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Presepe, cuore del Natale!

Dal presepe di Greccio alle rappresentazioni della Natività a Genova

Presepe, cuore del Natale!

Nella Basilica Superiore di Assisi, dove si ammirano gli affreschi di Giotto, una delle scene più famose è quella del Presepe di Greccio, la cui didascalia recita: "Come il Beato Francesco in memoria del Natale di Cristo fece preparare un presepe, portarvi del fieno, un bue e un asinello; quindi predicò della nascita del Re povero e mentre il sant'uomo parlava un certo cavaliere vide proprio il bambino Gesù in luogo di quello che il santo aveva portato". Greccio è un paese del Lazio ai confini con l'Umbria, un luogo dove San Francesco si recò più volte e dove, dal 1223, viene datata l'invenzione del Presepe.
All'epoca di Francesco, per la celebrazione del Natale molti sacerdoti posavano sull'altare una tavola raffigurante la natività, ma la novità fu l'aver creato l'ambiente della nascita di Gesù e avervi posto due animali veri, due elementi che ancora oggi si tramandano in ogni presepe: il bue e l'asinello. Anche se non c'erano le figure di Maria e Giuseppe, probabilmente San Francesco poté narrare in modo quanto mai vivido il miracolo dell'incarnazione di Gesù. Forse il Bambino era rappresentato da una statuetta, poiché difficilmente un bimbo piccolo in carne e ossa avrebbe potuto sopravvivere esposto per qualche ora alla temperatura di una notte invernale di un paese di montagna. Ma con questo gesto Francesco fece capire il miracolo della notte di Natale e che per riviverla non era necessario arrivare fino a Betlemme. Una piccola Betlemme era già lì, a Greccio.
E' la prima volta che abbiamo un presepe "vivente", non è però la prima volta che esso viene rappresentato.
Pensiamo alla stessa Basilica di Santa Maria Maggiore, una delle prime chiese di Roma: la chiesa fu edificata da Papa Liberio nel IV secolo, ma nel VII secolo prese il nome di Santa Maria in Presepium, poiché vi portarono alcune reliquie dalla Palestina, tra le quali la mangiatoia (preasepium) dove venne posto un Gesù Bambino. Secoli dopo, nel 1288, Papa Niccolò IV, primo Pontefice francescano, dunque particolarmente devoto al culto della natività, commissionò un presepe allo scultore Arnolfo di Cambio. Oggi questo presepe scolpito è custodito nel Museo di Santa Maria Maggiore; probabilmente secondo gli esperti subì danneggiamenti nei secoli: la Madonna si presenta seduta con il Bambino in braccio, ma secondo l'iconografia del tempo di Arnolfo, la statua della Madonna doveva presentarsi coricata su un fianco mentre si sporge ad osservare Gesù posto nella mangiatoia. Inoltre, doveva trattarsi di figure ad alto rilievo, delle quali si ammirano ancora Giuseppe, il bue e l'asinello e due dei Re Magi. Sempre secondo gli storici la posizione delle figure fanno pensare che la scena della natività fosse ambientata all'interno di una casa.

La natività è una delle raffigurazioni più sentite in tutto il mondo cristiano: rappresenta l'incarnazione di Dio in Gesù Cristo ed ogni elemento concorre a far riflettere, a gioire di questo miracolo.
Gli elementi imprescindibili di ogni presepe sono i seguenti: Gesù Bambino, che di solito si aggiunge alla mezzanotte di Natale; Maria e San Giuseppe; il bue e l'asinello; la stella e l'angelo. Con l'Epifania, i tre Re Magi.
Oltre a Maria, che soprattutto nelle natività di stampo orientale viene rappresentata quasi sempre sdraiata accanto alla mangiatoia intenta a guardare il Bambino, vi è naturalmente San Giuseppe.

