Costo delle materie prime, ora è un problema!
All’attenzione del Governo, che si accinge alla discussione sulla legge di bilancio
In occasione del Consiglio europeo, i capi di governo hanno dovuto mettere al centro della loro agenda la tempesta perfetta dell'energia che si sta abbattendo sull'Ue e che impone la rapida ricerca di una soluzione per fronteggiare i nuovi aumenti delle bollette, per famiglie ed imprese, previsti per la fine dell'anno, e che si andranno a sommare agli incrementi di costo record degli ultimi mesi.
La crisi causata dalla ripresa economica, che dopo la fine dei vari lockdown ha provocato un improvviso aumento dei costi di tutte le materie prime ed il rallentamento della filiera della logistica (che sta già cominciando a bloccare o ridurre la crescita del Pil di tutti i paesi dell'Ue), ha trovato l'Europa completamente impreparata con le scorte di gas naturale dimezzate a causa del consumo particolarmente alto all'inizio del 2021 per il freddo anomalo e della scarsità di vento durante l'estate, cosa che ha messo fuori servizio i grandi impianti off shore del Baltico e del Mare del Nord.
In occasione di una recente audizione al Senato, il presidente dell'Authority Stefano Besseghini ha indicato per la fine dell'anno in Italia rincari che si attesteranno tra il 30 ed il 40 per cento delle bollette di elettricità e gas naturale, ribadendo che a inizio 2022 "si presenterà una situazione analoga a quella dello scorso trimestre, quando gli aumenti sono stati del 45% per l'elettricità e del 31% per il gas, poi contenuti rispettivamente al 29,8% e al 14,4% grazie all'intervento di mitigazione messo in campo dall'esecutivo con tre miliardi di euro di aiuti".
Per fronteggiare questa situazione, Bruxelles sta valutando la possibilità di acquistare e stoccare metano da mettere a disposizione dei paesi membri per fronteggiare i prossimi trent'anni in cui dovremo affrontare la fase di transizione per arrivare agli obbiettivi energetici basati sulle fonti rinnovabili e l'azzeramento delle nuove emissioni inquinanti nel 2050, senza rischiare di esporre nuovamente i cittadini e le imprese dell'Ue ad aumenti incontrollati ed incontrollabili dei costi energetici.
Da quando le economie mondiali sono uscite dalle restrizioni imposte dalla pandemia da Covid19 e l'economia mondiale ha ripreso a crescere a ritmi molto sostenuti è risultato subito evidente che le infrastrutture marittime non riescono a smaltire l'enorme traffico, con un numero sempre crescente di navi costrette a restare "in rada" per giorni ad attendere il loro turno per poter scaricare e caricare le merci.
Tutta la filiera della logistica, dai porti alle ferrovie, ai terminal intermodali ed alle autostrade, si è trasformata in un enorme imbuto ed a Natale mancheranno molti prodotti per la stagione degli acquisti di fine anno anche a causa di quanto sta accadendo in Cina dove, secondo le stime appena pubblicate da Goldman Sachs, il 44 % dell'attività industriale risente della crisi energetica e nel mese di settembre 2021 l'attività delle fabbriche cinesi è andata sotto i minimi storici del febbraio 2020 quando la pandemia aveva bloccato in casa gran parte del Paese.
Ci troviamo in un contesto in cui tutte le previsioni dei più importanti economisti si sono rivelate errate, e l'errore è stato poi ulteriormente amplificato dai media, e non ci siamo trovati davanti alla Grande depressione da Covid che era stata stimata ma ad una banale crisi dimensionalmente meno importante di quella del 2008-2011.
La vita dei cittadini sta diventando ogni giorno più difficile a causa di questa errata valutazione strategica, per l'aumento dei costi dei beni essenziali e la paradossale carenza di manodopera, dalla ristorazione ai trasporti, per l'impossibilità di far incontrare la domanda e l'offerta di lavoro a causa della mancanza di disponibilità delle due parti ad accettare di adeguarsi ad una realtà mondiale che la pandemia ha cambiato per sempre mettendo a nudo tutti i rischi, fino ad ora considerati solo teorici, di una dipendenza pericolosa da fornitori che stanno dall'altra parte del mondo e potrebbero all'improvviso cessare di mandarci i loro prodotti.
Queste tensioni stanno creando grande preoccupazione alle banche centrali, dalla Federal Reserve alla Bce ed all'autorità monetaria cinese, che temono di essere all'inizio di una fase caratterizzata da aumenti dei prezzi-salari e quindi da un rilancio durevole dell'inflazione e con un atteggiamento delle imprese che si rifiutano di pagare meglio i mestieri che si sono rivelati essenziali per la ripartenza.
Il Parlamento ed i partiti politici devono affrontare la discussione sulla legge di Bilancio che hanno ricevuto dall'esecutivo in modo attento e costruttivo, evitando il solito assalto alla diligenza che finirebbe per far perdere tempo prezioso a Draghi ed ai suoi ministri, per utilizzare al meglio le risorse disponibili che servono anche a rifinanziare misure già introdotte come l'assegno unico ed i fondi della sanità e mitigare gli effetti degli aumenti dei costi energetici, ma devono privilegiare l'aspetto della ripartenza economica del paese evitando che possano venire disperse risorse ed energie in progetti che poi non vedranno mai la luce come troppo spesso è accaduto in passato con gravi danni alle famiglie ed ai cittadini.
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