Il rialzo dei tassi rischia di bloccare l’economia
In Italia i salari non stanno al passo con l'inflazione
La Fed americana ha ribadito che ci vorrà un po' di tempo per riportare l'inflazione al 2% e la Bce ha deciso di muoversi sulla stessa linea molto rapidamente con una previsione di arrivare entro settembre a tassi sui depositi al 3,75% rispetto al 2,5 per cento attuale, raggiungendo il picco massimo storico toccato dalla nascita dell'euro. I titoli pubblici a due anni, che sono sempre più sensibili alla politica monetaria delle banche centrali, confermano le indicazioni di una previsione di forti rialzi in tempi molto brevi, con il titolo tedesco ai massimi da 14 anni e quello italiano da oltre dieci. In Germania il titolo a due anni rende 39 punti base in più del Bund a 10 anni ed in tutta Europa per le imprese e le famiglie l'accesso al credito sta diventando sempre più difficile e oneroso, come accaduto in gennaio con il tasso medio sui nuovi finanziamenti alle imprese che è passato dal 3,55% in dicembre al 3,7%.
Il continuo e rapido rialzo dei tassi di interesse per curare il problema dell'inflazione sta rischiando di bloccare l'economia che si trova già in grave difficoltà per l'aumento dei costi energetici e per le conseguenze della guerra in Ucraina.
La pressione sull'Unione europea e sui suoi partner, inclusa l'Italia, da parte di Stati Uniti, Russia e Cina sta diventando ogni giorno più forte e la Cina sta portando avanti una politica economica molto aggressiva facendo incetta di materie prime e siglando enormi contratti di fornitura fino al 2027 che le permetteranno di controllare i flussi di prodotto ed i prezzi.
Il mercato globale del gas liquefatto, dal Qatar agli Stati Uniti, è ormai saldamente controllato da aziende con sede in Cina, con una previsione che per la fine del 2023 il volume dei contratti sottoscritti dovrebbe raggiungere il 12% e le opzioni il 15% entro il 2027.
Il rischio di un nuovo shock energetico per i paesi dell'Unione europea è quindi sempre molto alto e crea una forte dipendenza dalle grandi potenze mondiali che dimostrano di essere interessate solo ai loro tornaconti interni.
Gli Stati Uniti hanno introdotto una normativa che favorisce le loro aziende e danneggia quelle europee che rischiano di essere messe fuori dal mercato, la Russia, nella spasmodica ricerca di risorse economiche necessarie per finanziare la folle guerra in Ucraina, ha scatenato i mercenari del gruppo Wagner nei vasti confini settentrionali del Camerun, del Ciad e del Sudan per controllare le ricche miniere d'oro della Repubblica Centrafricana con migliaia di morti e di persone che hanno dovuto lasciare le loro case.
In occasione di un recente intervento a Londra al Centre for European Reform Fabio Panetta, membro del board della Banca centrale europea, ha ricordato i rischi collegati ad una stretta monetaria che non sia abbastanza graduale come auspicato dai falchi del Nord: ci troviamo in un contesto di ripresa fragile, con un elevato tasso di incertezza, e quella della Bce potrebbe diventare una corsa pazza a fari spenti se ignorasse i tanti richiami ed avvertimenti arrivati anche dal Parlamento europeo.
Tutti gli istituti di ricerca confermano che si avvertono segnali di irrigidimento sui criteri di erogazione del credito, mentre rallenta la stessa domanda di nuovi finanziamenti da parte delle imprese e delle famiglie.
Questo fenomeno rischia di bloccare completamente l'economia, con i salari che non possono seguire il meccanismo dell'inflazione per non ricadere nel dramma degli anni Settanta ma continuano a perdere potere d'acquisto rendendo le famiglie italiane sempre più povere.
La sfida è quella di non vanificare tutti gli sforzi portati avanti per rimettere in moto una ripresa che è stata messa a dura prova dalla pandemia da Covid19, dal rialzo dei prezzi delle materie energetiche e dalla guerra scatenata da Vladimir Putin.
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