2a domenica di Avvento - anno B, Marco 1,1-8
Raddrizzate le vie del Signore
L'inizio del vangelo di Marco può sembrare abbastanza brusco, perché dopo una sorta di titolo che indica in Gesù, Messia e Figlio di Dio, il contenuto essenziale della buona notizia, improvvisamente ci conduce nel deserto, di fronte alla figura austera di Giovanni il battezzatore. Proprio lui è uno dei testimoni che caratterizzano la liturgia dell'Avvento, la sua figura e la sua parola indicano chiaramente come preparare le vie al Signore che viene, come non mancare la grazia della visita di Cristo.
L'inizio del vangelo di Marco può sembrare abbastanza brusco, perché dopo una sorta di titolo che indica in Gesù, Messia e Figlio di Dio, il contenuto essenziale della buona notizia, improvvisamente ci conduce nel deserto, di fronte alla figura austera di Giovanni il battezzatore. Proprio lui è uno dei testimoni che caratterizzano la liturgia dell'Avvento, la sua figura e la sua parola indicano chiaramente come preparare le vie al Signore che viene, come non mancare la grazia della visita di Cristo. Giovanni è un uomo toccato e investito dallo Spirito di Dio, e tutto in lui ci parla di una vita ridotta all'essenziale: l'ambiente in cui vive, il deserto, luogo di solitudine, di silenzio e di prova, il suo stile di radicale povertà nell'abito e nel cibo, la sua parola che richiama alla conversione, accompagnata dal gesto di purificazione del battesimo. In Giovanni si manifesta, innanzitutto, la forza di una parola, che ascoltata e custodita, diventa in lui carne e vita: è la parola della Scrittura, che non a caso apre il vangelo di Marco con la citazione composita di due testi profetici (Ml 3,1; Is 40,3), parola che risuona nella voce del profeta. Preparare la via al Signore che viene significa, in primo luogo, metterci in ascolto della Scrittura, scoperta come parola viva nel volto dei suoi testimoni, come parola che ci conduce a Gesù. Infatti, al centro della testimonianza di Giovanni, c'è la persona stessa del Messia atteso e indicato presente: 'Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo'. Il contatto più intenso e quotidiano con le Scritture, che la Chiesa offre nella ricchezza della liturgia feriale e festiva dell'Avvento, è una grande scuola, alla portata dei semplici, per scrutare sempre di nuovo il volto di Colui che viene, e per disporre il cuore all'incontro con lui: le parole così fanno intravedere la bellezza della Parola fatta carne in Gesù di Nazaret. Un altro elemento che traspare nell'annuncio di Giovanni è l'invito alla penitenza, al riconoscimento umile dei peccati, accompagnato da un gesto di purificazione: 'E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati'. Difficile non vedere in questo tratto del Battista una prefigurazione di quella realtà di grazia che accompagnerà la vita dei discepoli del Signore Gesù, cioè, l'umile confessione delle proprie colpe, accompagnata da segni di vita nuova, che assumeranno la forma dei sacramenti del Battesimo e della Penitenza: preparare la via al Cristo veniente è riconoscersi di fronte a lui come dei poveri peccatori perdonati, bisognosi di purificazione. Infine la stessa forma di vita, scelta da Giovanni, è richiamo all'essenziale nella vita di fede, un richiamo che assume concretezza e carne nel profeta, nella sua scelta radicale, nel silenzio aspro del deserto. L'Avvento è tempo di essenzialità , se non vogliamo smarrire il cuore del mistero della venuta del Signore, un'essenzialità particolarmente urgente nel nostro tempo, che rischia di ridurre il Natale ad un insieme di riti sociali e familiari, ormai svuotati del loro significato e della loro origine. Un'essenzialità che può comunicarsi alla nostra vita solo attraverso la grazia di testimoni limpidi e forti come Giovanni: in fondo la comunità cristiana, nella misura in cui non perde di vista la ricchezza del Vangelo e l'attrattiva di Cristo, diviene questa corale testimone di ciò che vale, di ciò che pesa, di ciò che non delude, e continua a generare profeti e santi che fanno splendere l'umanità della fede. Giovanni, in questo modo, ci guida a riscoprire la reciproca appartenenza della Parola di Dio e dei suoi servi ed annunciatori: una Parola che non prende corpo nel volto di testimoni difficilmente commuove la vita, ma una testimonianza che non è illuminata dalla luce delle Scritture, non permette di riconoscere i tratti inconfondibili del Signore all'opera.
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