Lettura, valore essenziale per il benessere dell'uomo
Bilancio di un anno di pandemia, intervista al direttore della libreria San Paolo
La pandemia ha portato a una rivoluzione nella cultura e nell’editoria: il libro è stato riconosciuto come un bene essenziale, al pari del pane o di un farmaco. Così, nelle chiusure a intermittenza iniziate dallo scorso autunno, le librerie hanno tenuto aperto anche in zona rossa, mentre nel primo lockdown avevano abbassato le saracinesche. In un paese dove si legge poco e dove si parla spesso della mancanza di riferimenti culturali è davvero una novità da evidenziare. Ne abbiamo parlato con Luca Valenziano, direttore della Libreria San Paolo di piazza Matteotti, a cui abbiamo chiesto anche una sorta di bilancio di questo anno di pandemia.
La lettura è stata riconosciuta un bene essenziale per l’uomo; come avete percepito e vissuto questa ‘svolta’ nel vostro lavoro?
Naturalmente è stato per noi uno slancio nel lavoro di ogni giorno, credo che sia un dato antropologico molto forte che probabilmente è stato sottovalutato e considerato soltanto dal punto di vista commerciale. E’ stato riconosciuto che l’uomo non può stare senza leggere! Non è cosa da poco.
Altro dato da sottolineare, il valore della carta: è fondamentale avere un legame personale e quasi intimo con quell’oggetto chiamato libro, fatto appunto di carta, che non è elettronico ed è svincolato da qualsiasi apparecchio digitale e geolocalizzato, quindi in qualche modo rintracciabile; un’esigenza resa probabilmente più forte dallo ‘stress da tecnologia e da schermo’ a cui siamo sottoposti tutti i giorni. Il lettore instaura con il libro una sorta di rapporto viscerale, del tutto personale. La lettura cartacea è un’esperienza unica, che non può essere sostituita da quella digitale, un fenomeno certamente diffuso e utile soprattutto nei luoghi dove manca una libreria fisica. Ma posso dire che sono tanti i cosiddetti ‘pentiti digitali’, ovvero coloro che lecitamente e con criterio hanno provato questa modalità di lettura, ma che sono stati alla lunga delusi.
Che bilancio si sentirebbe di fare paragonando le caratteristiche del lettore prima e con la pandemia?
Dopo il primo lockdown siamo stati per fortuna sempre aperti e questo ci ha permesso di recuperare gradualmente la nostra clientela. Posso dire che abbiamo trovato un lettore più consapevole dopo la chiusura e anche nuovi lettori. Il ‘vecchio’ utente riconosce e conferma che la lettura è una parte importante della sua vita per conoscere la realtà e per farsi un’idea personale e motivata. Questo è collegato a un desiderio di libertà rispetto al sentire dominante, quindi all’intenzione di prendere decisioni nella propria vita non perché gli è stato detto, ma perché ci crede veramente. Potrei definirlo anche un lettore orgoglioso di esserlo, perché leggere aumenta lo spazio e il grado di consapevolezza, così come la sensazione di essere agente nella realtà e non soltanto ricevente. Leggendo ci si confronta con i fatti e anche con la loro interpretazione, aumentando quindi il grado di libertà, non sentendosi solo un soggetto passivo.
NELL'EDIZIONE CARTACEA E DIGITALE DE IL CITTADINO LA VERSIONE INTEGRALE DELL'INTERVISTA
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