DOMENICA DI RESURREZIONE, Mc 16,1-8
Pasqua del Signore: con Cristo risorgiamo a “vita nuova”
'La mattina presto, mentre era ancora notte', è l'esordio di questa pagina di Vangelo importantissima, cardine della nostra fede cristiana, incentrata sulla Pasqua. Tutto il Vangelo di Giovanni è attraversato da questa idea: la luce ha squarciato le tenebre! Ed essa torna in molti modi: la luce della Parola sfonda il silenzio, la luce di Colui che guarisce i ciechi, la luce del Messia che abbaglia chi crede di vedere. Bisogna conoscere a fondo tante altre pagine della Scrittura per gustare a fondo il racconto di Giovanni della Risurrezione, il suo annuncio pasquale.
'La mattina presto, mentre era ancora notte', è l'esordio di questa pagina di Vangelo importantissima, cardine della nostra fede cristiana, incentrata sulla Pasqua. Tutto il Vangelo di Giovanni è attraversato da questa idea: la luce ha squarciato le tenebre! Ed essa torna in molti modi: la luce della Parola sfonda il silenzio, la luce di Colui che guarisce i ciechi, la luce del Messia che abbaglia chi crede di vedere. Bisogna conoscere a fondo tante altre pagine della Scrittura per gustare a fondo il racconto di Giovanni della Risurrezione, il suo annuncio pasquale. E la prima di queste è proprio all'inizio delle nostre Bibbie, il racconto di creazione, dove Dio crea 'separando' luce e tenebre, dando ad ognuno il suo spazio. Dio non crea facendo sparire totalmente le tenebre, creando un mondo di sola luce, bensì assegnando dei limiti ad esse, e nell'alternanza di luce e tenebre si crea la possibilità e la ragionevolezza della nostra vita. 'E fu sera e fu mattina, giorno uno' (Genesi 1,5). Giovanni ci parla di un 'giorno uno', il primo dopo il riposo sabbatico in cui il Maestro Gesù ha riposato nel sepolcro nuovo, scavato nella roccia, forse una cava in disuso, vicino alle mura della città , dove gli abitanti di Gerusalemme solevano seppellire i loro morti. E' come se Giovanni ci volesse dire con questa semplice ma significativa indicazione che siamo di fronte ad un nuovo calendario, un nuovo inizio. Il tempo è arrivato al suo culmine, e la pienezza dei tempi segna la storia. 'Quel giorno, il primo della settimana', ripeterà poco oltre, e più in là 'otto giorni dopo'. Molti autori cristiani hanno visto in profondità tra le righe dell'evangelista il quale, più che parlare di una nuova creazione, sembra ci dica che è finalmente giunta a pienezza la prima creazione, già fatta in vista del Figlio. Con il nuovo Adamo Cristo, Dio rinnova la creazione, vede compiuto il progetto che Egli da sempre aveva affidato all'uomo, ma che solo ora viene vissuto, con una risposta piena e definitiva, dal Figlio. Ora questo figlio giustamente potrà essere elevato a Signore (Kyrios), portando i germi di una vita nuova, risorta, a tutti i figli degli uomini sulla terra. Non nella direzione quindi di una creazione nuova e diversa dalla prima, non nella direzione di una scomparsa di malattie, dolore e morte fisica, ma nella direzione di una vittoria definitiva sul cancro della violenza, dell'odio, della morte spirituale dell'uomo, a cui chi crede è ormai sottratto per sempre. Anche i profeti del dopo Esilio si erano espressi in questo modo, e dopo la 'vedovanza' e il 'lutto' vissuto dalla signora Sion-Gerusalemme - simbolo di tutto quanto il popolo dei credenti - ora si possono rispolverare gli abiti da sposa, gli abiti di luce: 'Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce!' dice Isaia ai suoi connazionali, ormai pronti a rinascere, a ritornare in patria dopo la morte dell'esilio e della perdita di tutti i punti di riferimento abituali (tempio, liturgia, casa regnante, classe dirigente, profeti, ecc.). Certo