Comunità diocesana
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Sosteniamo i sacerdoti! Don Alvise Leidi, 10 volte parroco nel Gaviese!

Il Cittadino affianca la CEI nel raccontare le storie di tanti sacerdoti diocesani: sosteniamo il loro servizio con un'offerta 

Sosteniamo i sacerdoti! Don Alvise Leidi, 10 volte parroco nel Gaviese!

Continua l’impegno de Il Cittadino nella promozione delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti, in sinergia con la CEI e la Federazione Settimanali Cattolici.
In Italia oggi ci sono 32.000 sacerdoti. Il loro sostentamento, dal 1990, è affidato esclusivamente alle comunità e ai fedeli. È importante diffondere il più possibile questa informazione nelle parrocchie e nei gruppi.
Sostenere economicamente i sacerdoti al di là delle offerte che normalmente si possono fare in chiesa significa garantirne la presenza e l’opera. È importante donare e nello stesso tempo far sapere a quante più persone possibile che esiste questa possibilità.
Visita il sito www.unitineldono.it e fai la tua offerta.
Questa settimana conosciamo meglio don Alvise Leidi, 40 anni, Vicario Territoriale Vicariato di Gavi; Parroco S. Giacomo Maggiore di Gavi, Santi Antonio Abate e Fermo Martire in Alice di Gavi, Santi Remigio e Carlo in Cadepiaggio di Parodi Ligure, Santi Rocco e Sebastiano di Parodi Ligure, S. Maria di Tramontana, Nostra Signora Consolata in Rovereto, S. Maria Assunta di Carrosio, Nostra Signora della Neve in Pratolungo di Gavi, Santi Cosma e Damiano in Monterotondo, San Nicolò di Bari in Sottovalle di Arquata Scrivia; Docente dell’Istituto Teologico Affiliato di Genova.

Don Alvise, da tre anni sei parroco di ben 10 parrocchie del Gaviese. Come hai accolto questo cambiamento nella tua vita? Come sei stato accolto?
Ho accolto questo cambiamento legato al mio trasferimento affidandomi alla Provvidenza, consapevole che il Signore benedice sempre quando si accoglie la sua volontà attraverso l’obbedienza ai Superiori. Certo, è stato un cambiamento molto grande, perché da Viceparroco e Assistente dell’Azione Cattolica mi sono ritrovato Parroco di dieci parrocchie tutte insieme. È stata una grande sfida, ma la Provvidenza non ha mancato di benedire. In questa terra, che ha dato i natali a Santa Maria Mazzarello e che è stata amata da Gaetano Alimonda e Don Bosco, la santità ha lasciato una profonda traccia che ha segnato il tessuto spirituale e umano di queste comunità. L’accoglienza è stata grande, buona, generosa! L’arrivo di due sacerdoti giovani, don Andrea Carcasole e io, è stato motivo di grande gioia per tutti.

Portare avanti la pastorale in un numero così ampio di parrocchie può apparire complicato. Come ti sei organizzato? Esistono attività comuni?
Prima ancora dell’organizzazione, il primo aspetto è la preghiera. Laddove le cose sono complesse, siamo chiamati a renderci conto che non sono certamente le nostre forze, i nostri programmi, le nostre intelligenze a tenere in piedi tutte queste realtà. Innanzitutto è la comunione con il Signore a rendere possibili cose che a noi uomini sono impossibili. Per questo, il primo aspetto organizzativo non è puramente gestionale, ma è propriamente spirituale. La preghiera forte e comune di tutte e dieci le parrocchie rende possibili ed efficaci cose che diversamente sarebbero irrealizzabili. Lo si vede soprattutto nella consapevolezza di dover pregare di più, con lo sguardo orientato all’altare, con fiducia che il Signore saprà condurci attraverso le problematiche che potranno eventualmente sorgere. Lavorare insieme è soprattutto guardare insieme al Signore, sentendolo al nostro fianco con la sua grazia che ci sostiene. È questo l’anelito comune a tutte le parrocchie: riconoscersi fratelli e figli di un unico Padre. Le attività pastorali certamente ci sono: famiglie, giovani, bambini, campi estivi, Grest… tutto viene svolto in maniera comune. Un altro aspetto molto importante è la disponibilità che noi sacerdoti diamo alle persone per le Confessioni, per continuare a far percepire la misericordia e l’amore di Dio. Dobbiamo anche ricordare che sul territorio ci sono tutte le iniziative dei movimenti come Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione, l’esperienza del Cursillo. Si sta anche cercando di rafforzare ed estendere l’attività del Centro d’ascolto. Mi piace ricordare la forte collaborazione con le Confraternite locali, con tutte le autorità del territorio, i sindaci, le associazioni anche laiche, le Pro Loco, la Croce Rossa Italiana, gli Alpini, i Carabinieri. Anche grazie a queste sinergie è nata l’idea di realizzare con il Consorzio del Gavi e le Cantine della zona un vino da Messa per la nostra Diocesi!

