Papa Francesco: pregare incessantemente per la pace
Regina Coeli: “Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore!”.
“Mentre prego incessantemente per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace». Con queste parole Papa Francesco si è rivolto alla comunità tutta, al termine del Regina Coeli, pronunciato ieri, domenica 15 aprile, riportando con dolore la notizia dell'uccisione dei tre uomini rapiti alla fine di marzo al confine tra Ecuador e Colombia. “Prego per loro e per i loro familiari - ha assicurato il Papa - e sono vicino al caro popolo ecuadoriano, incoraggiandolo ad andare avanti unito e pacifico, con l'aiuto del Signore e della sua Santissima Madre”. Francesco, inoltre, ha affidato alla preghiera dei presenti “le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari”: “Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse”, ha commentato, invitando a pregare “perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l'apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita”. Francesco ha menzionato anche Luciano Botovasoa, “padre di famiglia, coerente testimone di Cristo fino al dono eroico della vita”, proclamato ieri beato a Vohipeno, in Madagascar.
“Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore!”, facendo volare il pensiero “in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo”, ha proseguito Francesco, che ha ricordato come “nella carne di queste persone noi troviamo il corpo di Cristo. Cristo ferito, deriso, calunniato, umiliato, flagellato, crocifisso…”. Gesù, invece, “ci ha insegnato l'amore”: che, “nella sua Risurrezione, si è dimostrato più potente del peccato e della morte, e vuole riscattare tutti coloro che sperimentano nel proprio corpo le schiavitù dei nostri tempi”. “Gesù non è un fantasma», ha detto il Papa commentando il Vangelo di ieri, in cui Gesù si mostra agli apostoli dopo essere risorto in corpo e anima: «Il corpo non è un ostacolo o una prigione dell'anima. Il corpo è creato da Dio e l'uomo non è completo se non è unione di corpo e anima. Gesù, che ha vinto la morte ed è risorto in corpo e anima, ci fa capire che dobbiamo avere un'idea positiva del nostro corpo. Esso può diventare occasione o strumento di peccato, ma il peccato non è provocato dal corpo, bensì dalla nostra debolezza morale. Il corpo è un dono stupendo di Dio, destinato, in unione con l'anima, ad esprimere in pienezza l'immagine e la somiglianza di Lui. Pertanto, siamo chiamati ad avere grande rispetto e cura del nostro corpo e di quello degli altri». Di qui l'invito finale: “In un mondo dove troppe volte prevalgono la prepotenza contro i più deboli e il materialismo che soffoca lo spirito, il Vangelo di oggi ci chiama ad essere persone capaci di guardare in profondità, piene di stupore e di gioia grande per avere incontrato il Signore risorto. Ci chiama ad essere persone che sanno raccogliere e valorizzare la novità di vita che egli semina nella storia, per orientarla verso i cieli nuovi e la terra nuova”.
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