L’Arcivescovo a Staglieno: «Preghiamo per chi non ha potuto salutare i propri cari»
Al termine della celebrazione Mons. Marco Tasca ha benedetto il Campo 4, che accoglie le vittime del Covid-19 - GUARDA LA FOTOGALLERY
L’Arcivescovo nel pomeriggio di lunedì 2 novembre, in occasione del giorno della Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, ha celebrato la Santa Messa nella Cappella del Cimitero di Staglieno concelebrata dal Vescovo Ausiliare Mons. Nicolò Anselmi e da alcuni parroci della città e in particolare della Valbisagno.
I posti a disposizione dei fedeli non erano molti, a causa delle restrizioni per garantire la sicurezza sanitaria in questo periodo di pandemia, alcune persone hanno potuto partecipare restando all’esterno, nel colonnato o lungo la scala d’accesso al “Pantheon”. È stato però anche possibile seguire la celebrazione attraverso la diretta streaming realizzata dall’Ufficio Comunicazioni Sociali.
Nel saluto iniziale, Mons. Tasca ha commentato: “Salendo alla chiesa ho notato che la stradina che conduce qui è chiamata ‘Via alla Fede’: È la fede che ci conduce qui oggi e ci dice che la sofferenza e la morte non hanno l’ultima parola sulla nostra vita. La verità e la risurrezione di Cristo”.
Nell’omelia Mons. Tasca ha detto inoltre:
“La prima lettura tratta dal libro di Giobbe presenta un uomo che lotta con il Signore perché vuole capire chi è Dio e che cosa significa la sua presenza nella vita quotidiana. In alcuni passi del libro vediamo Giobbe arrabbiarsi con il Signore, qualcosa gli sfugge, vuole capire.
Nel passo che abbiamo letto Giobbe afferma: ‘ Io so che il mio redentore è vivo e ultimo si ergerà si ergerà sulla polvere’. Giobbe grida la sua fede ed esclama che la morte non ha l’ultima parola. Questa fede è il frutto di un lungo cammino e tutti coloro che hanno perso persone care sanno che cosa vuol dire!”.
L’Arcivescovo ha proseguito: “Noi crediamo che Gesù è Risorto e che la vita continua, ma abbiamo anche bisogno di pregare per chiedere al Signore: dammi la grazia di sentirti vicino, dammi la pace e la serenità. Questo di oggi è il momento della memoria, il momento di sentire vicine le persone per le quali oggi preghiamo e che ricordiamo nei momenti belli trascorsi con loro e a volte anche in qualche momento difficoltoso. Vogliamo anche lodarlo dicendo: grazie per la persona che mi hai regalato, che mi hai donato con quello che era, con le gioie i dolori, le fatiche e le speranze!”.
“Mi da gioia vedere qualcuno che mette dei fiori su una tomba - ha proseguito - non è un fatto estetico, ma è segno di speranza e di certezza che questa persona è ancora viva.
È un gesto che dice a tutti che la morte non ha l’ultima parola. La certezza di dover morire è una verità con la quale dobbiamo fare i conti; e in particolare in questo periodo! Penso a tutti coloro che non hanno potuto salutare i propri cari, è una sofferenza enorme che queste persone si portano dentro. In questa sera preghiamo anche per loro.
La nostra vita non è tolta, ma trasformata, dice la preghiera del prefazio”.
“Questa è la nostra fede - ha continuato l’Arcivescovo - viviamo una vita che abbiamo ricevuto e non finirà mai! È per sempre, niente del bene che facciamo sarà dimenticato. Staremo con il Signore e con i nostri cari in modo diverso, ma la vita continuerà!
Di questo rendiamo grazie al Signore e chiediamo la grazia di essere testimoni credibili della vita che continua.
Vita che esprimiamo nel desiderio di stare con il Signore e con i nostri cari”.
Al termine della Messa, l’Arcivescovo, dal colonnato, ha benedetto e incensato le tombe e poi si è recato prima nel campo dei religiosi, poi nel campo dei defunti a causa del Covid-19.
Qui si è intrattenuto a dialogare con alcuni parenti dei defunti per il virus, condividendo il loro dolore e offrendo preghiera e parole di speranza.
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