In libreria - "Don Giuseppe Morosini tra mito e realtà"
Sacerdote eroe della Resistenza
C’è molta storia, minuziosamente descritta attraverso la rievocazione di fatti ed episodi che hanno vergato con il sangue dei martiri la lotta di Liberazione e la Resistenza al nazi-fascismo, nel bel libro di David Tesoriere.
Ma c’ è anche – nella narrazione e tra le righe – tutta l’umanità con cui l’autore tratteggia la nobile figura di Don Giuseppe Morosini, esaltata da sentimenti forti e alti, testimoniata dall’intenso ricordo che ne fece Sandro Pertini incontrandolo nel carcere di Regina Coeli (‘il volto tumefatto come Cristo dopo la flagellazione ma la luce della sua fede che brillava negli occhi’) e dalla trasposizione cinematografica di Roberto Rossellini nel celebre film “Roma città aperta”, una vera icona del cinema italiano di ogni tempo, dove Don Morosini assume le sembianze di Don Pietro, interpretato da un magnifico Aldo Fabrizi.
Tesoriere spiega che in realtà l’attore sacerdote avrebbe dovuto evocare la figura di Don Pietro Pappagallo, trucidato alle fosse Ardeatine ed accenna sommessamente a questa “sostituzione in corsa” con Don Morosini, per togliere alla trama ogni ‘imbarazzo politico’ dopo l’attentato di Via Rasella (ideato da Giorgio Amendola), come lo definisce in sintesi Giuseppe Sangiorgi nella sua prefazione.
Soprattutto c’è – al centro del racconto tra vicende della storia (anche nei suoi crudi dettagli) e sentimenti di profonda e vivida umanità – la persona di Don Giuseppe Morosini: cappellano militare, sacerdote e partigiano, con il suo sguardo dolce e mite, il suo carattere incline alla benevolenza, un “sacerdote fanciullo” con la vocazione per la musica, animato da spirito vincenziano, che amava stare nel mondo dei giovani, tra i bambini e gli adolescenti, un’anima pura e ricca di gioiosa sensibilità, incapace di rancori, luminosa ed esemplare.
Tesoriere ricorda il contributo dei sacerdoti e dei religiosi alla lotta di Liberazione: furono molti e tutti coraggiosi e partecipi, nel nascondere o far espatriare gli ebrei, nel fornire documenti falsificati, nel recupero e la custodia delle armi, la raccolta delle informazioni, nell’assistenza spirituale e morale: Don Morosini fece parte della cd. “Banda Fulvi” che operava nella zona settentrionale della Capitale.
Determinante fu la sua abilità nell’entrare in possesso di una copia del piano operativo dello schieramento tedesco a Cassino, fornitagli da un ufficiale austriaco ricoverato nell’ospedale militare.
Recentemente la Rivista Patria indipendente, organo ufficiale dell’ANPI ha dedicato un saggio sul determinante apporto che preti e suore offrirono alla Resistenza partigiana, restituendo a questa presenza e militanza frutto di una scelta netta e convinta, il decisivo valore del sostegno e dell’azione alla lotta di Liberazione nazionale.
David Tesoriere ripercorre e rivaluta questo determinante apporto, restituendoci una verità storica nel tempo assodata ma nell’immediato dopoguerra ancora motivo di distinguo e di primazie ideologiche.
E riesce in questo compito, donandoci con questo suo libro un tassello importante per rivisitare con dovizia di particolari e una minuziosa ricerca documentaristica gli anni a un tempo bui e ricchi di fulgidi esempi di amor di Patria e altruismo della Resistenza.
Ma la narrazione degli eventi della cronaca e della storia non nasconde mai il nobile scopo per cui l’autore ha speso tanto impegno nella ricerca e nella ricostruzione della trama: collocare al centro del libro la figura di questo umile e straordinario uomo-sacerdote-partigiano, anche e soprattutto nelle pagine più cruente che ne raccontano l’arresto e la fucilazione, dunque il martirio.
Nella descrizione del succedersi dei fatti Tesoriere non disdegna di esaltare la rettitudine e il comportamento esemplare e colmo di onore di Don Morosini: mai un cedimento, mai una parola estorta sotto tortura, mai un tradimento (pur essendo stato a sua volta tradito nella circostanza dell’arresto frutto di un tranello), fino all’estremo martirio, quando cadde esangue sotto i colpi di arma da fuoco del plotone d’esecuzione.
In ogni libro di valore che si occupa di storia e di vicende umane (che ne costituiscono l’ordito e la trama) un bravo autore riesce a bilanciare la fedeltà della narrazione per sequenze e “fermo immagine” con il dovere di collocare le persone al centro del racconto. Questo libro, così intenso e ricco di spunti di approfondimento storiografico offre dunque il valore aggiunto dell’esaltazione dei valori più alti e più nobili che caratterizzarono la pur breve parabola esistenziale di Don Morosini.
In ciò donando al lettore – attraverso la riproposizione di numerosi discorsi di commemorazione - la centralità dell’uomo (evocata nel commento del Prof. Augusto D’angelo dell’Università La Sapienza) rispetto all’azione dello Stato, esaltando l’amore per la Patria a costo dell’estremo sacrificio, la solidarietà umana, la fede come sentimento di appartenenza e atto d’amore del vero eroe.
Soprattutto piace il riferimento costante, cercato e ripetuto da parte dell’autore del valore pedagogico dell’esempio, quasi un monito e un invito che vengono rivolti con bonaria determinazione, mai con alterigia, alle giovani generazioni: per ricordare – pur non avendo conosciuto quei tempi di lotta e sofferenza – le pieghe della Storia come pagine da cui trarre insegnamenti preziosi per la vita.
In epoca di effimere illusioni, di superficialità, di miscredenza Tesoriere ci fa dono di un bel libro che vale la pena di leggere e meditare.
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