Il Vangelo di domenica 30 giugno
XIII domenica del Tempo Ordinario - Anno B
Mc 5,21-43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
1 - Vita e morte - Inizia una riflessione profonda su questo tema fondamentale per ogni uomo di ogni tempo. Essa è guidata dall’ultimo libro sapienziale del Vecchio Testamento: la Sapienza. L’autore loda subito il Dio della vita: ‘Egli ha creato tutto per l’esistenza, le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte’. Infatti ogni essere, in quanto tale, è un bene di Dio; il male invece non può che essere frutto delle volontà umane, quindi è privazione del bene. L’uomo è stato creato per l’immortalità, ad immagine dell’immortale giustizia di Dio. Perché allora la morte? Risponde la Sapienza: ‘La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono’. La morte è il frutto finale di una scelta sbagliata dell’uomo e dell’angelo.
2 - Quale morte? - Se si trattasse soltanto della morte del corpo sarebbe un male ‘circoscritto’. Peggio se si tratta della morte dello spirito che non uccide lo spirito immortale, ma uccide nel cuore ogni sentimento di verità, di amore, di libertà, di perdono, di generosità e lo rende succube delle passioni peggiori. Oggi è intorno a noi questa terribile morte in tanti che hanno perduto la dignità del vivere e la speranza di uscire 'dagli inferi’. Invece la prospettiva giusta ce la suggerisce un altro principio: vivere bene quaggiù, per non restare sempre qui e vincere la morte. Ma questo presuppone una conversione radicale da tutto ciò che passa a ciò che resta per sempre: ‘La vera conversione è adattarsi fin d’ora alle realtà eterne’ (S. Agostino, Trinità 8,3,4-5).
3 - Il liberatore ‑ Gesù, risuscitando la figlia dodicenne del capo della sinagoga, dimostra che Lui è la Risurrezione e la Vita. Dicendo: ‘La bambina non è morta, ma dorme’, allude in modo discreto ma trasparente alla morte del corpo come prova temporanea che culminerà nella risurrezione finale. Ecco il tipo di fede che Gesù chiede anche a noi: Egli, in quanto Dio, ha il potere di liberarci dalla morte del corpo, ma ancor più da quella dello spirito. In effetti Gesù con una sola morte ci ha liberati da due morti: quella del corpo e quella dello spirito; con una sola risurrezione ci ha procurato due risurrezioni: nello spirito e nel corpo.
4 - Un’altra morte ‑ La morte di Gesù è davvero unica e irripetibile: essa è desiderata ardentemente e voluta in termini lucidissimi, per offrirsi a tutti noi e liberarci dalla doppia morte del corpo e dello spirito. Una morte cercata per amore, non subìta! S. Agostino, alludendo a questo tipo di morte, afferma che c'è un solo modo per morire a se stessi e uscire da questo mondo: amare gli altri. E S. Paolo rincara la dose: ‘Conoscete la grazia del S. N. Gesù Cristo; egli, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà’. Questa è la ‘nuova’ morte in Cristo che dà la vita! Così prega S. Agostino: ‘Tardi ti amai, bellezza sempre antica e sempre nuova; tardi ti amai. Sì, perché tu eri con me, ma io non ero con te (Confessioni 10,27,38) - Ormai io te solo amo, te solo seguo, voglio essere di tuo pieno diritto’ (Soliloqui 1,1,5).
5 - Fare bene i conti - Tutti dobbiamo fare i conti con sorella morte. Non serve a nulla rimuovere il pensiero della morte per esorcizzarne la paura. Occorre invece una salutare riflessione per trovare valide ragioni che diano senso alla morte stessa. Esse non possono essere che di due ordini: una vita veramente buona e ricca di frutti per tutti, una visione di eternità in cui la morte diventa non la fine, ma l’inizio della vita eterna. Al contrario, la triste esperienza di vuoto esistenziale e di morte (guerre, terrorismo, aborto, suicidi, droga, eutanasia…), che segna la nostra epoca, è lo stipendio del peccato dell'uomo moderno, disancorato dalla eternità. L'amore alla vita e il suo rispetto è un punto imprescindibile di partenza per restituire speranza nel futuro. Ma è tempo di recuperare nella nostra speranza una ‘serenità’ cristiana di fronte alla morte, facendo dono tutti i giorni della nostra vita. ‘Non temere - dice anche a noi Gesù - continua solo ad aver fede’! Chi sa morire per amore, come Cristo, non ha paura di morire e risorgerà a nuova vita!
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