Italia: sale il Pil ma scendono i consumi
Entro il mese di luglio sono in arrivo i primi 25 miliardi del Recovery Fund
Il 16 giugno è prevista l'approvazione definitiva da parte del collegio della Commissione europea dei primi Recovery Plan tra cui, inserito all'ultimo momento nell'ordine del giorno, anche quello italiano presentato dal governo Draghi il 30 aprile. L'esame e l'analisi del Piano nazionale italiano portato a termine dalla taskforce europea che si dedica alla valutazione dei progetti sottoposti dai 27 paesi membri permetterà all'Italia, insieme ad altri 6 paesi, di ottenere entro il mese di luglio la prima tranche dei finanziamenti per circa 25 miliardi di euro indispensabili per il nostro paese per riuscire a rimettere in moto l'economia. La sensazione è che in Europa ci sia la precisa volontà di non ostacolare la messa a disposizione della prima parte dei fondi come confermato anche dal commissario al Bilancio Hahn che aveva già anticipato al Parlamento europeo la sua convinzione che l'Italia sarebbe riuscita a ricevere la prima parte delle risorse entro l'inizio dell'estate.
Il documento che sarà trasmesso all'Ecofin e che permetterà di iniziare il percorso previsto nel Pnrr sarà comunque accompagnato da due allegati molto importanti che sottolineeranno gli impegni presi dal nostro paese nei confronti dei nostri partners sia per quanto riguarda il cronoprogramma fino al 2026 che per quanto concerne lo "statement of work" che significa il punto della situazione e cioè lo stato economico e finanziario in cui ci troviamo.
Bruxelles con il primo allegato ci ricorda che entro i termini stabiliti dovremo attuare le riforme della giustizia civile e fallimentare, della pubblica amministrazione e delle norme che disciplinano gli investimenti e con il secondo ripercorre le indicazioni che già si trovano nelle Raccomandazioni appena diffuse dalla Commissione con un forte richiamo alla necessità imperativa di ridurre il debito pubblico, che ha ormai superato il 160%, ed il rispetto futuro del Patto di stabilità.
Si tratta di impegni che saranno difficilissimi da rispettare per l'Italia e che potrebbero esporci ad uno scontro con i paesi del Nord che continuano a chiedere un approfondito dibattito sui progetti nazionali e che solo un deciso intervento di Ursula Von der Leyen è finora riuscito a bloccare togliendo di fatto la parola al commissario Dombrovskis, vicepresidente lettone della Commissione e leader dei falchi.
Mario Draghi in occasione dei suoi interventi al summit del G7 in Cornovaglia ha portato avanti un'azione mirata a tranquillizzare i nostri partners dimostrando che il nostro paese è in grado sia di gestire le problematiche interne che di partecipare all'azione internazionale sui temi dell'ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici, delle vaccinazioni di massa per l'intero pianeta e dello sviluppo economico ricordando in particolare la necessità di risolvere il problema del debito pubblico dei Paesi africani che con la pandemia da Covid19 è diventato ancora più grave.
Il premier italiano ha guidato la prima sessione dei lavori dedicata ai temi della ripresa economica affrontando il problema molto importante per l'Italia dei rischi legati ad un aumento dei tassi di interessi che potrebbe essere causato dall'inflazione che ha cominciato a lanciare preoccupanti segnali di rialzo anche se per ora è impossibile capire se si tratta di un fenomeno temporaneo dopo un anno caratterizzato da un evento straordinario come la pandemia o di un effetto di più lunga durata.
La produzione industriale nazionale cresce per il quinto mese consecutivo e nel mese di aprile supera il livello pre-Covid del febbraio 2020 con l'Istat che certifica un aumento dell'1,8 percento rispetto a marzo e dell'1,9 % per il periodo febbraio-aprile sul precedente con le aziende che riprendono ad investire in nuovi macchinari e la produzione dei mezzi di trasporto in ripresa. I beni strumentali aumentano del 3,1 per cento, l'energia del 2,4 ed i beni intermedi dell'1,1 mentre i beni di consumo sono ancora fermi ad un modesto 0,5%.
La strada può essere quella di blocchi selettivi, ma solo con un'intesa di maggioranza" ma Unioncamere segnala invece che mancano i lavoratori di fronte ad un'offerta di 560mila posti di lavoro e che cresce per le aziende la difficoltà nel trovare figure adeguate con Confindustria che stima un fabbisogno di 110mila professionalità tecnico-scientifiche da inserire rapidamente nel mondo del lavoro. Quello del disallineamento tra domanda e offerta è un fenomeno molto grave diventato ancora più accentuato con l'enorme fabbisogno di competenze digitali e la problematica dei sussidi a pioggia concessi durante l'emergenza sanitaria che hanno aggravato il contesto come già accaduto negli Stati Uniti dove la ripresa è partita prima e la carenza di lavoratori è diventata un problema che sta rallentando, ed in alcuni casi bloccando, la crescita con molti americani che preferiscono continuare a beneficiare dei sussidi federali piuttosto che rimettersi a lavorare. L'Istat certifica anche con la pubblicazione degli ultimi dati come la pandemia abbia colpito con un forte calo dei consumi in modo generalizzato ricchi e poveri, Nord e Sud con una riduzione della spesa del 9% nel 2020 rispetto al 2019.
Nella stessa occasione l'Istituto di statistica ha però anche certificato una previsione di crescita del Pil per quest'anno del 4,7 per cento con una revisione al rialzo dello 0,7% .
In questo contesto così sfidante ricco di opportunità e difficoltà è necessario un forte impegno di politici, imprenditori e lavoratori per voltare pagina e partecipare tutti insieme alla ripresa ed alla rinascita del nostro paese abbandonando strategie di potere ed interessi di parte. Solo in questo modo potremo vincere la più grande sfida che l'Italia affronta dalla fine della Seconda guerra mondiale e non sprecare la sola occasione che abbiamo per rimettere in moto l'economia e garantire un futuro alle nostre famiglie ed ai nostri giovani.
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