CEI, dal 15 al 17 novembre la Prima Assemblea sinodale
Nella Basilica di San Paolo fuori le mura oltre mille delegati e vescovi per confrontarsi sui Lineamenti
Dal 15 al 17 novembre si terrà a Roma la Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, una delle tappe della “fase profetica”, ultimo tratto del Cammino sinodale nazionale. Nella Basilica di San Paolo fuori le mura si ritroveranno oltre mille delegati e Vescovi per confrontarsi sui Lineamenti, il testo che raccoglie i risultati finora raggiunti e propone alcune traiettorie pratiche. Secondo quanto stabilito dal Regolamento (disponibile, insieme a tutti i materiali, sul sito ), partecipano all’Assemblea i Vescovi, i referenti diocesani (in proporzione al numero di abitanti della Diocesi), i componenti del Comitato del Cammino sinodale, i Direttori degli Uffici e Servizi della Segreteria Generale della CEI, alcuni esperti e invitati.
L’Assemblea si aprirà venerdì 15 novembre con gli interventi del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, e di Erica Tossani, della presidenza del Comitato Nazionale del Cammino sinodale. La relazione principale è affidata a monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato Nazionale del Cammino sinodale. Sarà invece Pierpaolo Triani, della presidenza del Comitato a presentare le modalità di lavoro. La giornata di sabato 16 sarà dedicata al confronto nei tavoli sinodali. Alle 15 è prevista la Lectio sull’icona biblica a cura di don Dionisio Candido, responsabile dell’Apostolato Biblico della CEI, mentre alle 18.30 è in programma la celebrazione dei Vespri e la Preghiera per le vittime di abusi.
Domenica 17, , dopo la presentazione dei lavori dei tavoli sinodali, il cardinale Zuppi e monsingnor Castellucci concluderanno l’incontro, affidando quanto emerso alle Diocesi. Alle 12.30 si terrà la celebrazione eucaristica. “Il tema del Cammino sinodale – spiega Castellucci in uno dei video che accompagnano la preparazione dell’Assemblea - è l’orizzonte missionario nello stile della prossimità. Abbiamo vissuto tre anni di lavoro nelle Diocesi attorno alla parola ‘missione’: non si tratta di ritoccare meccanismi interni, di rivedere spazi e tempi, ma di rispondere a ciò che ci viene chiesto dalla società. Siamo in una società pluralista, in un tempo particolare, usciti dalla pandemia che lascia ancora degli strascichi, in un momento in cui le persone perdono la speranza. Noi cristiani dobbiamo rispondere a chi ci domanda ragione dalla speranza che è in noi”.
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