Dalle Acli una proposta per l’Assegno unico per i figli
Per garantire una maggiore equità a prescindere dalla dichiarazione ISEE
“L’Assegno Unico Universale per Figli rappresenta sicuramente un ottimo inizio per superare la logica dell’emergenza e della frammentarietà che spesso accompagna le politiche sulla famiglia.
Con l’Assegno Unico Universale per Figli si riduce la straordinarietà e la temporaneità di tante norme e garantisce l’universalità a prescindere dal reddito e dal patrimonio della famiglia, intanto per prima cosa assistiamo all’allargamento della platea dei beneficiari a categorie di lavoratori, come gli autonomi, che non avevano diritto a questa misura, e questo è molto positivo, ma non basta”: così Andrea Bagnasco, Presidente provinciale delle Acli di Genova, ha commentato il provvedimento del Governo in merito all’Assegno Unico per i figli.
Il Governo ha ipotizzato di coprire tale allargamento con un aumento di 6 miliardi di euro da aggiungere ai 14,2 miliardi di euro spesi complessivamente per le politiche familiari, ma questo comporterebbe però, secondo le prime stime, che un milione e 350 mila famiglie vedrebbero diminuire la quota di aiuti di cui beneficiano tra Assegni Familiari, detrazioni e bonus.
Secondo le stime delle Acli, a rischiare di più sarebbero proprio le famiglie con reddito medio-basso e con figli piccoli. Per far fronte a questa problematica, le Acli hanno predisposto un documento con alcune proposte migliorative della norma, elaborate in collaborazione con il Caf, il Patronato e l’Osservatorio Giuridico delle Acli.
La nostra Associazione chiede di mantenere, almeno finché non si metta mano ad una riforma strutturale dell’Irpef, le detrazioni fiscali per i nuclei familiari, che oggi garantiscono una vera progressività dei benefici e che invece verrebbero cancellate con l’introduzione dell’Assegno Unico.
Oggi una famiglia con detrazioni IRPEF pari a 0 ha un annullamento anche delle addizionali regionali, peraltro con notevoli differenze tra esse. Nel caso in cui le detrazioni venissero superate dall’introduzione dell’Assegno Unico, le famiglie si troverebbero a dover far fronte anche alle addizionali regionali con una diminuzione del netto percepito.
Le Acli propongono di procedere a una riforma graduale componendo l’Assegno Familiare da tre parti
La prima sarebbe quella composta mantenendo le detrazioni per i figli a carico almeno fino al varo di una norma di riforma dell’Irpef e prevedendo anche un aumento del limite di reddito dei figli per essere considerati a carico innalzato a €4.200 anche per i figli di età superiore ai 24 anni.
La seconda sarebbe quella con un importo variabile in funzione dell’ISEE.
La proposta delle Acli è quella di mantenere, all’interno della componente dell’ISEE che tiene conto del patrimonio (cioè dell’Indicatore Situazione Patrimoniale) una franchigia che permetterebbe di salvaguardare i piccoli risparmi.
Le eventuali famiglie che potrebbero vedersi ridotto l’importo rispetto a quello attuale saranno solo quelle con un patrimonio superiore ad una certa quota.
La terza parte sarebbe quella universale e indipendente da tutti i fattori economici. La prima parte corrisponde ad una spesa totale di 7,8 miliardi di euro, la seconda parte corrisponde ad una spesa di 12 miliardi e la terza parte ad una spesa di 200 milioni: in questo modo il totale della spesa per le casse dello Stato corrisponde proprio ai 20 miliardi che sono stati previsti per l’Assegno Unico.
Il sistema garantirebbe maggiore equità mantenendo l’universalità, perché gli unici che ci perderebbero rispetto al sistema attuale potrebbero essere solo quelle famiglie a reddito basso ma ISEE alto per effetto della componente patrimoniale; avremmo comunque una universalità dell’assegno che verrebbe erogato a tutti i genitori con figli, indipendentemente dal reddito o dai patrimoni; faremmo salva quel minimo di progressività dell’Irpef sulle famiglie lasciata oggi proprio alle detrazioni per i figli a carico. “La proposta delle ACLI è frutto dell’attività di ascolto del territorio resa possibile grazie alla rete di servizi, iniziative, circoli, associazioni specifiche, sportelli di Patronato e Caf che ci hanno portato ad incontrare in un anno oltre 4 milioni di famiglie”, dice Andrea Bagnasco.
“Un vero e proprio osservatorio di prossimità che ci racconta di una grande aspettativa riservata dalle persone in merito all’attuazione di questa riforma, soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione, tra cui le famiglie con figli, che sono quelle maggiormente colpite dagli effetti sociali ed economici della pandemia.
Alla luce di questo come ACLI accogliamo con favore la nuova misura dell’Assegno Unico, che rappresenta un sostanziale passo avanti, verso la depenalizzazione fiscale delle famiglie avendo come grande punto di merito la sua universalità”.
Le famiglie, infatti, rappresentano sicuramente il volano di ripartenza del Paese e per questo devono essere messe in cima alle priorità dell’agenda politica e al centro di un sistema di riforme che su temi trasversali che necessitano di un approccio sistemi. Proprio per questo auspichiamo che a questa importante innovazione sul piano fiscale, faccia seguito un forte intervento anche sul fronte dei servizi così come previsto nel Family Act”.
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