Vertice UE: raggiunto un accordo sui Migranti
Ecco cosa prevede il patto fra i Paesi
Riguardo ai migranti, 27 Paesi Ue (il Regno Unito si è già chiamato fuori per ovvie ragioni) hanno messo nero su bianco impegni e promesse nell’ultimo vertice UE, nella notte fra il 28 e il 29 giugno. Ora occorrerà verificare se tali promesse diventeranno realtà. Inoltre – e questo non può sfuggire a nessun leader politico presente a Bruxelles, ma neppure ad alcun cittadino italiano ed europeo – l’accordo delle 4 del mattino non blocca dall’oggi al domani gli arrivi di migranti attraverso il Mediterraneo, non cambia le regole del diritto internazionale sull’obbligo dei salvataggi in mare e sui “porti aperti”, non costringe gli altri Paesi Ue a farsi carico di una ridistribuzione dei migranti sbarcati in Italia, non impegna a una riforma del regolamento di Dublino né al superamento della regola del “Paese di primo approdo”.
Le migrazioni sono una questione europea che richiede un “approccio globale”; si concorda sul controllo delle frontiere esterne e delle rotte marittime; consenso generalizzato sulla lotta ai trafficanti e alla tratta; si riconosce che – grazie agli sforzi precedenti – gli arrivi sono diminuiti del 95% rispetto all’ondata del 2015 (e che quindi le pressioni migratorie sono infinitamente inferiori); le navi delle Ong che percorrono il Mediterraneo per salvare vite umane si devono attenere alle regole internazionali; potrebbero (condizionale d’obbligo) essere istituite “piattaforme regionali” al di fuori dell’Ue per il controllo dei migranti, ovviamente ottenendo il consenso dei Paesi interessati (diversi, tra ieri e oggi, hanno già smentito di essere disponibili). Inoltre: creazione di hotspot all’interno dell’Ue, ma solo “su base volontaria”; 500 milioni aggiuntivi al Fondo fiduciario per l’Africa (presi dal bilancio Ue, cioè sottratti ad altri investimenti). Sui rimpatri la Commissione studierà una proposta operativa. Impegno a fermare i “movimenti secondari”, ovvero quelli dei migranti che vanno da un Paese all’altro dell’Ue (il tema che stava a cuore alla Merkel).
Anzitutto non si parla più di redistribuzione obbligatoria dei rifugiati: chi ne ha sul proprio territorio deve continuare a farsene carico. In secondo luogo l’invocata riforma di Dublino e del diritto di asilo (compresa la regola del Paese di primo approdo) è rimandata sine die. Terzo: sparisce il cosiddetto Piano Marshall per l’Africa – che era stato nuovamente invocato ieri dal presidente del Parlamento europeo Tajani –, inteso a una cooperazione rafforzata per aiutare lo sviluppo e la stabilità democratica dei Paesi di origine e transito dei migranti, andando così alla radice degli stessi fenomeni migratori. Quarto: di vie legali per le migrazioni non si fa cenno, come se l’Europa con i capelli bianchi non avesse più bisogno di energie giovani.
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