Papa Francesco ai giovani: abbandoniamo la logica del "si è sempre fatto così"
Dal Pre-sinodo, il Santo Padre a confronto con 300 ragazzi provenienti da tutto il mondo
“Grande interesse” e predisposizione all’ascolto”. Con questo stile, i 305 giovani provenienti da tutto il mondo sono entrati nel vivo delle discussioni, nella riunione pre-sinodale che si sta svolgendo in questi giorni a Roma fino al 24 marzo, in preparazione alla XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. L’obiettivo dei lavori la realizzazione di una sintesi per preparare il progetto conclusivo che sarà presentato in assemblea plenaria. Questo primo progetto sarà approfondito sia in assemblea che nei gruppi. Le proposte e i suggerimenti che scaturiranno, permetteranno di arrivare al testo definitivo, la cui presentazione e approvazione è prevista sabato mattina. Il testo sarà poi consegnato al Santo Padre e, insieme agli altri contributi pervenuti, confluirà nell’Instrumentum laboris della XV Assemblea generale del Sinodo.
“La gioventù non esiste, esistono i giovani”. Con queste parole Papa Francesco, nel suo discorso prevalentemente a braccio, ha aperto il pre-Sinodo dei giovani in corso in Vaticano. A loro si affida perché solo “con i giovani non invecchia ed è in grado di trovare un antidoto alla logica velenosa del “si è sempre fatto così”, che è un veleno per la Chiesa, “ma un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima, ti lascia come anestetizzato e non ti fa camminare”.
“Nei momenti difficili il Signore fa andare avanti la storia con i giovani”, ha proseguito il Santo Padre. “Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti”, questa la denuncia del Papa: “È la filosofia del trucco”, di quegli adulti che si truccano per sembrare più giovani ma poi non fanno spazio ai giovani, li lasciano giovani, non li lasciano crescere.
Con il Sinodo, ha continuato Papa Francesco, la Chiesa vuole “mettersi in ascolto dei giovani, nessuno escluso”, “non per fare politica o per una artificiale ‘giovano-filia’, ma perché abbiamo bisogno di capire meglio quello che Dio e la storia ci sta chiedendo”.
Perché “i giovani oggi chiedono alla Chiesa vicinanza”: no, allora, ai “guanti bianchi”, alla tentazione di “prendere le distanze per non sporcarsi le mani”, sì invece alla sfida di ringiovanire la Chiesa imparando dai giovani a “lottare contro ogni egoismo e a costruire con coraggio un giorno migliore”, come ha chiesto loro il messaggio del Concilio.
“Un uomo, una donna che non rischia non matura: un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce”, il monito del Papa: se un giovane non rischia va in pensione a 20 anni, e con lui invecchia anche la Chiesa.
Il dramma della tratta, il mondo virtuale, la disoccupazione e molto altro al centro dell’incontro.
Si è parlato anche di clericalismo e di spiritualismo esagerato come di due malattie che vanno assolutamente evitate, ha commentato Francesco ad un seminarista di Leopoli. “Quando tu vedi un prete mondano, è brutto, è peggio”, incalza il Papa. Ma anche le nostre comunità hanno i loro vizi, come il terrorismo delle chiacchiere.
“La vera formazione religiosa nella vita consacrata deve avere quattro pilastri: vita spirituale, vita intellettuale, vita comunitaria e vita apostolica”, ha ricordato Papa Francesco ad una giovane suora cinese che studia teologia a Roma e che gli regala una sciarpa rossa, calda e del colore della gioia. “Il demonio entra dalle tasche”, ha avvertito stigmatizzando i preti e le suore attaccati ai soldi.
Sir
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