Alfie Evans: un piccolo guerriero che vuole vivere
Mons. Francesco Cavina, incaricato dal Papa di seguire la vicenda, auspica nuove possibilità di cure
Alfie Evans è “Un piccolo guerriero che vuole vivere”: con queste parole Mons. Francesco Cavina, Vescovo di Carpi, incaricato direttamente da Papa Francesco di far da collegamento tra la Segreteria di Stato, la famiglia Evans e l’ospedale Bambino Gesù che si è dimostrato intenzionato ad accogliere il piccolo, commenta la triste vicenda del bambino di Liverpool.
Alfie, ricoverato presso l’Alder Hey Children’s Hospital della città inglese, affetto da una patologia neurodegenerativa grave, ma mai diagnosticata esattamente, è stato staccato dalle macchine ma dopo 10 ore, come annunciato in un tweet dal padre Thomas “è ancora vivo”.
Papa Francesco è intervenuto ancora sulla drammatica vicenda lunedì 23 aprile con un tweet: «Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento». Per Mons. Cavina «la cosa assolutamente incomprensibile è la non volontà di offrire una possibilità diversa al bambino. Una decisione che va contro ogni logica umana, di razionalità e di buon senso». Quella possibilità concreta data dalla disponibilità dell'Ospedale Bambino Gesù, la cui presidente, Mariella Enoc, si è recata a Liverpool per, afferma il vescovo di Carpi, «esprimere da un punto di vista ‘quasi fisico' la volontà della Santa Sede e del Pontefice che i genitori di Alfie possano avere la libertà di portare il loro bambino dove ritengono sia necessario per le sue cure».
Senza entrare nel merito scientifico poiché «non sono un medico», sottolinea mons. Cavina, «non posso non notare una ostinazione anti-curativa che si pone all'opposto delle cure palliative: il bambino doveva morire dopo poco tempo dal distacco del ventilatore e invece continua a respirare e a vivere. I medici come spiegano questo fatto? E soprattutto: cosa stanno facendo per garantirgli di continuare a vivere?».
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