Il Vangelo della Domenica, Mc 16, 1-7
Gesù Nazareno il Crocifisso è risorto
Anche se la lettura liturgica, nella nuova versione della Bibbia CEI, in modo un po' sorprendente, tralascia l'ultimo versetto che Marco riferisce alla visita delle donne al sepolcro (16,8: 'Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite'), occorre tenere conto di questo finale, brusco e sconcertante, per percepire la forza dell'annuncio della risurrezione di Cristo, secondo l'evangelista Marco.
Anche se la lettura liturgica, nella nuova versione della Bibbia CEI, in modo un po' sorprendente, tralascia l'ultimo versetto che Marco riferisce alla visita delle donne al sepolcro (16,8: 'Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite'), occorre tenere conto di questo finale, brusco e sconcertante, per percepire la forza dell'annuncio della risurrezione di Cristo, secondo l'evangelista Marco. Infatti ciò che traspare nell'atteggiamento delle donne, che all'alba del nuovo giorno comprano gli oli aromatici e si recano al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, è un amore fedele e delicato per il loro Signore: lo hanno seguito fin sotto la croce, hanno visto da lontano dove il suo cadavere è stato sepolto, ed ora, mosse da una fede iniziale, che è attaccamento e affezione al loro maestro, vogliono offrirgli un ultimo gesto di cura e di amore. Ma evidentemente, si muovono in una logica in cui la morte sembra l'ultima parola, in cui gli eventi ormai sono irreversibili: la pietra che chiude l'entrata della tomba simboleggia l'ostacolo insormontabile della fine. In loro noi leggiamo un legame umanissimo con Gesù, ma tutti i loro gesti si svolgono nell'orizzonte naturale della morte, vissuta come interruzione definitiva del rapporto reale e storico con Cristo. A fronte di questa prospettiva, che prende continuamente forma nell'esperienza dell'uomo, c'è l'irruzione di qualcosa di nuovo e di sorprendente, che appunto spezza questo cerchio oscuro e impenetrabile, e l'evangelista Marco, nel rievocare il ritrovamento del sepolcro vuoto, primo segno storico della risurrezione di Gesù, esprime la novità di un tale avvenimento, che è opera di Dio. La pietra è già stata rotolata, rimossa dalla tomba e il verbo al passivo è un primo riferimento all'azione potente di Dio: non è descritta la risurrezione, perché è evento che accade nella persona di Gesù, nel confine tra la storia nostra e l'eternità , tuttavia sono indicate le tracce di questa esplosione di vita che avvolge il corpo del crocifisso. Le donne, però, hanno paura, non comprendono, e le parole del giovane vestito di bianco, di questa creatura angelica che viene dal mondo di Dio, esprimono bene il carattere rivoluzionario della risurrezione: 'Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso'. Come a dire: 'Voi cercate il maestro che avete amato e seguito, con il suo volto inconfondibile e preciso, Gesù da Nazaret, colui che è stato crocifisso. Voi cercate colui che sembra avere concluso tragicamente la sua presenza tra gli uomini, voi cercate un morto da ungere!'. Ma è accaduto l'inatteso, ciò che capovolge ogni immagine, ciò che dà inizio ad una nuova storia, ad una nuova presenza, nella storia dell'uomo: 'à risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto'. Gli uomini hanno deposto Gesù senza vita nel sepolcro, pensando che tutto fosse finito, tristemente, ma Dio lo ha risvegliato dalla morte, lo ha fatto rivivere. Immediatamente inizia l'avventura della testimonianza, perché subito è affidato alle donne il compito di recare l'annuncio ai discepoli, e nelle parole finali l'evangelista rimanda già alle apparizioni del Risorto, al fatto che Gesù vivente si farà vedere dai suoi; eppure, paradossalmente, il racconto si chiude con le donne che fuggono via, e in preda alla paura non dicono niente a nessuno. Così Marco comunica lo sconvolgimento dell'uomo, raggiunto dall'annuncio del Risorto, il carattere scandaloso della risurrezione, che travolge ogni misura umana: è un avvenimento che chiede d'essere riconosciuto e accolto nella fede, nutrita dalla forza di una testimonianza che da duemila anni percorre la storia, una fede che, tuttavia, va oltre le capacità e le immagini della ragione, e che non cancella magicamente le contraddizioni della vita. La Pasqua di Cristo è luce nelle tenebre, è speranza nell'angoscia, è gioia nella paura: le donne dell'alba ci rappresentano tutti, e il loro silenzio chiede d'essere colmato dalla nostra testimonianza.Corrado Sanguineti
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