Nelle comunità più piccole e nei paesi è più forte il senso di appartenenza, non solo fra le persone più anziane. Come riesci ad essere vicino a tutti coloro che ti cercano?
Ascoltando per comprendere la realtà delle situazioni, nella consapevolezza del ruolo paterno del parroco e del sacerdote. Questo è il punto centrale. Non si tratta di applicare un criterio ideologico, quanto piuttosto stare in mezzo alla realtà, un po’ come il Signore fa nel rimanere in mezzo a noi. Sono prima di tutto la vicinanza e la comunione con il Signore nella preghiera a renderci vicini annullando ogni distanza.

Ad affiancarti a San Giacomo Maggiore di Gavi c’è don Andrea Carcasole. Vi siete “suddivisi i compiti”?
Avere don Andrea al mio fianco è una grandissima grazia. È un sacerdote giovane con cui condivido l’azione pastorale e il desiderio di apostolato. Don Andrea è innanzitutto un amico e un confratello con cui lavorare insieme per l’annuncio del Vangelo. Non si tratta solo di una suddivisione dei compiti: certamente devo assumermi le responsabilità proprie del Parroco, ma, al di là di questo, con don Andrea si condividono la fatica e la gioia del lavoro pastorale, mettendo a servizio ciascuno le proprie sensibilità e i propri doni. Don Andrea è anche docente alla scuola media, e per questo segue molto i ragazzini di quell’età. Inoltre si occupa dei cori, del gruppo degli anziani… insomma, è un aiuto molto grande! Certamente la dimensione amministrativa su così tante strutture è molto complessa; come sacerdoti siamo chiamati ad averne cura. Per questo è fondamentale il supporto dell’Ufficio Amministrativo Diocesano così come l’aiuto che riceviamo da benefattori privati e dagli enti pubblici e dai tanti volontari che mettono a disposizione il loro tempo.

Con don Andrea avete attivato iniziative specifiche rivolte ai giovani?
Sì, le attività giovanili sono molte, e in pochissimo tempo la risposta è stata molto grande. Abbiamo coperto tutte le fasce d’età, dai bambini delle elementari ai gruppi degli universitari. Partecipano in tanti! La riapertura del Circolo, due anni fa, ha fatto sì che la partecipazione fosse davvero molto grande. E di questo dobbiamo essere grati al Signore.

Nei giorni scorsi a Gavi è stato inaugurato il nuovo asilo nido intitolato a Santa Gianna Beretta Molla…
Sì! L’asilo nido è sorto dopo 15 anni di lavori, iniziati dal precedente consiglio di amministrazione dell’Ipab dove ha sede. È certamente un servizio sociale che si offre e che mancava a tutta la zona, un sostegno per il territorio e un incoraggiamento per le famiglie, che grazie ad un presidio educativo possono guardare con più fiducia al futuro dei propri figli.
L’asilo ha però, soprattutto, una valenza pastorale, perché ci permette di raggiungere famiglie che altrimenti non avremmo avuto modo di incontrare. Contestualmente, voglio ricordare che è stato aperto anche un Convento di suore: questo è fondamentale se consideriamo che in tutto il Vicariato mancava una congregazione religiosa femminile.

Fonte: Il Cittadino
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