Un tirchio quasi perfetto

Regia di Fred Cavayé. Interpreti principali: Dany Boon, Laurence Arné, Noémie Schmidt.

François Gautier suona in un'orchestra ed ha un solo obiettivo nella vita: risparmiare. In realtà lui è un vero e proprio tirchio al punto da non avere amici. Finché, un giorno gli capitano due eventi che gli scombussolano la vita: pensa di essere innamorato di una nuova musicista che lavora con lui e, nello stesso tempo, una ragazza si presenta da lui dicendo di essere sua figlia. Quella dell'avaro è una figura letteraria che parte addirittura da Plauto per arrivare a Pirandello e Verga con il suo “Mastro don Gesualdo”. Frad Cavayé (è suo “Giù al Nord” e sempre Dany Boon ne è l'interprete) ha nel suo bagaglio culturale, ovviamente, “L'avaro” di Molière. Insomma un personaggio grottesco nella sua tragicità, che fa ridere mettendo in mostra gli sforzi paradossali che compie il protagonista per riuscire a risparmiare anche nelle cose più ridicole. François è un uomo incapace di relazionarsi, di provare empatia, è sgradevole e antipatico con tutti, si tiene lontano da tutto ciò che implica vero affetto e vive perciò in una profonda solitudine. Infatti, come nella migliore tradizione letteraria chi è molto, molto avaro con i soldi, è spesso molto avaro anche nei sentimenti. La prima parte è decisamente la più divertente, dal momento che il regista si concentra sugli espedienti che usa François per non spendere un soldo, tanto che perfino il suo consulente bancario si preoccupa per lui. Se si può fare una critica al film è che a tratti si ha la sensazione che il regista calchi la mano su una soluzione un po' stereotipata, ma in ogni caso fa emergere la possibilità di un cambiamento. Insomma, dopo “Giù al Nord” che prendeva in giro coloro che vivono di pregiudizi, ora Cavayé mette alla berlina uno dei sette vizi capitali.
Mariangela Grilli