Paritarie: Usmi e Cism chiedono che siano comprese nel decreto Rilancio
Dopo lo sciopero virtuale, un primo stanziamento governativo di 150 milioni
Dopo i due giorni di sciopero virtuale dello scorso 19-20 maggio, all’insegna dello slogan #noisiamoinvisibiliaquestogoverno, le scuole paritarie cattoliche, attraverso le Conferenze dei religiosi e delle religiose in Italia (Cism e Usmi) che ne gestiscono la maggior parte, guardano con favore allo stanziamento governativo di 150 milioni di euro, di cui 80 per le scuole del ciclo 0-6 anni (in questa fascia è compreso il servizio socio-educativo, da 0 a 3 anni, che riguarda anche le scuole comunali, asili e nidi) e 70 per le primarie e le secondarie fino ai 16 anni.
In un comunicato congiunto, Usmi e Cism dichiarano di considerare comunque inadeguata la risposta, benchè questa rappresenti un primo segnale di dialogo.
Cism e Usmi auspicano che l’insolito sciopero della scuola pubblica paritaria faccia cogliere “le ragioni più profonde di un disagio civile, culturale, economico che continua a segnare e discriminare una parte civile ed educata di questo Paese che serve tante periferie e fa argine a tanta evasione scolastica”.
Le scuole paritarie, si legge nel comunicato, contano 900mila alunni, 180mila tra docenti e personale, 12mila sedi scolastiche, 14mila alunni con varie disabilità.
“Noi chiediamo – prosegue il comunicato – che il decreto Rilancio consideri che gli investimenti in educazione e formazione siano per tutto il sistema pubblico scolastico nazionale, quindi, anche per le scuole pubbliche paritarie” che sono “parte integrante del sistema dell’istruzione pubblica del nostro Paese”. Di qui la richiesta di “una libera scuola in un libero Stato, come in tutti i Paesi democratici della nostra Europa”. “Questa operazione – concludono i religiosi – costa, ma sarà una opportunità per lo Stato. Oggi, infatti, serve 1 miliardo di euro per scongiurare la chiusura del 30% di scuole paritarie, la migrazione di 300mila allievi nella scuola statale con un costo per i cittadini di 2,4 miliardi (studio Istituto Bruno Leoni). Per questo rivolgiamo a tutti i politici: salvate gli studenti e le loro famiglie e date un futuro alla cultura del nostro Paese”.
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