I miei anni con Papa Giovanni XXIII
Chi ha incontrato Loris Capovilla, anche in questi ultimi anni, difficilmente non è rimasto colpito dalla sua umanità affabile e simpatica, levigata dalla sapienza degli anni, di uomo colto che non ha perso l'umiltà. Monsignor Capovilla è un uomo che difficilmente parla di sé, ma che si presenta come il segretario particolare di Angelo Giuseppe Roncalli anche oggi, a cinquant'anni della morte del "Papa Buono" senza mettere in mostra le sue conoscenze, senza mai uscire dall'ombra di quell'uomo che egli accompagnò per dieci anni che hanno segnato la storia della Chiesa e del mondo.
Per questo la lettura del libro-intervista "I miei anni con papa Giovanni XXIII" (Rizzoli, 17 euro, 211 pagine), che raccoglie le parole di Capovilla nei suoi colloqui con don Ezio Bolis, il direttore della Fondazione dedicata a papa Roncalli, non è l'esperienza dell'ennesimo libro su questa pagina di storia contemporanea e neanche, assolutamente, una raccolta di aneddoti e riflessioni. L'impressione, piuttosto, è quella di confrontarsi con la figura profonda e spirituale dello stesso Capovilla che rilegge la sua esperienza personale e quella delle vicende della storia attraverso la trama di un'altra storia, quella di papa Giovanni. E quella di Giovanni XXIII è stata innanzitutto la storia di una lotta: quella contro l'orgoglio, il narcisismo, la lotta per fare spazio dentro di sé al Vangelo. Da qui la necessità di Capovilla di sgombrare il campo da tante interpretazioni semplicistiche di Roncalli: non tanto un uomo "buono" o un "pacifista" o un "progressista", ma un uomo spirituale, profondo, levigato dall'ascesi quotidiana, uomo di ascolto e di preghiera che per questo sapeva discernere i segni dei tempi e prendere decisioni forti.
Non voleva forzare la libertà della gente, papa Giovanni, non aveva fretta nei rapporti, nel chiedere ed attendere cambiamenti importanti, ma aveva un'urgenza interiore bruciante: quella di lavorare per il Regno di Dio. E sembra ancora di sentirlo arrossire, in alcune di queste pagine, l'anziano arcivescovo Capovilla, quando ricorda se stesso giovane sacerdote fare resistenza ad alcune decisioni ardite di Roncalli.
Il libro è come una bussola spirituale: non dice tutto di papa Giovanni - anche se ripercorre le tappe più salienti della sua vita e del pontificato - ma dice molto del rapporto di paternità spirituale che si sviluppò tra questi e Capovilla.
E forse dice tutto di quanto l'amicizia vera possa segnare una vita e darle una direzione.
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