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Giovani e Chiesa, una ricerca di ascolto

Paola Bignardi agli educatori di Genova: «È necessario mettersi in ascolto dei giovani e delle loro vite con cura e attenzione senza giudizi»

Giovani e Chiesa, una ricerca di ascolto

Nella cornice della Basilica di S. M. delle Vigne erano tantissimi gli educatori che si sono ritrovati sabato 21 settembre all'incontro di inizio anno della pastorale giovanile "Seminatori di Speranza". Paola Bignardi, pedagogista, pubblicista e coordinatrice dell'Osservatorio giovani dell'Istituto Toniolo, ha presentato la ricerca effettuata sui giovani e la Chiesa, soprattutto ascoltando un ampio campione di giovani che si sono allontanati da essa. L'indagine che si è rinnovata a 10 anni di distanza dalla precedente, ha presentato dati di una distanza che si è andata creando tra la Chiesa e i giovani, che non smettono però di cercare spiritualità e Dio.

Riportiamo di seguito alcune domande dell'intervista a Paola Bignardi.

Durante l’incontro ha presentato un lavoro di ascolto dei giovani che si sono allontanati dalla Chiesa. Qual è stato il primo obiettivo di questa indagine?

L'obiettivo di questo ascolto è stato semplicemente quello di capire i giovani nella loro posizione religiosa, intuendo che nel loro modo di accostarsi all'esperienza religiosa c'è qualcosa di promettente per tutti. L’intuizione che c'è all'origine di questa ricerca è che l'allontanamento dalla Chiesa non significa allontanamento dalla fede, ma significa avviare un processo di nuova comprensione dell'esperienza di fede e quindi in qualche modo già una reinterpretazione del cristianesimo che purtroppo avviene, e in questo caso in solitudine, perché le comunità cristiane viaggiano ancora secondo una sensibilità dei paradigmi diversi rispetto a quelli dei giovani.

I Giovani, cosa chiedono oggi alla Chiesa? Abbiamo ascoltato che  parlano di spiritualità e di Dio ma qual è il loro desiderio di fondo?

Il desiderio di fondo dei giovani credo che sia quello di incontrare un'esperienza spirituale che prenda sul serio, che si faccia carico della loro domanda di pienezza di vita. A me piace dire che i giovani oggi sono alla ricerca di una fede alleata della vita. Che sia capace di assumere le domande di pienezza che ci sono nella loro esperienza e che le assuma, appunto. I giovani spesso hanno l'impressione invece che la proposta cristiana mortifichi la vita: del resto, se noi ci pensiamo, la parola mortificazione appartiene a una delle parole che si utilizzano nel linguaggio cristiano oppure sacrificio oppure fioretto, quello che si propongono ai bambini, sono delle privazioni che sembrano voler dire che c'è un modo di pensare la vita che costringe la vita dentro una condizione che la impoverisce. I giovani vogliono vivere pienamente intensamente, chiedono alla Chiesa che faccia loro una proposta di questo tipo. E d'altra parte mi pare che la loro domanda dia voce al Vangelo, perché il Vangelo è l'annuncio di una possibilità di pienezza di vita.

Come ci si può mettere in vero atteggiamento di ascolto nei confronti dei giovani? Come essere capaci di ascoltarli in profondità?

Per ascoltare veramente bisogna dare tempo alle persone, bisogna dare loro attenzione, bisogna che i giovani si sentano visti dai loro educatori o comunque dagli adulti, e poi credo che si debba assolutamente non giudicare. i giovani non vogliono essere giudicati e l'ascolto empatico, l'ascolto che è aperto a cogliere quello che di positivo, di bello, di grande, ma anche di provocatorio, cioè nella loro condizione, penso che possa essere un elemento che arricchisce la Chiesa, che l'aiuta ad essere evangelica, cioè essere autentica.

L'intervista integrale la trovi su il numero 33 de Il Cittadino

Qui il video della conferenza integrale 

Qui l'intervista video a Paola Bignardi

Fonte: Il Cittadino
Giovani e Chiesa, una ricerca di ascolto
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