Conflitto in Ucraina: ripercussioni economiche per tutti
Sarà necessario rivedere il patto di stabilità
In occasione del World economic outlook dell'Fmi, Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale, ha confermato che a causa degli effetti del conflitto in Ucraina le stime sul Pil globale sono state riviste al ribasso con una previsione del 3,6% contro la precedente indicazione del 4,4.
Per il nostro paese l'Fmi prevede per quest'anno una crescita del 2,3%, 1,5 punti in meno rispetto alle stime di gennaio, e per il 2023 dell'1,7% con l'inflazione che non è più vista come un rischio ma un "chiaro pericolo". Resta l'incognita dell'evoluzione della guerra con il Pil russo in caduta dell'8,5% e quello ucraino del 35% e l'Europa che sacrificherà alla follia di Putin almeno un 3 % del suo prodotto.
Il commissario all'Economia Paolo Gentiloni, intervenendo al Peterson Institut for International Economics ha riconfermato: "La Russia sta usando l'energia come arma. In Europa stiamo attivamente discutendo la possibilità di ulteriori sanzioni sul petrolio e sul gas" ma al tempo stesso ha ricordato: "E' chiaro che la crescita del 4% che avevamo previsto per quest'anno è fuori portata. Vedremo un significativo impatto della guerra, particolarmente profondo per la Ue”.
Il cancelliere Olaf Scholtz ha ribadito la sua contrarietà al bando energetico russo, che avrebbe conseguenze devastanti sul Pil tedesco, con il 55% del gas e del petrolio che arrivano dalla Russia, dichiarando "Non riesco proprio a vedere come un blocco del gas possa far finire la guerra. Se Putin fosse sensibile ad argomenti economici non avrebbe mai cominciato questa folle guerra".
Christine Lagarde, presidente della Bce, nonostante tutte le precedenti smentite, è stata costretta ad ammettere che "E' molto probabile che dovremo alzare i tassi d'interesse nel corso dell'anno”: "La situazione in Ucraina è molto triste, è uno shock che ha un impatto su tutte le economie, in particolare su quella dell'Europa". Queste parole hanno suscitato grande allarme sui mercati con il rendimento dei Btp a dieci anni salito al 2,54% mentre il Bund tedesco sulla stessa durata ha toccato l'1% (0,96%) con un drammatico peggioramento dello spread dei titoli italiani nei confronti dei Bund, rispetto ad un anno fa, passato da 101 a 161 punti.
Janet Yellen, segretaria Usa al Tesoro, è pesantemente intervenuta in questo clima di grande preoccupazione per confermare che "Il Patto di stabilità è irragionevole per l'Italia e che deve essere più flessibile per fare debito quando serve a investire per rendere l'economia più produttiva e crescere" aggiungendo che "Le caratteristiche del Trattato di Maastricht hanno reso quasi impossibile introdurre una politica fiscale ragionevole in un posto come l'Italia" e che "La mia opinione personale è che ci sia bisogno di molta più flessibilità e che la conformazione del Trattato non sia compatibile con la necessità di investire nell'economia, come abbiamo fatto negli Stati Uniti, che è diventata affamata di investimenti significativi in strade, ponti, aeroporti, persone, ricerca e sviluppo e servizi per l'infanzia per un'economia equa e di successo".
Con l'aumento dei tassi di interesse passivi al servizio dei debiti pubblici dei paesi Ue e l'indebolimento della crescita la mancata rapida riscrittura delle regole stabilite nel Trattato di Maastricht, nato già vecchio e scritto da economisti che non avevano alcun contatto con l'economia e la vita reale ma vivevano in un dorato mondo accademico, finirebbe per dare maggiore forza alle mire espansionistiche della Cina e della Russia con il presidente cinese Xi Jinping che, anche in occasione del suo intervento al Boao Forum, non ha perso l'occasione per ricordare al mondo che ci troviamo di fronte ad una svolta epocale con il baricentro geopolitico globale che si è spostato verso l'Asia e ritornando a parlare della questione di Taiwan che la Cina considera parte integrante del proprio territorio e destinata alla riunificazione pacifica o meno.
L'Europa deve mostrare il suo coraggio e la sua unità non aumentando la spesa in armamenti ma dando prova della sua volontà immediata di stabilire nuove regole di convivenza che possano essere accettate in armonia sia dei paesi più ricchi e forti che da quelli più deboli e fragili.
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