Lettera dell'Arcivescovo ai lavoratori
Necessario rimanere vicini compiendo passi progressivi; lo Stato si deve impegnare ad investire nello sviluppo e nella crescita
Cari Lavoratori,
ognuno con le sue responsabilità nelle aziende, professioni ed esercizi.
Prossimi alla Pasqua del Signore, desidero dirvi la mia vicinanza di Pastore e la mia stima: grazie per il vostro lavoro e il contributo che date per costruire il bene comune, scopo della società civile e dello Stato. Penso a voi e alle vostre famiglie, alla fatica delle vostre giornate e alle preoccupazioni per il domani. Voi sapete che la Chiesa di Genova vi è sempre stata accanto e, con discrezione, segue i problemi e gioisce per i vostri successi.
Conosco le difficoltà che avete affrontato negli anni di crisi che abbiamo attraversato, lo sforzo per mantenere l'occupazione, i sacrifici di moltissimi a tutti i livelli, anche se i risultati non sempre sono stati all'altezza degli sforzi. La globalizzazione ha aspetti positivi, ma anche ricadute che generano apprensione per il presente e per il futuro. La vostra esperienza è nota e - da persone pratiche - avete cercato necessari adeguamenti guardando lontano, fuori dal Paese, senza perdere di vista gli interessi e le eccellenze nazionali.
Ora, la pandemia virale ha messo in difficoltà il pianeta: dobbiamo stare ancora più vicini, avere il coraggio e la capacità di pensare in grande e la concretezza di fare passi progressivi. E' necessario un supplemento di reciproca stima e di collaborazioni: è auspicabile da subito una rete alta di professionalità, che proponga al mondo politico una nuova visione del lavoro, priorità e suggerimenti concreti. Programmare è possibile, essere immediati è possibile: investire molto è possibile. Ma ad alcune condizioni: che ognuno giochi a carte scoperte, sapendo che il popolo e il Paese meritano ogni impegno. Il morbo infido ci ha fatto toccare la fragilità che ci accomuna: speriamo di diventare più umili e saggi. Nel contempo, la distanza forzata ci ha fatto scoprire la bellezza dei rapporti e il gusto di lavorare insieme. Oggi, costretti a casa, ne usciremo più uniti.
Uno Stato che si rassegnasse ad assistere anziché investire per lo sviluppo e la crescita di tutti, sarebbe la negazione dell'uomo. Tutti i corpi intermedi devono esserci, e fare la loro parte con onestà e competenza: l'obiettivo in campo non ammette personalismi di parte, deve guidare le differenze legittime, mettere a fuoco il rapporto tra pubblico e privato, tra centro e periferia, la semplificazione burocratica, indispensabile per far ripartire la macchina in tutti gli ingranaggi piccoli e grandi.
Cari Amici, con affetto auguro a voi e alle vostre famiglie ogni bene, la forza interiore per affrontare insieme una sfida epocale, la fiducia di farcela insieme, la fede in Dio che ci è sempre vicino, ci sostiene nelle prove e dona speranza. Vi ricordo nella mia preghiera, benedico le vostre attività, stretti gli uni agli altri come il Signore vuole. Pregate anche voi per me.
*Arcivescovo di Genova
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