Sempre nel presepe di Arnolfo di Cambio San Giuseppe è un po' arretrato rispetto alle figure centrali di Maria e Gesù, quasi in una contemplazione fatta di amore e di rispetto reverenziale verso la Vergine e il Bambino; nei nostri presepi quasi sempre è posto accanto a loro in atteggiamento di preghiera; ma non sono mancate alcune natività, come quella di Vitale da Bologna, in cui Giuseppe è intento a versare l'acqua in un catino, posto sopra il fuoco acceso, per lavare il Bambinello. Un segno della cura e della custodia che avrà sempre Giuseppe nei confronti di Maria e Gesù! Infine, nell'iconografia più classica, oltre ad essere in atteggiamento di preghiera, lo vediamo con un bastone in mano o con una lanterna, per far sì che tutti possano guardare il Bambino.
Accanto alla mangiatoia non possono mancare il bue e l'asinello. La loro presenza non è menzionata nei Vangeli, ma è legata sia ad un passo dell'Antico Testamento - nel libro del profeta Isaia si legge infatti: "Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone" (Is 1, 3) -, sia ad una tradizione fortemente diffusa nel popolo cristiano e acconsentita dalla Chiesa. La presenza dei due animali si consolidò talmente che oggi sarebbe impensabile allestire un presepe senza il bue e l'asinello che, con il soffio delle loro narici, riscaldano il corpo del Bambino. Un modo per affermare ancora una volta, la venuta di Dio nel mondo nella fragilità della carne e dunque bisognoso, come tutte le creature, di cure.

I Re Magi: di loro ci parla l'evangelista Matteo (Mt 2, 1-2). "Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo di Erode, ecco, alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la stella e siamo venuti ad adorarlo". Anche la stella viene menzionata nel Vangelo di Matteo: "Ed ecco la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono". Infine, sempre Matteo menziona i doni dei Re Magi: oro, incenso e mirra.
Noi siamo abituati a introdurre i re Magi nel giorno dell'epifania (manifestazione, rivelazione) poiché essi rappresentano coloro che, da molto lontano, vengono ad adorare Gesù. In realtà nell'iconografia cristiana le loro figure compaiono già nelle catacombe romane di Priscilla (III sec.) e a poco a poco la tradizione cristiana le arricchisce di particolari fino a stabilirne il numero di tre e attribuendo loro i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Li facciamo comparire prima da lontano, poi sempre più vicini fino ad essere alla presenza di Gesù. Ed è ancora Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova, che raffigura una bellissima Adorazione dei Magi, con la stella cometa in cielo, al di sopra del tetto della capanna (Proprio al tempo in cui Giotto realizza gli affreschi nella Cappella, era stata visibile, nei cieli italiani, la cometa di Halley!).

Naturalmente il presepe si arricchisce dei pastori con il gregge, ai quali un angelo si presenta annunciando loro "una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato il Salvatore che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 'Gloria a Dio nell'alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che Egli ama" (Lc 2, 9-12). Un angelo viene posto sulla grotta o sul tetto della stalla allestita per il presepe e che sia una o l'altro… un riparo è necessario per dare protezione alla Sacra Famiglia. E qui vediamo che nei secoli le tradizioni locali non mancano. La diffusione del presepe è andata via via sempre più allargandosi e da Greccio e dal Trecento, si diffuse in tutta Italia; prima nelle chiese, poi nelle case dei nobili con statuine molto pregiate e che ancora oggi sono ammirate.

La rappresentazione della natività conosce un periodo di grande bellezza soprattutto a partire del Seicento e in particolare a Bologna, a Napoli e a Genova.
A Genova il presepe conosce intagliatori formatisi nelle botteghe di artisti famosi come il Maragliano e nelle case nobiliari le statuine vestono abiti eleganti; nel tempo il presepe viene allestito anche nelle case più semplici; si arricchisce di personaggi che vanno dal falegname, al fabbro, al cavaliere, alla nobildonna come alla lavandaia per ribadire che Gesù è venuto al mondo per tutti. Inoltre ancora oggi nelle chiese o nelle piazze del genovesato l'ambientazione è legata ai materiali e ai mestieri: si depone il Bambin Gesù tra le reti dei pescatori o nella stalla o nella grotta fatta con l'ardesia della Val Fontanabuona. Insomma, il Presepe presenta una "scenografia" che va dal borgo marinaro alle fasce di ulivi, dai muri a secco e le creuze alle montagne innevate, fino al paesaggio d'oriente con le palme e il deserto.
Dal 2007 a Manarola (nelle Cinque Terre) l'8 dicembre si accende un presepe che copre l'intera collina! Ma che sia all'interno di case nobiliari, o fatto dai bambini, o in chiesa dove in molti collaborano anche con "impianti" che fanno scorrere l'acqua nei ruscelli o che sgorga dalle fontane, con le luci che alternano il giorno e la notte e con la cometa, il presepe rimane un momento per accostarsi sempre, grandi e bambini, con rinnovata meraviglia e gioia all'evento della nascita di Cristo.

Fonte: Il Cittadino
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