anche nell'antico Israele c'era chi dubitava, e storicamente è dimostrato che il secondo Esodo non fu come il primo. Molti scelsero di rimanere in Babilonia, dove non erano poi trattati così male, e dove erano riusciti persino a mettere in piedi le prime banche (cf. la storia di Israele del Soggin), di cui sono emerse dalla polvere tracce archeologiche. Allora come sempre infatti è la fede-fiducia nell'annuncio che cambia realmente le cose: fidarsi del profeta che annuncia la fine della schiavitù (Isaia 40), che prevede tempi luminosi (la fine di Ezechiele), significa alzarsi dalla polvere di morte, ergersi in piedi, ri-sorgere. La Risurrezione di Cristo è la forza della speranza donata a chi crede all'annuncio di coloro che l'hanno sperimentata. Come la valle piena di cadaveri vista da Ezechiele si ripopola di esseri viventi, che cominciano a marciare verso la patria, così il soffio dello Spirito Vivente esce dal sepolcro che noi gli avevamo costruito. Il progresso della fede dei discepoli che sono chiamati a progredire nella fede nella risurrezione, è indicato da una serie di verbi di movimento: uscire, andare, correre. Il discepolo compie sempre il suo esodo, la sua 'uscita' da una situazione fisica o mentale, culturale o spirituale, per andare nella notte della fede a scrutare i segni che il Risorto ha lasciato di sé, primo fra tutti la 'pietra rotolata', rimossa, e il sepolcro vuoto. Il cadavere è assente, segno che Gesù è altrove. Il corpo morto non c'è più, non perché trafugato e portato altrove, bensì per la potenza della vita, inarrestabile, irraggiungibile. Non dimentichiamo che la Pasqua rimane sempre 'Pesach', cioè Passaggio (per qualcuno anche 'salto') dalla schiavitù alla libertà , dal Signore-Faraone al Signore-della-Vita e dell'Alleanza, ossia dell'amicizia offerta, dalla non comprensione alla intelligenza profonda, dalla cecità alla visione profonda delle cose. I discepoli Pietro e 'il prediletto', così come Maria di Magdala, vedono i segni lasciati dal Risorto. Il sepolcro, la pietra, le bende e il sudario comparivano già in Gv 11, nell'episodio di Lazzaro. Gesù si arrabbia davanti alla morte che tiene prigioniero chi è nato per vivere (noi traduciamo si turbò). E grida forte: 'Lazzaro, vieni fuori!' Lo grida a ciscuno di noi, perché dov'è il Maestro là è il suo discepolo, e con la potenza della sua Parola vince i legami della morte, scioglie le bende della paura di vivere che ci attanaglia, fa cadere a terra il sudario che ci impedisce di parlare e rendere testimonianza (era la bende per chiudere le mascelle al morto). La sua voce ci raggiunge nelle nostre tenebre, scuote le nostre certezze, ci mette serenamente di fronte alla proposta di vita, scioglie le perplessità della nostra fede labile e fragile. Ci chiama dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della vita risorta. La Risurrezione non è il ritorno di un cadavere alla vita fisica! E' l'invito di gente che ha sperimentato che Dio è Vita! E' l'indicazione su come trovare Gesù vivo oggi, nella nostra vita quotidiana, malata di materialismo. La comunità dei credenti, Maria, Pietro e il prediletto (la Chiesa), i segni di morte svuotati del loro significato (libertà ) unitamente all'offerta di altri segni (Eucarestia e sacramenti), la Scrittura non ancora capita ma luogo che contiene la memoria della Vita divina donata ai credenti (Parola di Dio): ecco la presenza viva e vera del Signore Gesù tra noi! 'Cristo nostra Pasqua è Risorto!' (1Corinti 5,7)), sì la nostra Pasqua non è una data, è lui, il Cristo Risorto, umile, discreta ma essenziale presenza di Vita per le nostre esistenze segnate dalla morte.
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