Pellegrini o vagabondi?
Il Giubileo sia occasione per riscoprire il senso della vita e il traguardo dell'esistenza terrena
Il prossimo 24 dicembre inizierà il Giubileo che, per volontà di Papa Francesco, avrà come tema fondamentale quello della Speranza cristiana. Essa "non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall'amore divino" (Spes non confundit, 3).
Nell'imminenza dell'inizio dell'Anno Santo, che sarà sicuramente per tante persone un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, vogliamo approfondire un segno particolare che contraddistingue il Giubileo: il pellegrinaggio. Esso è addirittura richiamato nel titolo "Pellegrini di Speranza" che è stato scelto per questo appuntamento giubilare. Comprendiamo, pertanto, quanto sia importante concentrare la nostra attenzione su questa tematica.
Papa Francesco ci ricorda che "appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino che ha bisogno di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l'incontro con il Signore Gesù" (Spes non confundit, 5).
Il pellegrinaggio, infatti, simboleggia il cammino personale del credente sulle orme del Redentore ed esprime il senso della nostra esistenza umana. Essa, come affermava San Giovanni Paolo II, "è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre" (Tertio millenio adveniente, 35).
L'etimologia della parola è chiara e ci aiuta a comprederne appieno il significato. Pellegrinaggio deriva dal latino per ager, che significa “attraverso i campi”, oppure per eger, che significa “passaggio di frontiera”: entrambe le radici rammentano l’aspetto distintivo dell’intraprendere un viaggio.
Nella Bibbia Abramo riceve dal Signore l'invito a mettersi in cammino quando il Signore stesso gli dice: "Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò" (Gen 12,1). E lui, fidandosi del comando di Dio, parte per un viaggio la cui meta era sconosciuta e raggiunge la Terra Promessa.
Nei Vangeli è il ministero di Gesù che si sviluppa in un viaggio che inizia in Galilea e si conclude a Gerusalemme, nella Città Santa, con la Sua morte e Risurrezione. Questo cammino che il Signore ha percorso con la prima comunità dei discepoli, gli apostoli, è lo stesso che vogliamo percorrere anche noi oggi.
Il cammino della vita e il cammino della fede hanno tanti punti di contatto. Papa Francesco afferma che "mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità" (Spes non confundit, 5). Effettivamente il senso di una esistenza è illuminato pienamente solo dalla luce di Cristo e del Suo Amore.
Mettersi in cammino non significa semplicemente cambiare luogo, ma trasformare se stessi. La domanda iniziale da farsi è: voglio partire? Senza la ferma decisione di intraprendere un percorso nuovo, sarà difficile vivere un’esperienza di conversione, di cambiamento della propria esistenza per orientarla verso la santità di Dio.
Tante sono le proposte che a Roma verranno presentate ai numerosi pellegrini che arriveranno: vari itinerari di fede (nuovi e di antica tradizione, come quelli delle Catacombe o delle Sette Chiese), luoghi da scoprire, catechesi, riti e liturgie. Inoltre la contemplazione del creato e delle opere d'arte condurrà a ringraziare Dio per le meraviglie da Lui compiute nei segni della natura e dell'ingegno umano.
È interessante l'espressione che papa Francesco suggerisce a proposito delle chiese giubilari, affermando che esse "potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione" (Spes non confundit, 5). Infatti in un percorso è fondamentale avere delle tappe per raggiungere la meta e per dissetarsi dopo le fatiche del viaggio. Solo così potremo recuperare energie e forze per riprendere il cammino della vita nella carità e nel servizio del prossimo. La confessione è un punto fermo di questo cammino in cui riconosciamo i nostri limiti, ma li offriamo al Signore chiedendo perdono dei nostri peccati.
Il viaggio dell'esistenza umana inizia con un atto di verità: riconoscere che "non siamo gli dei di noi stessi", per lasciare che Dio entri nel nostro cuore. Il Papa auspica che questo tipo di oasi possa essere presente in modo capillare e diffuso, per venire incontro alle esigenze spirituali dei pellegrini.
Il tema del pellegrinaggio è richiamato anche nella liturgia della solenne apertura dell'Anno giubilare, perché nella Bolla di Indizione del Giubileo Spes non confundit è specificato che "il pellegrinaggio da una chiesa, scelta per la collectio, verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla Parola di Dio, accomuna i credenti" (n. 5).
L'invito ad essere "Pellegrini di speranza" ci suggerisce una domanda semplice: quale è l'obiettivo del mio cammino? Può capitare, infatti, di essere una persona che cammina (anche tanto!), ma senza una meta da raggiungere (forse perchè confuso, forse perchè non ho scelto in che direzione muovermi, forse perchè ho smarrito la strada...).
Pertanto, sono un pellegrino o un vagabondo?
Il Giubileo che ci apprestiamo a vivere sarà una grande occasione per riprendere le fila della nostra vita e per riscoprire quale sia il punto d'arrivo e il traguardo della nostra esistenza terrena.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento