Anci, Caritas e Sant'Egidio con "Inps per tutti"
Per favorire l’accesso alle prestazioni sociali di chi è maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, sociale e relazionale.
In quanti modi si può aiutare chi è in povertà e in condizione di grave marginalità sociale a migliorare la sua situazione? La gamma degli interventi da mettere in campo è amplissima e chi lavora in Caritas o svolge attività di volontariato sui territori lo sa bene: ascolto e costruzione di una relazione di fiducia fra l’operatore e la persona, per prima cosa, per arrivare poi agli interventi di tipo psicologico, economico e materiale, sociale, abitativo, relazionale e così via, a seconda di ciò di cui la persona ha più bisogno. Ma questo non basta. Quella della esclusione sociale (o al contrario l’inclusione sociale) è un’area ampia, con tante dimensioni al suo interno, ma se le si sfoglia a una a una, giungendo al suo nucleo, l’unico criterio essenziale per sentirsi inclusi socialmente è essere riconosciuti dalle istituzioni e dagli altri cittadini come titolari di diritti di aiuto e protezione proprio quando si è più indifesi e vulnerabili, quando si ha paura e non si sa a chi rivolgersi. È allora che lo Stato ti tende la mano e ti offre il sostegno di cui hai bisogno.
INPS, ANCI, Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio condividono l’obiettivo di favorire l’accesso alle prestazioni sociali di chi è maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, sociale e relazionale.
Ma la realtà purtroppo è molto più complicata di così per vari motivi. Chi vive ai margini non ha la minima consapevolezza di quali siano i diritti che gli spettano né sa quali tipo di aiuti possa richiedere e ricevere dallo Stato. Inoltre negli ultimi anni è vero che il sistema pubblico delle tutele a favore delle persone in povertà si è irrobustito con incrementi di risorse economiche e politiche pubbliche dedicate (si pensi al Reddito di cittadinanza, all’assegno per i nuclei con figli minori, ai numerosi bonus schierati durante l’emergenza Covid), ma questo non basta a garantire che chi possa fruire di questi aiuti sia in grado di farlo effettivamente, perché il più delle volte non ha modo di informarsi o non sa a chi rivolgersi per avere informazioni o fare domanda per le misure.
A ciò si aggiunga che è sempre più diffuso, all’interno della pubblica amministrazione, il ricorso a portali e sistemi on line per fornire informazioni o gestire le domande delle varie misure pubbliche e questo penalizza chi non ha gli strumenti informatici o le competenze digitali necessarie per districarsi nel complesso labirinto di piattaforme. Da ultimo, le pubbliche amministrazioni negli ultimi anni hanno subito una drastica riduzione di personale (il cosiddetto blocco del turn over) e sacrificato di conseguenza molte funzioni fra cui quella del contatto diretto con i cittadini che consentiva, soprattutto alle persone più in difficoltà, di essere aiutate ad accedere appunto ai loro diritti.
Proprio per ovviare a tutto questo e affrontare queste difficoltà, alla fine del 2019, dietro proposta dell’Inps, nasce il progetto “Inps per tutti”, che ha un obiettivo preciso e condiviso da tutti coloro che vi aderiscono (Anci, Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio): favorire l’accesso alle prestazioni sociali erogate dall’Inps in particolare per quella fascia di popolazione maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, sociale e relazionale. Rendere cioè esigibili i diritti di queste persone. E come? Informando, sensibilizzando, orientando e accompagnando le persone che le Caritas, i Comuni, Sant’Egidio e le associazioni che decidono di partecipare al progetto in ogni territorio, incontrano e sostengono con i loro servizi e i loro interventi quotidiani.
Il progetto rappresenta un inedito esperimento di collaborazione tra realtà organizzative molto diverse fra loro, ma accomunate da un obiettivo di senso molto ben definito (dare risposte a persone in difficoltà che senza questo tipo di intervento così orchestrato resterebbero fuori dal sistema di aiuti pubblici). Da quando è partito esso sta creando un terreno di lavoro e confronto nuovo in cui ogni organizzazione mette a disposizione a titolo gratuito le proprie competenze specifiche al servizio di questa causa comune. È come se soggetti prima del tutto scollegati, ma comunque impegnati su attività confinanti e in alcuni casi sovrapposte, lavorassero finalmente gomito a gomito per ottenere i migliori risultati per le persone aiutate.
La funzione delle Caritas è quella di mediazione fra le persone che vengono abitualmente sostenute nei propri centri e servizi e gli uffici locali dell’Inps.
A oggi, a distanza di tre anni dall’avvio di questa iniziativa, sono circa una dozzina in tutta Italia le Caritas coinvolte nel progetto con protocolli locali sottoscritti con Inps, i Comuni e altre associazioni locali. E in ogni contesto territoriale si sono individuate insieme di volta in volta le modalità più funzionali per far dialogare i comuni, le associazioni e l’Inps. In alcuni casi sono state aperte caselle di posta dedicate, in altri si sono stabiliti dei giorni di colloqui telefonici o incontri di persona con i funzionari dell’Inps per discutere delle situazioni problematiche raccolte dagli operatori delle Caritas.
La funzione delle Caritas è quella di mediazione fra le persone che vengono abitualmente sostenute nei propri centri e servizi e gli uffici locali dell’Inps, quando si verificano per queste ultime criticità nell’accesso o nella ricezione di contributi pubblici. Nell’ambito della relazione che gli operatori hanno con le persone seguite emergono spesso difficoltà legate alla sospensione di alcune misure o ritardi nell’accredito delle somme oppure sospensioni immotivate che le costringono a rivolgersi alla Caritas per chiedere un aiuto economico o materiale che compensi il venir meno di quello pubblico. È allora che viene attivata la rete di supporto locale della Caritas, che si rivolge ai Caf e patronati locali, qualora le persone non l’avessero già fatto (spesso però esse non hanno l’abitudine di rivolgersi ai servizi sociali né tanto meno a Caf e patronati, in quanto non conoscono minimamente il funzionamento del sistema di welfare italiano), passando poi a chiamare l’help center dell’Inps e poi, da ultimo, raccogliendo l’istanza e portandola all’attenzione dell’agenzia locale Inps di riferimento, che studia il caso per capire dove è il problema e nel giro di poco tempo fornisce tutti i chiarimenti necessari alle persone.
Non si tratta di nulla di diverso da quello che le Caritas fanno abitualmente: facilitare per le persone in difficoltà la conoscenza e l’avvicinamento ai servizi pubblici, alle opportunità di aiuto messe a disposizione dallo stato e dagli enti locali, intervenendo a integrazione di questi aiuti, ove necessario, o a loro compensazione quando lo stato non prevede sostegni per alcune fasce specifiche di popolazione (si pensi alla esclusione di molti stranieri dal RdC per via del requisito dei dieci anni di residenza in Italia). Nel 2022 sono state un migliaio circa le persone a cui il progetto “Inps per tutti” ha fornito risposte o informazioni su una molteplicità di prestazioni, dal RdC al reddito di libertà, l’assegno per i nuclei con figli minori, la pensione di cittadinanza, la NASPI, l’invalidità civile, l’assegno per malattia, ecc. Spesso l’attesa di una risposta durava da molti mesi (a volte anche più di un anno) e con il progetto si è riusciti a disincagliare situazioni molto intricate e pesanti per le famiglie. La distanza prima incolmabile tra cittadini e pubblica amministrazione in questi casi si è ridotta e l’inclusione è diventata qualcosa che le persone hanno potuto toccare con mano, hanno vissuto sulla propria pelle, sentendosi accolte e riconosciute.
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