle onde e dal vento nel lago in tempesta. In questa prima comunità, va emergendo la figura singolare di Simone il pescatore, in tutta la sua statura: è lui che chiede a Gesù di poterlo raggiungere, camminando sulle acque e fin da allora sperimenta la sua fragilità, la paura che lo porta ad affondare nelle acque; è lui che per primo riconosce in Gesù "il Cristo, il Figlio del Dio vivente", per una illuminazione del Padre ed è su di lui e sulla sua confessione di fede, che Gesù edificherà la sua Chiesa; è lui che, davanti al primo annuncio del destino di morte che attende il maestro a Gerusalemme, non comprende e protesta, rimproverando Gesù stesso, e si sente rivolgere le parole forti: "Va' dietro a me, Satana!".
È un richiamo netto ad essere discepolo e a non pretendere difare da maestro, ed è un invito ad entrare nella logica misteriosa e superiore di Dio.
La comunità che Cristo sta formando è dunque una comunità di discepoli in cammino, che, a partire da Pietro, è chiamata ad imparare il giudizio nuovo della fede, e a realizzare un'esistenza plasmata dall'immedesimazione con la persona viva di Gesù.
Il breve passo evangelico, offerto al nostro ascolto, è tratto dal capitolo 18 dove Matteo raccoglie una serie d'istruzioni del maestro, riguardanti la vita e le relazione tra i membri di questa assemblea che si costituisce intorno a Cristo e di cui noi oggi siamo parte viva. Incontriamo alcune norme che regolano la pratica della correzione fraterna, e immediatamente percepiamo che non si tratta innanzitutto di una sorta di istruzioni disciplinari e giuridiche, ma di una modalità di vivere i rapporti tra coloro che realmente si riconoscono discepoli dell'unico Signore e si accolgono reciprocamente come fratelli. Non è casuale l'uso di questo termine del linguaggio famigliare, per indicare i membri della comunità: "Se un tuo fratello…". Vuole esprimere un legame, una comune appartenenza, come avviene nella forma di una famiglia, e tende ad accentuare il contrasto con la situazione evocata: "Se un tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello".
La comunità cristiana, che anche Matteo conosce, non è una comunità di perfetti e di puri, dove non sono previsti tensioni e contrasti: perfino in Simon Pietro, posto a guida dei Dodici, abbiamo potuto da subito vedere la coesistenza di un compito grande, insieme ad un temperamento impetuoso e fragile. Così si possono avere ombre e ferite nel tessuto di una comunità, e si può arrivare anche al caso di un membro che agisca contro un altro, più o meno apertamente. Ma, nella misura in cui l'appartenenza è viva e non formale, si apre lo spazio per la correzione fraterna, che è un'autentica arte della vita comune, e che diviene una strada di maturità e di purificazione.
La gerarchia di successivi interventi che Gesù prospetta, secondo l'uso ebraico ("fra te e lui solo", "sulla parola di due o tre testimoni", "dillo alla comunità"), esprime una passione al destino del fratello, al suo autentico bene: l'ammonizione diretta a chi sbaglia suppone un rapporto esistente, appunto un rapporto fraterno, anche se ferito, e il desiderio che muove dovrebbe essere di "guadagnare il fratello", di non permettere che s'indurisca nel male e che riprenda in pienezza il suo cammino, dentro la comunità.
Un amore vero all'altro non è indifferenza al male, o pazienza che tutto giustifica, ma è desiderio tenace e struggente perché insieme si possa continuare il cammino, nella sequela dell'unico Maestro: un amore che non fa' violenza alla libertà, ma la sollecita, fino all'estremo ("dillo alla comunità", "all'ecclesía"), disposta anche al rifiuto e alla sordità di chi non vuole ascoltare.

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