Vangeli della Quaresima nell’arte e iconografia cristiana
Verso Pasqua, un viaggio alla scoperta delle opere d’arte che l’hanno raffigurata
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo di Dio. Diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto: convertitevi e credete al Vangelo”. (Mc 1, 1-15)
Dal brano del Vangelo di Marco è tratta la formula che accompagna l’imposizione delle Sacre Ceneri, consentita per tutte le celebrazioni del giorno. Con questo semplice gesto del periodo liturgico che inizia si sottolinea, oltre all’aspetto penitenziale, anche che sia il tempo della conversione, della preghiera assidua e del ritorno a Dio Padre.
Secondo l’antica prassi, il sacramento della penitenza era pubblico e costituiva di fatto il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero poi stati assolti nella celebrazione della mattina del Giovedì Santo.
In seguito, il gesto dell’imposizione delle Ceneri – ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno precedente – si estese a tutti i fedeli e venne collocato, all’interno della Messa, al termine dell’omelia. Anche la formula che le accompagna, nel tempo, è cambiata: in origine era “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, tratto dal libro della Genesi.
La cenere con cui ci si cosparge il capo oggi ricorre spesso nel testo biblico e assume un duplice significato. Innanzitutto indica la fragile condizione dell’uomo di fronte al Signore, come evidenzia Abramo che parla a Dio nella Genesi: “Riprese Abramo e disse: ‘Ecco che ricomincio a parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…’” (Gen 18,27). Anche Giobbe sottolinea il limite profondo della propria esistenza: “Mi getta nel fango, e mi confondo con la polvere e con la cenere” (Gb 30, 19).
Ed ecco altri esempi dal Libro della Sapienza e dal Siracide: “Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo nati.
È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore.
Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera” (Sap 2, 2-3); “Perché mai s’insuperbisce chi è terra e cenere? Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti” (Sir 10,9); “Esso sorveglia le schiere dell’alto cielo, ma gli uomini sono tutti terra e cenere” (Sir 17,27).
La cenere, infine, è anche un segno concreto di chi si è pentito e con cuore rinnovato riprende il proprio cammino verso il Signore, come si legge nel Libro di Giona in cui il re di Ninive, ricevuta la notizia della conversione del suo popolo, si siede sulla cenere, e in quello di Giuditta in cui gli abitanti di Gerusalemme che vogliono pregare Dio perché intervenga a liberarli, si cospargono il capo, appunto, proprio con la cenere.
Ma perché il rito dell’imposizione delle Ceneri con cui si apre la Quaresima non trova diffusione nell’iconografia cristiana? “Il Mercoledì delle Ceneri” non è rappresentato perché non è un episodio della vita di Cristo, ma è un insegnamento di Cristo.
L’arte si è incentrata più che sulle parole che Cristo ci ha detto, sulla vita di Cristo, sui misteri di Cristo”.
Trova invece molto spazio nella tradizione dell’iconografia cristiana la rappresentazione di alcuni episodi del Vangelo che leggeremo in queste domeniche di Quaresima che ci porteranno alla Santa Pasqua. Un periodo forte che la Chiesa propone ogni anno in vista della celebrazione della Resurrezione di Gesù.
Rispondendo all’esigenza umana di “vedere l’opera di Dio”, l’arte sacra adempie alla chiamata a dare forma visibile e concreta a ciò che la liturgia propone. Dal Concilio di Nicea II del 787 raffigurare il Cristo nelle opere d'arte è stato dichiarato conforme alla verità dell'Incarnazione.
Le immagini per la Chiesa sono divenute obbligatorie, perché a volte per parlare di Dio aiuta di più vedere un’immagine che non tante parole.
L’immagine cristiana è legata all’evento di Dio che in Gesù ha preso un volto.
L’arte sacra ha da sempre associato le feste liturgiche ai “misteri” o episodi della vita di Cristo.
Interi cicli pittorici seguono infatti fedelmente ciò che propone la liturgia. L’arte rappresenta ciò che la liturgia vive. Si parte dall’episodio delle tentazioni con la grande domanda posta a Gesù dal diavolo: “Tu sei Figlio di Dio?”.
Si prosegue con la Trasfigurazione e poi con la Samaritana al pozzo, la guarigione del cieco nato e la resurrezione di Lazzaro.
Tutti episodi tratti dal Vangelo di Matteo e di Giovanni.
Preghiera, digiuno ed elemosina sono i compagni di viaggio del cammino quaresimale: azioni richiamate con forza dalle Sette Opere di Misericordia rappresentate nell’arte svariate volte, ma associate nell’immaginario collettivo al capolavoro realizzato intorno al 1607 da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio conservato al Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Nella foto: Duccio di Buoninsegna - Gesù appare agli apostoli, 1311, Museo dell'opera del Duomo Siena.
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