"Spingendo la notte più in là"
"Bisognava scommettere tutto sull'amore per la vita". E' questa la chiave che Mario Calabresi ha trovato per dare un senso alla sua storia personale e della sua famiglia. Una vita segnata dal lutto per l'uccisione del padre, il commissario Luigi Calabresi, assassinato dalle Br il 17 maggio 1972. Nel suo primo libro, dal titolo evocativo "Spingendo la notte più in là" (Strade Blu, Mondadori, 2007), il giornalista che oggi dirige "La Stampa", ripercorre la storia dell'assassinio del padre accostandola a quella di altre vittime del terrorismo italiano. Ne esce fuori una storia che è insieme corale e molto personale, che alterna toni da inchiesta giornalistica a momenti di intenso intimismo (ad esempio le descrizioni dei sentimenti provati dall'autore, bambino, mentre gioca all'asilo con compagni perfettamente informati sulla sua identità e sulla storia di suo padre; oppure i pomeriggi al doposcuola trascorsi in biblioteca a leggere e rileggere Robinson Crusoe; così come i tanti dubbi, la rabbia e le delusioni che si sono succedute negli anni) in cui l'autore riesce a coinvolgere e trasmettere al lettore un insieme di sentimenti contrastanti vissuti dall'autore stesso (che all'epoca della morte del padre aveva appena due anni) e dalla sua famiglia. Famiglia in cui domina, forte, determinata e dolce al tempo stesso, la figura di Gemma Capra, la madre rimasta vedova a soli 25 anni con due figli e in attesa del terzo. E' proprio mamma Gemma che, con l'esempio e le sue parole, trasmette ai figli la necessità di non dimenticare ma di perdonare, di non cercare la vendetta per interrompere una catena di odio e violenza troppo lunga e dolorosa. "Spingendo la notte più in là" è tante cose: è la storia di una persona e di una famiglia (quella di Calabresi ma anche di tutte le famiglie delle vittime del terrorismo) in cerca di giustizia e verità; è memoria di una storia collettiva ancora oggi vissuta in modo dicotomico (rossi/neri, sinistra/destra, comunisti/ borghesi) e in continua ricerca di equilibrio e pacificazione, per arrivare finalmente ad una memoria condivisa; è la ricostruzione di un periodo storico (quello degli anni di piombo e dei processi conseguenti) che forse non è stato ancora completamente metabolizzato e analizzato con la necessaria oggettività. Tutti questi elementi, ben armonizzati, danno vita ad un'opera molto intensa e coinvolgente, che permette di fare un po' di luce su un'epoca dai contorni difficili da definire. Soprattutto per le giovani generazioni, che conoscono un po' di quella storia spesso solo per sentito dire. Questo libro, magari accostato al film di Marco Tullio Giordana "Romanzo di una strage" che racconta la strage di piazza fontana a Milano e le indagini condotte dal commissario Luigi Calabresi, può aiutare a colmare quel vuoto di informazioni e conoscenze su quel periodo della nostra storia.
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