Don Ciotti a Genova «Dobbiamo saperci rigenerare»
È intervenuto sabato 15 giugno al Quadrivium, partecipando all’incontro promosso da Libera Genova insieme a Mettiamoci in Gioco con la collaborazione di Caritas Genova, per parlare del progetto "Leggere l'Antimafia".
«L'ultima mafia è sempre la penultima. È sempre pronta a rigenerarsi. Ecco perché tocca a noi rigenerarci ancora una volta e ancora di più». È l’appello con cui don Luigi Ciotti ha concluso il suo intervento a Genova, sabato 15 giugno al Quadrivium, partecipando all’incontro promosso da Libera Genova insieme a Mettiamoci in Gioco con la collaborazione di Caritas Genova, per trarre un bilancio del progetto "Leggere l'Antimafia". Avviato nell’ambito delle iniziative per Genova Capitale del Libro, il progetto ha incontrato e sensibilizzato 2.700 persone tra adulti e ragazzi in 10 mesi di attività, con oltre 30 incontri nelle scuole e nei quartieri per parlare di Antimafia presentando e leggendo libri sulla storia delle organizzazioni criminali, sul lavoro investigativo delle forze dell'ordine e della magistratura, sull'impegno della società civile. In Libera, associazione di associazioni, si coordinano circa 50 organizzazioni laiche e cattoliche genovesi, molte delle quali impegnate anche nella rete di Mettiamoci in Gioco, perché mafia e azzardo sono realtà strettamente collegate, fortemente disattese dalla politica, spesso non adeguatamente percepite come devastanti dall’opinione pubblica. “Leggere questi fenomeni significa entrare nella realtà - ha commentato don Gianfranco Calabrese, vicario episcopale per l'annuncio del Vangelo e per la missionarietà, intervenuto a nome della Diocesi - e quello che state facendo con Libera e Mettiamoci in Gioco, a cui partecipano tante espressioni della chiesa genovese, forma la coscienza delle persone. Più aiutiamo a leggere la realtà, più diventiamo liberi e davvero rivoluzionari come cittadini.”
Mafia e azzardo esistono anche in Liguria e il rischio più grande è quello di accettarle come una convivenza sopportabile. Al Quadrivium, molte voci dai territori hanno denunciato questa normalizzazione testimoniando, però, l’impegno sociale a tenere sempre alta l’attenzione, la denuncia e la progettazione per riaprire spazi di libertà e legalità. “C’è una preoccupante sottovalutazione del fenomeno mafioso nella nostra regione - ha commentato Antonio Molari, referente di Libera Genova - dove invece la mafia esiste ed è ben radicata. Non è un'astrazione, è una realtà concreta che minaccia il nostro futuro. Per questo è necessario che tutti, cittadini, istituzioni e associazioni, facciano la propria parte per contrastare questo fenomeno e con ‘Leggere l'Antimafia’ abbiamo voluto porre un tassello che riteniamo importante per promuovere la legalità e la corresponsabilità. La mafia si sconfigge con la cultura, con l’organizzazione della partecipazione, la disciplina dell'io interiore, la coscienza di dover dare il proprio contributo al vivere sociale e di essere dalla parte giusta, la determinazione ad essere coerenti come buoni educatori. È vietato arrendersi”.
“Aveva ragione Giovanni Falcone - ha proseguito don Luigi Ciotti - nel dire che la lotta alla mafia è una lotta di legalità e di civiltà: istruzione, lavoro, cultura, politiche sociali. Il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo ancora di recente ha confermato che le mafie al nord hanno ramificazioni strutturali e sono ancora più potenti che in passato e ha definito i rapporti tra mafia e politica ‘diffusi, disincantati e pragmatici’. La corruzione è una vera patologia nazionale, un potere ambiguo, opaco, inaffidabile. Ci sono momenti in cui tacere è una colpa e parlare è un imperativo etico! C'è bisogno, vi prego, di uno scatto in più da parte di tutti; c'è bisogno di stima, riconoscenza e condivisione verso chi si impegna, c’è bisogno di partecipazione. C'è il rischio infatti di una banalizzazione del fenomeno mafioso quando invece le mafie uccidono meno ma sono più forti. Ciò chiede a ciascuno di noi una presa di coscienza ancora più forte, di cittadini, di associazioni e di movimenti. Ci vuole una rivolta delle coscienze, sulla mafia, sull’azzardo, sulle altre dipendenze. E ci vuole una informazione libera, una fragilità in questo paese in cui molti mezzi di informazione sono nelle mani di pochi con un evidente problema di pluralità. Non dobbiamo stancarci di ribadire l'importanza della cultura, dell’educazione, della scuola, delle università e delle istituzioni in cui la stragrande maggioranza delle persone si spende per servire il bene comune, anche se una minoranza non degna della sacralità delle istituzioni fa più rumore. Dobbiamo investire ancora di più sui giovani e sulle donne, che sono le vere grandi forze dietro ad ogni possibile cambiamento.”
A conclusione don Luigi Ciotti ha voluto ricordare le figure di don Andrea Gallo e don Piero Tubino, “insieme ai quali abbiamo lavorato e che, con il loro impegno, saldarono la carità alla giustizia sociale”.
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