Emergenza casa, a Genova anche la Chiesa fa la sua parte
L'esperienza dei volontari della parrocchia di Santa Zita: in tre anni ben 120 i casi affrontati
In occasione della Veglia per la Vita, ospitata nella chiesa di Santa Zita lo scorso venerdì 2 febbraio, è stata presentata l’esperienza del gruppo "Emergenza Casa e Persona" della parrocchia di Santa Zita.
I responsabili di questo servizio, in un'intervista pubblicata su Il Cittadino N. 5, raccontano come è nato questo gruppo e come aiutano le persone che vi si rivolgono.
Il gruppo "Emergenza Casa e Persona" si è costituito nel marzo del 2021 per un'intuizione generata dal fatto che diverse persone, durante il periodo del Covid, hanno bussato alla porta della parrocchia per chiedere un aiuto o un sostegno nel timore di perdere la loro abitazione. Molte di loro venivano già con la lettera dello sfratto o con un decreto del Tribunale che intimava loro di lasciare la casa. Questa situazione drammatica era figlia di altri guai da cui la persona o la famiglia erano già state colpite.
"Dall'inizio della pandemia - raccontano i volontari - molte piccole attività commerciali avevano chiuso la loro attività causando la perdita di molti posti di lavoro. Nello stesso tempo i lavoratori fragili che avevano contratti precari o ancora peggio, nessun contratto, si sono trovati improvvisamente senza lavoro e quindi senza reddito". "Nel pieno della crisi queste difficoltà economico - finanziarie si sono velocemente moltiplicate caricando sulle spalle di tante persone debiti sproporzionati che non sono più riusciti a saldare. Per questo motivo, insieme al nostro parroco, abbiamo costituito un gruppo di volontari che ha iniziato a riflettere su come avremmo potuto occuparci di queste persone, anche se ci sembrava impossibile fare qualcosa che potesse essere concretamente utile".
"Come prima cosa abbiamo deciso di coinvolgere tutta la comunità, chiedendo a coloro che volevano starci di unire le forze e di provare a vivere il Vangelo in modo concreto, cercando di uscire da quegli schemi un po’ ritualisti che a volte finiscono per ridurre la fede cristiana ad un assolvimento di precetti". "Oggi possiamo dire con grande stupore che in questi tre anni i casi affrontati sono stati 120, per un totale di oltre 350 persone coinvolte. Circa l'80 per cento di questi casi si è risolto positivamente, mentre un'altra parte la stiamo ancora accompagnando".
"Vivere tutto questo sta facendo molto bene e la nostra comunità è un po’ più consapevole che quando tutti provano a mettere nelle mani del Signore i cinque pani e i due pesci si possono davvero sfamare folle numerose".
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