Catechesi nell'arte - La rappresentazione della Natività
Raffigurata anche da Sandro Botticelli e da Caravaggio
La rappresentazione della Natività di Cristo ha origini antiche. Già nelle Catacombe di epoca romana, quando i primi Cristiani erano costretti a professare la loro fede religiosa in clandestinità a causa delle persecuzioni, è possibile ritrovare esempi raffigurativi della Natività, semplici immagini di Maria che tiene in grembo il Bambin Gesù. Successivamente, con la libertà di professare liberamente la fede cristiana, grazie all’Editto di Galerio che nel 311 d.C. poneva fine alle persecuzioni e soprattutto all’Editto di Costantino che due anni dopo sanciva nuovamente la libertà di culto anche per i cristiani, le chiese furono presto decorate con scene della Natività di Cristo.
Intorno al XII secolo fu poi la volta delle prime rappresentazioni scultoree e nel 1223 San Francesco diede vita al primo Presepe vivente della Storia.
Nel 1283 fu Arnolfo di Cambio a scolpire le prime statuette per creare il presepe come noi oggi lo conosciamo. Erano otto statuette di legno che rappresentavano la Natività insieme alle figure dei Magi. Questo presepio è ancora oggi visibile, conservato presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Questa sacra rappresentazione, sottoforma soprattutto di statuette, arrivò anche nelle case della Nobiltà, il suo uso spinto anche dalle parole benevole pronunciate da Papa Paolo III durante il Concilio di Trento (1545-1563).
I personaggi all’interno del Presepe assumono significati particolari oltre alla loro stessa figura. Il bue e l’asino rappresentano rispettivamente gli Ebrei ed i Pagani, coloro cioè che non colsero la venuta del Messia e perciò lo condannarono a morte. I pastori, sempre presenti nel presepe, sono simbolo dell’umanità, che sarà salvata dall’estremo sacrificio di Cristo sulla croce. L’adorazione di Maria e Giuseppe nei confronti del Bambino ne sottolinea la sua natura divina e di essere speciale. I Magi sono poi simbolo delle tre età dell’uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia, o secondo altre interpretazioni rappresentano le tre razze in cui si divide l’umanità, descritte nel racconto biblico: semiti, camiti e giapetici. I doni che invece portano in regalo avrebbero il ruolo di indicare la complessa natura di Gesù: la mirra a rappresentarne l’aspetto umano, l’incenso la divinità e l’oro la sua figura di Messia. La Natività fu inoltre soggetto per molti artisti del Quattrocento italiano. A rompere con rigidi schematismi e raffigurazioni geometriche del primo Quattrocento fu certamente Sandro Botticelli che inserì nella sua “Natività Mistica” (nella foto), datata 1501 e conservata oggi alla National Gallery di Londra, forti innovazioni stilistiche e rappresentative.
Il dipinto rappresenta l’adorazione di Maria, Giuseppe, pastori e Magi del Bambino Gesù, posto al centro della scena su un telo bianco. Il Bambinello è posto all’interno di una grotta con alla sua sinistra la Vergine adorante e alla destra un Giuseppe pensieroso; la grotta presenta un’apertura sul fondo così da far intravedere lo sfondo naturale in lontananza. Non mancano l’asinello e il bue simboli di Ebrei e Pagani. Tutt’intorno alla Sacra Famiglia si avvicendano diverse figure, con un andamento ritmico incalzante che ricorda quasi quello di un balletto. Due angeli ai lati portano rami d’ulivo, simbolo di pace, mostrando a Magi e pastori l’evento miracoloso della nascita di Gesù. In basso Angeli e uomini si ritrovano abbracciati a rimando della venuta del Giudizio finale, quando l’umanità si ritroverà in comunione con Dio, conquistata grazie al sentimento di fratellanza e alla preghiera. Curiosa è la presenza di alcuni diavoletti che fuggono infilzandosi con i loro forconi, simbolo della prossima liberazione dell’umanità dal male grazie al sacrificio di Cristo. Sopra la tettoia che ripara la grotta sono posizionati tre angeli vestiti rispettivamente di bianco, rosso e verde a ricordare le tre virtù teologali ossia Fede, Carità e Speranza. Al di sopra della scena madre è dipinto un carosello di dodici angeli disposti a semicerchio dando particolare ritmo e movimento alla composizione. Botticelli inserisce elementi visionari, nuovi in un contesto di richiamo comunque alla tradizione pittorica fiorentina del suo tempo.
Molti furono gli artisti che anche nei secoli successivi si cimentarono nella rappresentazione della Natività. Uno fra tutti Caravaggio che nel 1600 dipinse la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi”. Quest’opera rispecchia totalmente lo stile del Merisi, il realismo della scena è palpabile, la rappresentazione del vero accentuata dall’utilizzo come modelli di persone del volgo, gente comune, emarginati e poveri, colti in atteggiamenti spontanei e realistici. I giochi di luci ed ombre, caratteristici dei quadri di Caravaggio, donano un senso di drammaticità all’evento. San Giuseppe si presenta a noi molto più giovane rispetto alla consueta sua rappresentazione, raffigurato di spalle, vestito di un verde manto. La Vergine Maria appare come una donna del popolo, dai tratti comuni, non c’è divinizzazione della sua figura, ma anzi il suo sguardo malinconico ci restituisce una madre preoccupata e triste per il futuro già preannunciato del figlio. A sinistra possiamo ritrovare San Lorenzo, mentre a destra è collocato S. Francesco d’Assisi probabilmente in onore dei Francescani che gestivano l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo a cui era destinata l’opera. Il bue e l’asinello sono posto in secondo piano, l’asino è quasi difficile da scorgere, si compenetra con lo sfondo in ombra. Al di sopra del Bambinello, poggiato su un cumulo di paglia, vi è un angelo a simboleggiare la gloria divina. Nella Natività palermitana ogni personaggio è colto in un atteggiamento spontaneo: San Giuseppe, relativamente giovane rispetto all'iconografia tradizionale, volge le spalle allo spettatore, è avvolto in un manto verde e dialoga con un pastore che si trova dietro la figura di san Francesco d'Assisi. La presenza di San Francesco è sicuramente un tributo all'Oratorio, che all'epoca era passato alla Venerabile Compagnia a lui devota costituitasi già nel 1564. La figura a sinistra è San Lorenzo. La Madonna, qui con le sembianze di una donna comune, ha un aspetto estremamente malinconico, e forse già presagisce il destino del figlio, posto sopra un piccolo giaciglio di paglia: sarebbe la stessa modella che compare nel dipinto Giuditta e Oloferne. La testa del bue è chiaramente visibile, mentre l'asino si intravede appena. Proprio sopra il Bambino vi è infine un angelo planante, simbolo della gloria divina. Ciò che conferisce particolare drammaticità all'evento è il gioco di colori e luci che caratterizzano questa fase creativa del pittore. Caravaggio si conforma alle direttive della Controriforma uscite dal Concilio di Trento, che aveva assimilato mediante il neo-pauperismo di San Carlo Borromeo. Contro le eresie luterane, la povertà e la semplicità non sono più proposte come due pesti da evitare, ma come due opportunità di riscatto dal peccato per la vita eterna.
Ilaria Brigati
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