Un percorso sinodale per il lavoro
Intervista a don Giampiero Carzino, Coordinatore dell’Ufficio Lavoro
Una Messa dedicata al mondo del lavoro per celebrare la solennità di San Giuseppe. Una tradizione che viene da lontano per la Diocesi di Genova e quest’anno, immersi nel cammino sinodale, don Gian Piero Carzino, coordinatore dell’Ufficio del Lavoro, Problemi Sociali e Custodia del Creato, approfondisce questo legame tra la Chiesa e il mondo del lavoro e in quale direzione si vuole camminare.
Festa di San Giuseppe e mondo del lavoro, qual è il legame tra questi due ambiti? Quale il significato di una Santa Messa in occasione di questa festività?
Quel giorno la S. Messa ricorda la paternità di Giuseppe, il custode di Gesù in terra e quindi l'aspetto paterno. E il fatto che è stato lavoratore, colui che ha insegnato a Gesù a lavorare e quindi per noi è un momento importante perché vogliamo ricordare come la dignità delle persone, nel mondo e nella famiglia, dipenda proprio dal lavoro. Il fatto di avere un’occupazione, poter sviluppare sé stessi significa avere una prospettiva. Fu un’idea del Card. Canestri di celebrare nel giorno della festa di San Giuseppe l'aspetto proprio della dignità del lavoro. Quindi un momento di preghiera, di attenzione alla dimensione del lavoro, della vita delle persone e anche un momento di riflessione su come questo possa essere sviluppato e vissuto nella nostra città.
Mons. Luigi Molinari, Direttore ARMO, in occasione della scuola di formazione politica ha delineato una panoramica delle criticità e prospettive del lavoro nella città di Genova. Come può la Chiesa fare la sua parte per favorire il lavoro, e aiutare a superare anche le criticità?
Molto spesso vivendo all'interno dell’ambiente di lavoro veniamo proprio a conoscere dal vivo quelli che possono essere i problemi, a volte perfino prima che scoppino in pubblico, e credo che il ruolo della Chiesa sia almeno duplice. Da una parte sicuramente l'aspetto di vicinanza e di sostegno nei casi di difficoltà: è accaduto qualche volta la necessità di mettere in evidenza come certe situazioni potessero essere critiche per le famiglie, dove era necessario intervenire. L'altro aspetto importante è quello che, venendo a conoscenza di queste realtà, si può anche cercare di mettere in contatto, in comunicazione - come terza parte non coinvolta nella disputa - elementi che invece non si parlano oppure addirittura poter far conoscere queste realtà alle parti politiche che poi devono intervenire con dei dati, con gli elementi presi dall'interno, non necessariamente quelli che sono pubblicizzati all'esterno nella stampa, permettendo così di sollecitare un intervento ben documentato.
Il testo completo dell'intervista è pubblicato su Il Cittadino N. 10
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