L'Arca processionale del Corpus Domini
Terminata nel 1612 e oggi conservata nel Museo del Tesoro della Cattedrale
La seconda delle solennità del Signore che esplicitano nel tempo ordinario il senso della Pasqua è il Corpus Domini, celebrato la seconda domenica dopo la Pentecoste.
La festa del Corpus Domini è un caso tipico di devozione popolare: specialmente la processione. In effetti, quando il Papa Urbano IV stabilì detta festa tenne conto della convenienza di additare al popolo fedele la necessità di tributare il culto di adorazione a Cristo Signore presente nell’Eucarestia anche oltre la celebrazione del divin sacrificio della Messa.
Ciò spiega come in seguito alla bolla Transiturus, il popolo iniziò con speciale fervore a celebrare con entusiasmo e devozione la festa del Corpus Domini. All’inizio lo fece solamente con la partecipazione alla solenne santa Messa. In un secondo momento con la partecipazione corale e festosa alla processione. La prima celebrazione della processione ebbe luogo a Colonia. In seguito si estese alla Francia, all’Italia e all’Inghilterra.
A Genova, le autorità sono intervenute alla processione del Corpus Domini fin dalla sua prima istituzione, intorno probabilmente alla metà del XIV secolo. Il dato è ricavato dall’annalista Giustiniani che per primo racconta di come il doge Simon Boccanegra (1339-1344) abbia accompagnato il Santissimo Sacramento e «con le proprie mani portasse la fiaccola accesa». La devozione del «Santissimo Corpo di Christo» assume forma solenne solo nel 1386 e il governo la gestisce soprattutto attraverso la regolamentazione delle trentasei «mobbe», cioè dei gruppi di otto persone, quattro nobili e quattro popolari, che avevano il compito di reggere le aste del baldacchino, per segmenti successivi e determinati dell’itinerario previsto. Ma il significato civile dell’evento è soprattutto messo in luce dall’esistenza di testimonianze relative ai contributi stanziati dal Comune e da privati cittadini per l’apparatura delle strade con drappi e decorazioni floreali, proclami che ancora nel XVI secolo, la Repubblica, quasi annualmente, si preoccupa di promulgare.
Nel caso particolare del Corpus Domini, una norma della fine del Trecento, per esempio, concede il privilegio di portare il baldacchino a ventiquattro cittadini, dodici per ognuna delle due parti guelfa e ghibellina della città. Così nell’occasione specifica, le fazioni vengono riconciliate nel trasporto del Cristo della Pace. Nel 1459, gli statuti dei Padri del Comune stabiliscono per la festività un dono annuale di dodici torce e l’elezione di dodici cittadini che, in abito cerimoniale, accompagnino con le dette fiaccole, la cassa del Santissimo Sacramento.
L’importanza politica dell’evento è anche rivelata dalla decisione di alcuni dogi di prendere parte di persona alla cerimonia: sempre l’annalista Giustiniani riferisce di come Barnaba Guano, nel 1415, si offra di reggere una delle aste del baldacchino processionale.
Nel XVI secolo fu crescente il numero delle confraternite e delle compagnie dedicate al «Corpo di Cristo» e la festa venne organizzata direttamente dalla Repubblica. Nel 1553, gli Anziani commissionano un tabernacolo per il trasporto del Santissimo ma l’arca in argento è un dono pubblico e non di privati cittadini. La Repubblica diventa responsabile dell’organizzazione di ogni aspetto della cerimonia del Corpo di Cristo, dai proclami per la pulizia e decorazione delle strade alla definizione delle modalità e delle precedenze nella processione. Per il XVI secolo allora nuovamente significativi diventano i trattati cerimoniali, soprattutto quelli di Gerolamo Bordonio Sermonetano, laddove annotano possibili e significative modifiche al rituale.
Il valore cittadino di questa festività è testimoniato dall’Arca processionale del Corpus Domini commissionata dai Padri del Comune proprio per la solennità e oggi conservata al Museo del Tesoro della Cattedrale. L'arca venne realizzata per portare in processione, lungo le vie cittadine, un’ostia consacrata il giorno della festa del Corpus Domini.
La commissione spettò alla magistratura dei Padri del Comune nel 1553, ma il lavoro, che coinvolse argentieri genovesi, fiamminghi, tedeschi e lombardi, e comportò anche cambiamenti del progetto, venne portato a termine solo nel 1612.
Da recenti studi infatti è emerso che dal 1564, visto che il lavoro non era stato ancora portato a termine, i Padri del Comune incaricarono alcuni artigiani fiamenghi, introdotti come mercenari della guardia del Doge, di portare avanti la commissione.
Alla base sono teste di angeli, nella parte centrale rilievi con le Storie della Passione, dall'Ultima Cena alla Sepoltura di Cristo, alternate dalle figure degli Apostoli. Sul coperchio, seduti su troni, i profeti, e angeli con candelieri e simboli della passione. Sull'ultimo gradino le quattro Sibille, due per parte, in posizione speculare, e a coronare il tutto un ostensorio in forma di ciborio.
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