Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato - La necessità della pace
Verso il Giubileo 2025 dal Papa l'appello alla pace
Domenica 29 settembre è la 110ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
"Dio cammina con il suo popolo" è il tema del Messaggio di Papa Francesco: un invito a metterci in cammino e a considerare l'incontro con il migrante come l'incontro con Cristo.
Fin dall'inizio del suo Pontificato - e ancor più oggi - il Papa continua incessante a rivolgere appelli per un mondo di pace e fraternità: è con l'impegno comune a costruire la pace nei Paesi martoriati dalla guerra che si garantisce ai migranti il diritto a rimanere nei propri Paesi di origine.
Nel Messaggio per la Giornata del Migrante 2023 - "Liberi di scegliere se migrare o restare" - Francesco sottolineava proprio la necessità dell'impegno comune di tutti, «ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune».
Da alcuni anni Francesco sceglie i Messaggi per le Giornate del Migrante per ribadire la necessità della pace quale presupposto per la fine delle migrazioni forzate: «Siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno per l’edificazione di un futuro più rispondente al progetto di Dio, di un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità» ("Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati", Messaggio per la 108ma Giornata).
E ancora: «A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso. Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace» (“Verso un noi sempre più grande”, Messaggio per la 107ma Giornata).
Un ultimo accorato appello è arrivato al termine dell'Udienza generale di mercoledì 18 settembre: «Preghiamo per la pace: non dimentichiamo che la guerra è una sconfitta. Che il Signore dia a tutti un cuore che cerca la pace per sconfiggere la guerra che sempre è una sconfitta».
Circa 100 giorni ci separano dall'avvio del Giubileo. Nella Bolla di Indizione, "Spes non confundit", il Papa indica alcuni "segni di speranza" per il prossimo 2025, scrutando i "segni dei tempi" senza cedere alla tentazione di pensare che il male e la violenza possano prevalere.
Il primo "segno di speranza" è proprio quello della pace: «L’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Cosa manca ancora a questi popoli che già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti regionali, consapevoli delle conseguenze che ne possono derivare a livello mondiale? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? (...) Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura».
Nuovamente, dunque, torna l'appello ai "potenti della Terra" affinché si impegnino di più per la pace e per eliminare le iniquità. Per questo il Papa invita a considerare, nel Giubileo, il condono dei debiti dei Paesi più poveri del mondo, «Paesi che mai potrebbero ripagarli». Anche questo è un modo per garantire la libertà di rimanere alle popolazioni di quei territori impoveriti non solo dalle guerre, ma anche dallo sfruttamento delle risorse naturali.
A GENOVA domenica 29 settembre alle ore 16 la S. Messa in Cattedrale
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