80 anni fa il miracolo della bomba inesplosa in Cattedrale
Il voto di ringraziamento dei parrocchiani dell’epoca alla Madonna della Pietà e del Soccorso con un cuore argenteo conservato in San Lorenzo
Nove febbraio 1941: una data indelebile nella storia di Genova; nel pieno della Seconda Guerra mondiale, un giorno di dolore e di distruzione causati dal bombardamento delle navi britanniche che, nel raid che provocò una vera catastrofe per la città, non trovarono adeguata resistenza da parte della marina italiana e delle difese costiere liguri.
Il bombardamento in quella domenica mattina durò dalle ore 8.15 alle ore 9.45 e causò 144 civili uccisi, 272 feriti e 254 edifici distrutti, con oltre duemila sfollati.
Tra i 1.455 ‘colpi’ lanciati contro il porto e la città, uno non esplose: quello che cadde dentro la Chiesa Cattedrale, mentre era in corso la celebrazione della Messa.
“Le testimonianze – racconta Mons. Carlo Sobrero, Prefetto di San Lorenzo - narrano che il proiettile di cannone lanciato dalla flotta inglese ruppe il muro lato mare della Cattedrale, volò fino al muro opposto rovinando l’affresco di San Giorgio; rimbalzò a terra al centro del pavimento e rotolò fino alla base del portone su Via San Lorenzo”.
La bomba non esplose, e tutti i fedeli presenti in Cattedrale rimasero illesi!
A memoria di quell’evento, nella navata destra della Cattedrale, vi è esposta una replica (fedelissima all’originale, fatto brillare in mare) dell'ordigno, con una targa che recita: “Questa bomba lanciata dalla flotta inglese pur sfondando le pareti di questa insigne cattedrale qui cadeva inesplosa il IX Febbraio MCMXLI A riconoscenza perenne Genova, città di Maria, volle incisa in pietra, la memoria di tanta Grazia”.
Dalla documentazione storica dell’epoca si apprende che quel giorno vennero colpiti numerosi edifici nel quartiere del Molo, in Piazza Cavour, in Via San Bernardo, in Salita Pollaiuoli, in Piazza Embriaci. Molte le abitazioni e i caseggiati rasi al suolo. Se il proiettile perforante che centrò in pieno la Cattedrale fosse esploso, avrebbe procurato decine di (ulteriori) morti, distrutto la struttura e nulla avrebbe potuto salvare i tesori in essa contenuti; invece, la Chiesa stessa e il suo artistico patrimonio subirono danni solo marginali.
Ottant’anni dopo quel 9 febbraio 1941 si rimane ancora increduli, ma grati per il ‘miracolo’ avvenuto che salvò la Cattedrale da distruzione certa e risparmiò la vita dei fedeli che erano all’interno.
Una gratitudine che i parrocchiani del tempo vollero esprimere simbolicamente ‘donando’ alla Madonna un’offerta votiva rappresentata da un cuore argenteo. Oggi è conservato incastonato sopra il tabernacolo marmoreo dell’altare, nella navata destra, proprio sotto il quadro della Madonna venerata da secoli con il titolo di “Madonna della Pietà e del Soccorso”, la cui festa viene celebrata solennemente in Cattedrale nella terza domenica di ottobre.
Sul retro del cuore d’argento vi è incisa la seguente dicitura: “Offerta votiva – Alla nostra cara Madonna del Soccorso che nel bombardamento del 9 febbraio 1941 salvava prodigiosamente tutti i parrocchiani del nostro bel San Lorenzo”. All’interno vi sono due piccole pergamene “per riconoscenza a Maria SS. del Soccorso” con due firme poste in bella grafia con pennino a inchiostro: una è del Cardinale Pietro Boetto, Arcivescovo di Genova dal 1938 al 1946, e una è del Canonico Federico Campi, ‘parroco della Metropolitana’ (come recita il biglietto) in quel periodo.
Poter toccare con mano ai nostri giorni questi semplici ma significativi oggetti suscita davvero emozione; si avverte il senso di grande fede e devozione che animò i fedeli nel donare e affidare alla Madonna, attraverso un simbolo, il proprio cuore, le proprie paure, le proprie speranze, in un tempo storico davvero travagliato e foriero di grandi sofferenze e privazioni.
La firma del Cardinale Pietro Boetto all’interno del cuore argenteo riporta alla mente la grande figura del Pastore che ebbe la Diocesi di Genova durante gli anni della Guerra.
