Mons. Castellucci: "L'ascolto un regalo del Sinodo"
Intervista a Mons. Erio Castellucci all'inizio della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi
Monsignor Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi, oggi inizia la XVI Assemblea Generale Ordinaria, qual è il legame tra il processo sinodale delle Chiese in Italia e questa Assemblea universale che inizia oggi?
I due percorsi sono partiti sostanzialmente insieme nell'ottobre del 2021 e nel cammino sinodale italiano abbiamo scelto per il primo anno di non vivere momenti propri, non sollevare temi specifici, ma di plasmarci completamente sul sinodo generale. Quindi il legame è molto stretto fin dall'inizio, anche noi in Italia ci stiamo chiedendo come in tutto il mondo, come rendere la Chiesa maggiormente sinodale. Questo credo che sia un aiuto reciproco, cioè noi ci aspettiamo dall'Assemblea Generale qualche indicazione precisa e come Chiese in Italia, possiamo dare delle esperienze.
Questo processo è avviato da due anni e si può scorgere già qualche cambiamento nello stile, nel vivere, nelle prassi delle diocesi di cui vi siete già accorti come vescovi italiani e in particolare nelle sue diocesi?
Le antenne non sono solo i vescovi, ma ci sono i referenti diocesani, ci sono le equipe, complessivamente sono alcune migliaia di persone che hanno il polso della situazione e siccome ci incontriamo periodicamente online o in presenza, l'impressione è che stia maturando uno stile a livello proprio del nostro incontrarsi dentro le comunità, nei gruppi degli operatori pastorali, ma anche sul territorio con altre realtà di vario tipo, professioni o anche persone emarginate. Quindi è entrata o sta entrando la prassi dell'ascolto, dell'ascolto reciproco a partire dall'ascolto della Parola di Dio. E questo speriamo, anzi cercheremo, di fare in modo che sia un regalo del sinodo che rimane, perché questo fa parte della Sinodalità della Chiesa.
Oggi nel nostro vivere quotidiano, nel mondo politico e sociale, siamo abituati a cercare e trovare risultati o risposte immediate. Il Sinodo invece come ci chiede Papa Francesco è un momento di attesa, di ascolto e di dialogo che ha bisogno di tempo. Come aiutare tutti i fedeli, i laici e i sacerdoti, a comprendere questa necessità di tempo e come aiutare a vivere questa attesa?
Papa Francesco fin dall'inizio del suo ministero ha detto che occorre non occupare degli spazi, ma avviare dei processi, e anche questo pian piano sta entrando. Bisognerà accompagnare anche dopo la conclusione dei lavori sinodali, anzi, lì partirà proprio la fase della ricezione, che è la fase più delicata, perché non rimangano solamente delle proposizioni o delle pagine scritte, ma siano vita. Questa volta c'è da dire che nascono dalla vita, cioè non sono elaborate da esperti e poi consegnate alle chiese locali, ma sono elaborate dentro le chiese locali, anche a contatto con tante altre persone. E quindi verranno restituiti dei materiali già intrisi di esperienza e questo processo andrà accompagnato. La sfida è proprio l'accompagnamento delle chiese locali sulla base di ciò che emergerà nelle assemblee finali.
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