Riconosciuto nel 2017 “Giusto tra le Nazioni” per l’aiuto reso agli Ebrei durante l’Olocausto, il Cardinale ebbe la straordinaria, meritevole e determinante parte nella salvezza di Genova negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, che gli valse il titolo di “Defensor Civitatis”.
È a tutti noto, infatti, l’incontro che egli ebbe il 25 aprile 1945, dopo lunghe trattative, con il generale tedesco Güenter Meinhold a Villa Migone (dove aveva sede la residenza episcopale, in quanto il palazzo arcivescovile era stato danneggiato a seguito dei bombardamenti), nel quartiere di San Fruttuoso, in cui ottenne la resa pacifica e senza condizioni dell’esercito germanico ai partigiani.
Grazie alla sua grande opera di mediazione dei giorni precedenti all’incontro, il Cardinale Boetto scongiurò che si avverasse il disegno minaccioso dei tedeschi, che erano pronti a far saltare in aria il porto, tutte le vie di comunicazione e prendere a cannonate la città, come da preciso ordine di Hitler.
Dopo circa tre ore di trattative, quel 25 aprile alle 19.30 il generale Meinhold firmò l’atto di resa dell’esercito tedesco che, a decorrere dal mattino successivo, si sarebbe consegnato ai partigiani del Corpo volontari della libertà. Come poi si seppe, al Generale che per non cedere obiettava “Ma io ho giurato di obbedire al Führer!”, il Cardinale aveva risposto: “Ma al di sopra del Führer c’è Dio!”. A quella frase, Meinhold si arrese e il Cardinale Boetto ottenne ciò che nessun politico né alcun guerriero aveva ottenuto in quella guerra di distruzione e versamento di sangue!
Da una testimonianza lasciata scritta di suo pugno da Mons. Giuseppe Perlenghini, sacerdote diocesano scomparso nel 2019, leggiamo: “Ricordo bene quel pomeriggio, abitavo a poca distanza da Villa Migone, e anche se allora quasi nessuno aveva il telefono, si era sparsa la voce che stavano discutendo per la resa; io e mia sorella ci unimmo a un gruppo di persone che stavano aspettando fuori la Villa. Finalmente si aprì una finestra e una donna gridò (in dialetto genovese): “Han firmou!”. Non si può descrivere la gioia immensa di quel momento: era la fine della guerra dopo 6 anni di bombardamenti, morti e feriti, case distrutte, viveri scarsi, futuro incerto e la dura occupazione tedesca!
A pochi passi da Villa Migone, c’era ancora il campanile della Chiesa vecchia di San Fruttuoso con le campane intatte; allora, con altri quattro giovani, andammo in cima al campanile e cominciammo a suonare a festa le campane per parecchio tempo, fino a stancarci, per dare alla città la strepitosa notizia che la guerra era finita!”.
Mons. Sobrero racconta ancora che il monumento marmoreo presente in Cattedrale nella navata destra sopra la tomba del Cardinale Boetto sintetizza i momenti cruciali dell’impegno del Cardinale durante la Guerra: l’affidamento alla Madonna della Guardia della Chiesa e della Città all’inizio del conflitto mondiale; l’invito alla carità per aiutare coloro che erano rimasti senza casa, orfani e senza famiglia; la firma della resa a Villa Migone con un remissivo Meinhold.
Tornando a visitare la ricostruzione della bomba inesplosa nel 1941, che si trova alla destra della tomba del Boetto, si nota che a terra vi è la testa di una bomba d’aereo che colpì nel 1944 la Cappella della Madonna del Soccorso, provocando ulteriori danni.
Ma il voto a Maria rappresentato dal cuore argenteo ‘ha resistito’ ed è giunto fino a noi per ricordarci quegli anni bui, per farci pregare per le persone che a causa della guerra hanno perso la vita, per quelle che hanno patito perdite e distruzioni, per rammentarci quanto l’odio sia solo causa di dolore e di sofferenza.
Per celebrare l’anniversario degli 80 anni da quel 9 febbraio 1941, il Capitolo dei Canonici della Cattedrale organizzerà per il prossimo mese di maggio, mese ‘di Maria’, un momento di preghiera dedicato alla Madonna del Soccorso, per ricordare quella grazia ottenuta e per continuare ad affidare alla Sua protezione la Chiesa e la Città di Genova.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento